Nelle scorse settimane gli amanti dell’avventura e della fotografia itinerante, hanno potuto aprezzare a San Francisco una bellissima esposizione di immagini intitolata “Terra e Asfalto”, scattate da una coppia di viaggiatori italiani davvero speciale.
 
La particolarità del loro desiderio di scoperta del mondo, che sia Asia, Africa o America, è che viene realizzato sempre su due ruote, non utilizzando però una comoda moto da strada, ma una semplice Vespa ‘50 special, per di più uno dei vecchi modelli.
 
Il sogno più grande divenuto realtà, è stato percorrere per intero la mitica Route 66 che collega Chicago a Los Angeles, ed è grazie a questa impresa che i due hanno ricevuto la meritata attenzione e stima di molti fans in Italia.
Noi de L’Italo-Americano, abbiamo deciso di intervistare i due protagonisti Giorgio Serafino e Giuliana Foresi durante la loro permanenza in California.
  I due protagonisti con al centro la foto della Route 66

  I due protagonisti con al centro la foto della Route 66

 
Come nasce l’idea di affrontare la leggendaria Route 66 in Vespa?
G.S. La Route 66 è stata da sempre un mito che ha ispirato il viaggio on the road. Anni fa io e mia moglie Giuliana stavamo costruendo la nostra casa, e ci è stata regalata una vecchia vespa arrugginita che tutti ci dicevano di buttare via in quanto ormai “un ferro vecchio”. Io un po’ per scherzo dissi che una volta finita la casa, l’avrei dipinta di arancione come il “generale Lee” del telefilm “Dukes of Hazzard”, e ci avrei percorso la Route 66. Alla fine è andata proprio così.
 
Prima però, partimmo per la Cambogia in moto, e lì perdendoci una notte nella giungla, dopo ore girando a caso abbiamo visto un fuoco da lontano, ci siamo avvicinati e c’erano tre donne le quali ci portano in una palafitta dalla quale esce una ragazza olandese che ci accoglie e ci dà rifugio per la notte. Lei viveva nella giungla da sei anni, senza elettricità e senza acqua. Lì ho capito che volevo realizzare il mio sogno di viaggiare senza niente di organizzato, ho capito che c’era una speranza. Tornati a casa ho messo a posto la Vespa e siamo partiti per l’America.
 
La prima grande avventura a bordo della vostra Vespa sono stati gli Stati Uniti. Quanto tempo ci è voluto per portare a termine il viaggio, e quali sono state le maggiori difficoltà?
G.S. Ci abbiamo impiegato esattamente due mesi e una settimana, dal 28 Aprile al 4 Luglio del 2010. Le difficoltà sono state tantissime, come anche i momenti belli, soprattutto per il clima. Dall’Illinois, Missouri, Kansas, fino all’Oklaoma e Texas, c’era quasi tutti giorni un vento a più di cento Km/h, oltre al dover affrontare grandine, fulmini, evitando minaccianti tornado di venti miglia con gli sceriffi che spesso ci fermavano avvertendoci del pericolo.
 
C’è da dire che c’è sempre stato qualcuno che ci ha aiutato, ospitato, addirittura dandoci le chiavi di casa senza mai averci visto prima. Questo è successo nell’Illinois dove un uomo ci ha invitato a stare nella sua casa sul lago che non usava. In due mesi infatti siamo stati ospitati quindici notti in posti diversi da persone diverse.
 
Quindi avete trovato una grande ed inaspettata ospitalità da parte degli americani?
G.S. Si, è stato davvero incredibile. Veramente tutti i giorni venivamo fermati dalle dieci alle venti volte. Persone in macchine ci fermavano e volevano sapere la nostra storia, perchè capivano all’istante che noi stavamo sognando, dando per scontato che eravamo stranieri. Questa è la cosa bella.
 
A Chicago una ragazza ci ha ospitato mentre stavamo aspettando che la nostra Vespa fosse pronta, a Oklahoma City ci hanno offerto un albergo perchè era in arrivo un tornado, a Las Vegas lo stesso ci hanno ospitato.
 
Al mio ritorno a casa ho scritto il libro che racconta questa magnifica esperienza, L’America in Vespa, e l’ho consegnato alla casa editrice italiana Mursia che l’ha pubblicato. È piuttosto richiesto, anche se non so bene ancora i numeri in quanto è stato pubblicato da appena un anno ed è ancora in distribuzione, ma mi arrivano tutti i giorni email da tutta Italia di persone che lo stanno leggendo.
Mi piacerebbe anche portarlo qui tradotto in inglese, come ringraziamento alla gente americana.
  La Vespa “Generale Lee” riposa in una sosta del lungo viaggio americano

  La Vespa “Generale Lee” riposa in una sosta del lungo viaggio americano

 
Durante il vostro viaggio, avevate un responsabile o sponsor a cui potevate rivolgervi in caso di necessità?
GS No, nel viaggio in America eravamo da soli, noi due e basta.
GF Solamente dopo questa avventura, una volta tornati in Italia, abbiamo trovato due sponsor, ovvero RMS Classic e Kappa bike, i quali ci hanno aiutato nelle avventure a seguire, anche a portare questa mostra a San Francisco, perchè credono in progetti ed idee nuove.
 
Come è stata l’accoglienza del pubblico di San Francisco verso la vostra storia e la mostra fotografica?
GS È andata veramente benissimo, la sera dell’inaugurazione sono venute davvero molte persone, che hanno fatto dei commenti bellissimi, addirittura commossi. La cosa stupenda, sia del viaggio che di questa esperienza, è stato proprio l’incontro con gli americani, questa è stata la cosa che mi ha cambiato la vita.
 
GF Ci hanno fatto davvero tante domande, per esempio su come si era comportata la gente con noi durante il viaggio. C’è stato grandissimo interesse, non solo per i video e le foto ma anche per le didascalie. È un’esperienza che è andata oltre le nostre aspettative. Sentire questa attenzione è stato molto particolare, forse perchè questa città è proprio speciale.
 
L’esperienza in Usa è stata così bella che avete continuato le vostre avventure in Vespa?
GS Esatto. Abbiamo visitato prima la Tailandia, il Laos e la Cambogia (in Vietnam la Vespa non poteva entrare), e dopo abbiamo fatto il giro di tutte le regioni d’Italia in occasione del 150° Anniversario dell’Unità, nell’arco di due mesi.
 
Ovviamente in Italia è stato tutto più semplice, siamo partiti dal centro (la nostra città Civitanova Marche) per scendere ad est verso la Puglia, poi Basilicata, Calabria e giù in Sicilia, dalla quale abbiamo preso il traghetto fino a Napoli, poi a Roma, traghetto per la Sardegna e ritorno, a seguire Toscana, Liguria, Valle D’Aosta, per riscendere sempre a est da Venezia e le altre regioni restanti.
 
Quali altre avventure vi attendono in futuro?
GS Una volta terminata questa mostra torneremo in Italia, dove finirò di scrivere il terzo libro che è quello sul viaggio in Vespa in Africa.
 
La prossima destinazione ancora è incerta, ma sicuramente a primavera ripartiremo nuovamente. L’America sarà ancora nel nostro futuro, gli Stati Uniti di sicuro, perchè amo davvero tanto questo paese. Magari facendo tutta la costa sud partendo dalla Florida fino a San Diego. Sentirete ancora parlare di noi.

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