Silvia Mezzanotte ha esordito nel 1990, partecipando al Festival di Sanremo nella categoria giovani, con la canzone “Sarai grande”. In seguito ha iniziato la collaborazione con artisti quali Laura Pausini, Francesco De Gregori, Andrea Bocelli e Mia Martini.
Nel 1999 entra a far parte dei Matia Bazar, diventandone la front woman, con cui inciderà tre album, partecipando a tre edizioni del Festival di Sanremo e vincendo quella del 2002 con il brano “Messaggio d’amore”.
Nel 2006 pubblica il suo primo album da solista intitolato: “Il viaggio”. Nello stesso periodo registra con Massimo Ranieri il duetto del brano “Perdere l’amore”, inserito nell’album “Canto perché non so nuotare”. L’anno successivo Ranieri la vuole nelle quattro puntate del suo show televisivo “Tutte donne tranne me”.
In seguito partecipa alla terza edizione del reality show musicale Music Farm su Rai 2. Nel 2008 pubblica il suo secondo cd: “Lunatica” e inizia un nuovo percorso teatrale con lo spettacolo “Regine”, un recital nel quale omaggia le grandi interpreti della musica internazionale. Nello spettacolo canta, in sette lingue, le canzoni più belle delle grandi voci italiane e straniere, da Mina a Liza Minnelli.
Il 20 settembre 2010 è la data storica della réunion con i Matia Bazar e del ritorno a Sanremo, con il brano “Sei tu”, preceduto da un nuovo album: “Conseguenza logica”, con alcuni testi scritti da Adelio Cogliati, paroliere storico di Eros Ramazzotti.
Gli album da solista: “Il viaggio” e “Lunatica”, sono stati molto importanti nella sua carriera, vuole parlarci di questi due progetti?
Questi dischi rappresentano un periodo storico e artistico d’im-portanza sostanziale per la mia crescita. Entrambi mi hanno permesso di parlare al femminile, raccontando la mia vita e quella delle donne, rendendomi quasi traduttrice dei sentimenti e delle emozioni al femminile. Da sempre penso che occorra un interprete per tradurre al mondo ma-schile ciò che davvero pensiamo. L’intento era utilizzare le emozioni del canto, per far arrivare dritto al cuore concetti non facili da esporre a parole. In particolare credo che “Lunatica” sia un album di straordinaria attualità. Ancora oggi ne sono molto fiera.
Oltre all’attività insieme ai Matia Bazar, sta portando in giro “Regine”, in cui interpreta, in chiave jazz, i grandi successi “femminili” della musica internazionale, vuole parlarci di questo spettacolo?
“Regine” mi dà l’opportunità di raccontarmi attraverso musica e parole. Parlo di me e di tutte le regine che celebro, tra affinità e diversità cercando di porre l’attenzione su concetti chiave, come la paura del giudizio della gente, l’insicurezza, la pessima necessità di dover dare più valore all’apparenza piuttosto che all’essenza, tipica del mondo dello spettacolo. Inoltre, cantando in sette lingue, mi dà l’opportunità di continuare a studiare e a sperimentare con la mia voce.
In “Regine” uno dei momenti più emozionanti è quello in cui canta l’Ave Maria di Gounod, di cui ha scritto le parole in italiano. Qual è stato il suo ap-proccio nello scrivere questo testo?
Ho voluto raccontarmi nella mia spiritualità. Ho cercato di scrivere una preghiera moderna, semplice, che mi permettesse di parlare a Maria senza dover alzare gli occhi al cielo, ma vedendola seduta accanto a me, pronta a supportare il mio cammino, che come quello di tutti è fatto di alti e bassi, di voli altissimi e di cadute.
Sanremo, sola o con i Matia, è sempre un’opportunità?
Indubbiamente sì. Ma odio il televoto. Trasforma il festival in un reality show, e ancora una volta si vuole vedere il sangue… lo trovo terribile. Sono felice che Fabio Fazio abbia cambiato la formula della gara. E che non abbia chiamato i figli dei talent. Non ho nulla contro di loro, ma attraverso l’esercito di televotanti, che trascinavano, riuscivano sempre a rendere la competizione del tutto inefficace.
Come si è trovata a lavorare con Massimo Ranieri, e con i grandi interpreti americani Al Jarreau e Michael Bolton?
Sono stati tre momenti indimenticabili. Lavorare in Italia con Ranieri è il top, con gli altri due lo è nel mondo. Si tratta di esperienze che porto nel cuore con emozione straordinaria.
Recentemente sono stata in Canada e ho cantato “The prayer” in coppia con Michael Bolton. La comunità Italo – canadese di Toronto ci ha accolti a braccia aperte, con il cuore in mano e con una generosità encomiabile. L’occasione era rappresentata dalla trasmissione tv di Rai 1 “Una voce per Padre Pio nel mondo”, che aveva lo scopo di raccogliere fondi per la “casa sollievo e della sofferenza” di San Giovanni Rotondo.
Sapevo di cantare un brano meraviglioso, che ha vinto innumerevoli premi, ma non ero pronta all’emozione che avrebbe scatenato in me l’unione della mia vocalità a quella di Michael Bolton. Quando abbiamo provato insieme la nostra canzone, è scattata quella magia che vince ogni diffidenza, anime che si esplorano attraverso la voce.
Poi finalmente durante l’esibizione, quella vera, di fronte alle telecamere e a un pubblico in sala di 5.000 persone, siamo arrivati entrambi, come un fiume in piena, ad un finale da standing ovation. Ecco un’altra delle emozioni della mia vita, che non dimenticherò, mai più. Grazie a Padre Pio e grazie a Michael.