In Italia, tanti sono gli attori che popolano lo schermo, ma tra questi, solo pochi riescono a lasciare il segno; uno di loro è Sergio Castellitto, attore, scrittore, regista, icona e fiore all’occhiello del cinema italiano. Dotato di un eclettismo eccezionale che gli permette di gestire egregiamente sia ruoli drammatici sia comici, Castellitto è uno sperimentatore delle tecniche attoriali e di quelle registiche.
Nato e cresciuto a Roma, ha scelto fin da giovane di seguire la sua inclinazione iscrivendosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Esordisce da giovanissimo in teatro, collaborando con registi importanti come Luigi Squarzina, Aldo Trionfo nel “Candelaio” (1981) ed Enzo Muzii nel “Girotondo da Schnitzler” (1985). Tra il 1984 e il 1985 recita in “Le tre sorelle” di Cechov, e conosce Margaret Mazzantini.
Uniti nella vita e nel lavoro, si sposano nel 1987 e hanno quattro figli. Nel 1996 Castellitto debutta come regista teatrale con “Manola”, scritta e interpretata da Margaret Mazzantini e da Nancy Brilli. Nel 2004 ripete il successo con un’altra regia e interpretando un altro testo teatrale scritto dalla moglie, intitolato “Zorro”.
Il teatro non è l’unica passione di Castellitto, tanto che già nel 1983, egli debutta a fianco di Marcello Mastroianni, nel tragico “Il generale dell’armata morta” di Luciano Tovoli, seguito da “Magic Moments” nel 1984.
Nel 1986 sfrutta l’opportunità unica di lavorare con il grande Ettore Scola in “La famiglia”. Ma la sua prova migliore in questo primo periodo è nel film “Sembra morto… ma è solo svenuto” di Felice Farina, di cui scrive anche il soggetto e collabora alla sceneggiatura, film che fu molto apprezzato in Francia e che lo consacra attore internazionale. Infatti, nel 1988 recita in “Paura e amore” con Fanny Ardant e Valeria Golino ma specialmente fa parte del cast del cult “Le Grand Bleu”, di Luc Besson.
Poco dopo, Castellitto si rende noto al grande pubblico della commedia con “Piccoli equivoci” (1989) di Richy Tognazzi e con “Stasera a casa di Alice” (1990) di Carlo Verdone.
Quest’ultimo film richiama direttamente la grande tradizione italica della commedia degli equivoci di Totò e Peppino. Castellitto e Verdone interpretano due personaggi tragicomici che si contendono una donna, Ornella Muti.
Negli anni Novanta Castellitto lavora con altri grandi del cinema italiano come Marco Ferreri e Mario Monicelli in “Rossini! Rossini!”(1991) e con Francesca Archibugi che lo vuole nel suo “Il grande cocomero” (1993) con cui vince il David di Donatello come miglior attore. La vera proclamazione arriva poi nel 1996 con il pluripremiato “L’uomo delle stelle” di Giuseppe Tornatore con cui vince il suo primo Nastro d’Argento come miglior attore. Nel film Castellitto interpreta un regista alla ricerca di talenti nella Sicilia degli anni Cinquanta. Una terra che nonostante fosse allo sbando e già dominata dalla corruzione era in realtà piena di sogni e di speranze.
Da un film impegnato, Castellitto passa a un ruolo comico in cui interpreta il fratello di Paolo Rossi in “Silenzio…si nasce” (1996), per poi ritornare a un ruolo drammatico di un uomo in declino nell’opera prima di Renato De Maria “Hotel Paura” (1996).
Alla soglia degli anni Novanta, Sergio Castellitto scrive la sceneggiatura e dirige il suo primo film, “Libero Burro”, che racconta la storia di un uomo del Sud che si mette in gioco trasferendosi al Nord ma che fallisce di continuo fino a quando incontra una donna speciale, che nel film è interpretata da Margaret Mazzantini. Il film purtroppo non riceve i risultati sperati e si rivela un fiasco al botteghino; ma Castellitto non si arrende e recita in “Padre Pio”, film tv diretto da Carlo Carlei nel 2000, per il quale riceve un successo inaspettato.
Il 2001 poi è un anno molto produttivo per lui, è un professore ne “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino, e un ambiguo regista teatrale in “Chi lo sa?”, diretto dal maestro regista francese Jacques Rivette.
Nel 2002 altro anno d’oro per Castellitto, inizia la sua collaborazione con Marco Bellocchio che lo vuole per “L’ora di religione”, film che lo consacra ancora una volta grande attore e gli fa vincere la preziosa statuetta d’argento dell’European Film Award.
Il film, che tratta la questione religiosa, ha suscitato numerose polemiche. “L’ora di religione” unisce due grandi del cinema italiano, Castellitto di Bellocchio dice: “Non è per complimentarmi con lui ma io raramente ho trovato un regista che suscitasse un tale entusiasmo nelle persone con le quali ha lavorato sul set. E, dato che fare un film non è soltanto fare delle riprese ma è anche un percorso umano – sono dieci-dodici settimane passate insieme –, allora la qualità di quelle giornate a lavorare insieme è un ricordo importante”.
Poi nel 2004 dirige un film, il più noto da regista, “Non ti muovere”, tratto dal best seller omonimo scritto dalla moglie Margaret Mazzantini. Il film è stato interpretato dallo stesso Castellitto, Penélope Cruz e Claudia Gerini e ha avuto un ottimo riscontro dalla critica e dal pubblico. Ha ottenuto due David di Donatello, migliore attrice protagonista (Penélope Cruz) e miglior attore protagonista (Sergio Castellitto) e quattro Nastri d’argento, migliore sceneggiatura, migliore scenografia, miglior montaggio e migliore canzone originale (Un senso di Vasco Rossi e Saverio Grandi) e uno Ioma come miglior film italiano in ex aequo con “Buongiorno Notte”.
Una storia quella di “Non ti muovere” che parla di occasioni perdute. Timoteo è un padre di famiglia che mentre attende che sua figlia sia operata urgentemente, ripercorre con la mente una sua storia con una donna, Italia con la quale ha condiviso una passione intensa e contraddittoria, fatta di violenza e di amore. Timoteo rappresenta il ritratto dell’uomo contemporaneo, è un vigliacco che non sa decidere della sua vita. Italia è una donna di borgata che da sempre è soggetta alla povertà e alle violenze. Italia è interpretata da Penelope Cruz. Castellitto durante un’intervista ha usato queste parole per descriverla: “Penelope è brava come Giulietta Masina. E’ un’attrice generosa, umile e coraggiosa, si è lasciata guidare dal libro e ha dato vita ad un personaggio straordinario. Imbruttirsi per un’attrice bella non è un atto di coraggio, semmai è una possibilità in più. Ha imposto una sola condizione, recitare con la propria voce e il risultato è straordinario, una lezione di dizione per tante attrici italiane”.
Ma la carriera di Castellitto continua, nel 2006 partecipa all’episodio di Isabelle Coixet nel corale “Paris, je t’aime”, omaggio romantico alle bellezze anticonvenzionali della capitale francese. Poi in “Italians”, di Giovanni Veronesi, in cui recita con Riccardo Scamarcio. Un film che ritrae le caratteristiche più divertenti e paradossali dell’italiano medio, in cui Castellitto conferma la sua grande bravura e capacità eclettica Nel 2008 interpreta il re Miraz nel secondo capitolo de “Le cronache di Narnia: Il principe Caspian”. Nel 2009 torna a lavorare con Jacques Rivette in “Questione di punti di vista”, in “Tris di donne & abiti nuziali” di Vincenzo Terracciano e in “Alza la testa” di Alessandro Angelini per cui vince il Premio Marc’Aurelio come Migliore attore al Festival del Cinema di Roma 2009.
Inoltre nel 2010 Sergio Castellitto ha l’onore di essere il Presidente della Giuria del Festival del Cinema di Roma; Gianluigi Rondi, Presidente del Festival, l’ha designato con queste parole: “Uno dei nostri più prestigiosi attori di cinema e di televisione”.
Il suo film più recente di cui lui stesso è il regista oltre che interprete è “La bellezza del somaro”, al cinema dal 17 dicembre, scritto da Castellitto e dalla moglie Margaret Mazzantini. Una commedia grottesca e sopra le righe con Laura Morante, Marco Giallini e Barbora Bobulova e Enzo Jannacci sul rapporto tra genitori e figli; Un film gagliardo – così definito da Castellitto – che tratta temi seri con una pernacchia. Una commedia che fa riflettere sulla nuova generazione: ragazzi adolescenti che non ne possono più di avere genitori che pretendono di essere “amici”.
Infine prossimamente al cinema uscirà un altro film diretto da Castellitto e tratto da un romanzo di Margaret Mazzantini, “Venuto al mondo”. Ancora una volta i due coniugi lavorano insieme ma questa volta Castellitto sarà regista, autore della sceneggiatura con Roberto Ciccutto, coproduttore, ma non interprete. Il film ripercorre, in un’alternanza tra presente e passato, il viaggio di una madre, Gemma (interpretata da Penelope Cruz), insieme al figlio adolescente Pietro attraverso la Bosnia dilaniata dalla guerra. Le riprese del film inizieranno a febbraio e si volgeranno tra Roma, Sarajevo e Belgrado. L’attrice spagnola sarà anche coproduttrice della pellicola.
Questa è la carriera cinematografica di Sergio Castellitto, un uomo, un cineasta, una guida per tutti coloro che affrontano o vorrebbero affrontare questa carriera. Parlarvi di lui è per me necessario perché è uno dei pochi attori e cineasti italiani che, con la sua creatività e professionalità, offre un’immagine positiva all’estero, continuando sulla scia dei grandi attori italiani del passato, primo tra tutti Mastroianni.