Sardinian cuisine may be simple in its ingredients, but it’s packed with flavor and boldness: it all comes down to the island’s Mediterranean climate and how it positively affects agriculture, but also to its history. Over the centuries, Sardinian cuisine managed to maintain a very distinct and well-defined personality, perhaps also because of, well… its insularity. A personality, however, that is as multifaceted as the island’s fantastic landscape, that brings under the same sky beaches reminiscent of the Caribbeans and barren, almost moon-like inland areas.
Expert gastronomers guarantee that the food of Sardinia inherited elements from the cuisine of all of its conquerors, from the Phoenicians to the Carthaginians, from the Romans to the Genoese, the Pisans, and the Catalans, all the way to the Spanish and the Piedmontese. The island’s ancient gastronomic tradition is still evident today in some of its most famous dishes: for instance, the food of the Oristano region still has distinct Phoenician characteristics, and recent archaeological findings suggest that Sardinia was an area of production for Rome’s favorite condiment, garum. The discovery was made while excavating the archaeological area around the port of Cagliari, the region’s capital and, incidentally, a city known for its delicious seafood and fish dishes: yet another sign that today’s Sardinian cuisine learned it all from history.
Key to the allure and beauty of Sardinian food is also its link with the region’s oral tradition. While some recipes have been recorded in writing and came to us in historical documents, the vast majority of Sardinia’s culinary corpus traveled through time thanks to the deeply ingrained method of passing on recipes from one generation to the next as if they were tales.
But the secrets and aromas of Sardinian food are also rooted in its sea and pastoral traditions. Along its beautiful coast, we can enjoy three unique types of cuisine, each characterized by its own flavors and styles. The first, based on Phoenician and Roman elements, is the most ancient; then we have dishes of Genoese and Pisan origins, which are particularly popular throughout the southwest of the island. Last but not least for sure, we find the culinary tradition of Alghero, which has clear Catalan influences. Among its most iconic sea products and dishes, we can mention the cozze del golfo, typical of the Olbia area and used in a plethora of preparations, from soups to pasta sauces and fillings. Of course, we have to mention bottarga, which is perhaps one of Italy’s most well-known fish-based products around the world: it is made with the dried eggs of tuna or red mullet and is usually grated on pasta. If you like soups, try sa cassola, common in Cagliari and its surroundings, where a variety of fish and seafood is cooked in tomato sauce with chili peppers. Sa burrida is another icon typical of the northern area of the region, made with local fish, walnuts, and pinenuts.
Move inland and you’ll find the jewels of pastoral Sardinian food, all based on the great variety of products available but also on the ancient need to stay, and often live, away from home for a considerable time without the possibility to prepare complex dishes. This is why Sardinia’s pastoral cuisine is considered povera, “poor:” because it is based on simplicity — but has developed with loads of creativity.
Seasonality is central to Sardinian cuisine because food always followed the traditional activities of shepherding, farming, and fishing. And whereas the vegetables you find in your orchard are essential to making delicious soups and side dishes, the real “green” protagonists of the Sardinian kitchen are their wild cousins, including wild fennel, borage, chard, and chicory.
When it comes to pasta, malloreddus are perhaps the most famous of all shapes here. They are also known as gnocchetti sardi, and one of their most delicious versions is alla campidanese, with tomatoes, pecorino cheese, and sausage. Another great Sardinian primo is, of course, fregula, a type of pasta similar to North African berkoukes, Levantine moghrabieh, and couscous. You should also try culurgiones, large semolina ravioli filled with ricotta and spinach or cheese. When it comes to meat, the pastoral tradition of Sardinia is mirrored in the popularity of lamb, cooked in a variety of versions: roasted, with wild fennel, with peas, or with tomatoes and saffron. And of course, we cannot forget pecorino sardo, the most quintessential of the island’s cheeses, which has become a staple in the pantries of all of Italy.
To finish our short culinary trip across Sardinia, we should mention its wines. The island is known for its vineyards and the rounded, full-bodied taste of its reds, but we’d like to say something more about its Gallura Vermentino, a dry white wine that perfectly complements the richness of the island’s best dishes.
One special mention should go to modern and contemporary Sardinian cuisine: in 2021, three local restaurants received a Michelin star: Fradis Minoris in Pula, Somu in Baia, and Gusto by Sadler in San Teodoro. They join two-starred Dal Corsaro, in Cagliari, and Confusion, in glamorous Porto Cervo. Moreover, the famous Italian food association Il Gambero Rosso awarded Cagliari with the Gastronomic City of the Year title for 2022, for “its ability to create new culinary realities and, especially, to develop a network of relationships and collaborations, ideas and projects that help the growth of Sardinian cuisine.”
Indeed, there is more to enjoy in Sardinia than beautiful beaches.
La cucina sarda può essere semplice nei suoi ingredienti, ma è ricca di sapore e audacia: tutto dipende dal clima mediterraneo dell’isola e da come influisce positivamente sull’agricoltura, ma anche sulla sua storia. Nei secoli la cucina sarda è riuscita a mantenere una personalità ben distinta e ben definita, forse anche a causa, beh… della sua insularità. Una personalità, però, tanto sfaccettata quanto il paesaggio fantastico dell’isola, che porta sotto lo stesso cielo spiagge che ricordano i Caraibi e zone interne brulle, quasi lunari.
Esperti gastronomi garantiscono che il cibo della Sardegna ha ereditato elementi dalla cucina di tutti i suoi conquistatori, dai fenici ai cartaginesi, dai romani ai genovesi, ai pisani, ai catalani, fino agli spagnoli e ai piemontesi. L’antica tradizione gastronomica dell’isola è ancora oggi evidente in alcuni dei suoi piatti più famosi: ad esempio, il cibo dell’Oristanese ha ancora spiccate caratteristiche fenicie, e recenti ritrovamenti archeologici suggeriscono che la Sardegna fosse una zona di produzione del condimento preferito di Roma, il garum. La scoperta è stata fatta durante gli scavi nell’area archeologica intorno al porto di Cagliari, capoluogo della regione e, tra l’altro, città nota per i suoi deliziosi piatti di frutti di mare e pesce: un altro segno che la cucina sarda di oggi ha imparato tutto dalla storia.
La chiave del fascino e della bellezza del cibo sardo è anche il legame con la tradizione orale della regione. Mentre alcune ricette sono state registrate per iscritto e ci sono pervenute in documenti storici, la stragrande maggioranza del corpus culinario della Sardegna ha viaggiato nel tempo grazie al metodo profondamente radicato di tramandare le ricette di generazione in generazione come se fossero racconti.
Ma i segreti e i profumi del cibo sardo affondano anche nelle tradizioni marinare e pastorali. Lungo la sua bellissima costa, possiamo gustare tre tipi di cucina unici, ognuno caratterizzato dai propri sapori e stili. Il primo, basato su elementi fenici e romani, è il più antico; poi piatti di origine genovese e pisana, particolarmente apprezzati in tutto il sud-ovest dell’isola. Infine, ma non meno importante, troviamo sicuramente la tradizione culinaria di Alghero, che ha chiare influenze catalane. Tra i suoi prodotti e piatti di mare più iconici, possiamo citare le cozze del golfo, tipiche della zona di Olbia e utilizzate in una miriade di preparazioni, dalle zuppe ai sughi per la pasta ai ripieni. Non può certo mancare la bottarga, forse uno dei prodotti ittici italiani più conosciuti nel mondo: si prepara con le uova essiccate di tonno o di triglia e viene solitamente grattugiata sulla pasta. Se ti piacciono le zuppe, prova sa cassola, comune a Cagliari e dintorni, dove una varietà di pesce e frutti di mare viene cucinata in salsa di pomodoro con peperoncino. Sa burrida è un’altra icona tipica della zona settentrionale della regione, realizzata con pesce locale, noci e pinoli.
Spostati nell’entroterra e troverai i gioielli della cucina pastorale sarda, tutti basati sulla grande varietà di prodotti disponibili ma anche sull’antica necessità di stare, e spesso vivere, lontano da casa per un tempo considerevole senza la possibilità di preparare piatti complessi. Per questo la cucina pastorale della Sardegna è considerata povera: perché si basa sulla semplicità, ma si è sviluppata con molta creatività.
La stagionalità è centrale nella cucina sarda perché il cibo ha sempre seguito le attività tradizionali della pastorizia, dell’agricoltura e della pesca. E mentre le verdure che trovi nel frutteto sono fondamentali per preparare deliziose zuppe e contorni, i veri protagonisti “verdi” della cucina sarda sono i loro cugini selvatici, tra cui finocchietto selvatico, borragine, bietola e cicoria.
Quando si tratta di pasta, i malloreddus sono forse il formato più famoso di tutti. Sono conosciuti anche come gnocchetti sardi, e una delle versioni più gustose è quella alla campidanese, con pomodori, pecorino e salsiccia. Un altro grande primo sardo è, ovviamente, la fregula, un tipo di pasta simile ai berkoukes nordafricani, al moghrabieh levantino e al cous cous. Da provare anche i culurgioni, grossi ravioli di semola ripieni di ricotta e spinaci o formaggio. Quando si parla di carne, la tradizione pastorale della Sardegna si rispecchia nella popolarità dell’agnello, cucinato in svariate versioni: arrosto, con finocchietto selvatico, con piselli, oppure con pomodori e zafferano. E, naturalmente, non possiamo dimenticare il pecorino sardo, il più tipico dei formaggi isolani, diventato un punto fermo nelle dispense di tutta Italia.
Per concludere il nostro breve viaggio culinario attraverso la Sardegna, ricordiamo i vini. L’isola è conosciuta per i suoi vigneti e per il gusto rotondo e corposo dei suoi rossi, ma vorremmo dire qualcosa in più sul suo Gallura Vermentino, un vino bianco secco che si sposa perfettamente con la ricchezza dei migliori piatti dell’isola.
Menzione speciale va alla cucina sarda moderna e contemporanea: nel 2021 tre ristoranti del territorio hanno ricevuto una stella Michelin: Fradis Minoris a Pula, Somu a Baia e Gusto by Sadler a San Teodoro. Si uniscono al bistellato Dal Corsaro, a Cagliari, e Confusion, nell’affascinante Porto Cervo. Cagliari è stata inoltre insignita, per il 2022, del titolo di Città Gastronomica dell’Anno, per la “capacità di creare nuove realtà culinarie e, soprattutto, di sviluppare una rete di relazioni e collaborazioni, idee e progetti che aiutano la crescita della cucina sarda”.
In effetti c’è molto altro in Sardegna oltre le belle spiagge.
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