La cattedrale di Palermo (Ph SatyaPrem da Pixabay)
“Viva Palermo e Santa Rosalia” è la frase che Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, anche quest’anno ha pronunciato in occasione della festa in onore di Santa Rosalia, patrona del capoluogo siciliano. E sono stati ancora una volta i “quattro canti” –  piazza Vigliena è il vero nome – a fare da scenario alla consueta sosta che consente al sindaco di salire i gradini della “barca” che ospita la statua della Santa per offrirle un mazzo di fiori, tradizione irrinunciabile che si perpetua da sempre.
Trecentonovantunesima edizione, questa, che si è annunciata innovativa, diversa da tutte le precedenti, perché è stato il festino (come viene chiamata la cinque giorni in onore di Rosalia) di tutti i palermitani e non soltanto del centro della città come è avvenuto nelle edizioni precedenti.
Il direttore artistico di questa edizione, l’attore, regista, autore teatrale Lollo Franco, pur seguendo le direttive del sindaco, ha realizzato quello che era un sogno: portare, cioè, la santuzza in luoghi che non fossero soltanto il Cassaro, ovvero corso Vittorio Emanuele lungo il tragitto che dalla cattedrale porta alla marina, al Foro Italico dove in un’esplosione di gioia si accendono sul mare i fuochi d’artificio.
Infatti, anche Mondello la borgata marinara del territorio di Palermo, ha avuto il suo momento celebrativo. Una festa religiosa ma fortemente ancorata al territorio e alla palermitanità, quella che vede un programma fitto di appuntamenti in cui la tradizione si mescola con i problemi dell’attualità. Una festa, quella di questa edizione, all’insegna della “misericordia” e perfettamente in linea con il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco che avrà inizio l’8 dicembre e si concluderà il 20 novembre 2016.
Sono stati moltissimi i momenti celebrativi che hanno visto impegnati circa 200 unità, 40 artisti e 160 tra maestranze e figuranti. Il carro e  la statua sono stati realizzati su disegno di Sergio Pausing e le musiche originali di Ruggiero Mascellino.
Alla Cattedrale è stato rappresentato lo spettacolo, visibile anche al Foro Italico grazie ad un maxi schermo, dove effetti scenografici e giochi di luci hanno fatto da contorno all’arte della sand artist Stefania Bruno che, creando una serie di immagini, ha illustrato con questo singolare mezzo artistico, la sabbia, un vero e proprio cortometraggio che ha messo in scena la vita della Santa.
Lollo Franco, come autore, regista e attore ha dato vita ad una performance teatrale dove protagonista è stata ancora una volta la vita di Rosalia mentre su altri due palchi si sono esibiti musicisti e danzatori in una rappresentazione della misticità della vergine. Il siciliano antico è stata la lingua che ha raccontato in veste rivisitata del testo del 1669 di Vincenzo Auria, la vita della santuzza ambientata nel Medioevo, alla corte di re Ruggero.
Un festino tutto palermitano con maestranze palermitane, con attori palermitani che hanno interpretato la patrona della città e di cui la città, con queste celebrazioni, ancora una volta si è impossessata come antidoto salvifico ai mali che affliggono la città e i suoi abitanti.
Il corteo si è snodato lungo la via del Cassaro per terminare in un tripudio di allegria in memoria dello scampato pericolo di altre morti a causa della peste che imperversava ai tempi della santa palermitana, con i fuochi di gioia al Foro italico.
Il legame viscerale tra Palermo e il mare e tra Palermo e Santa Rosalia è stato uno dei temi fondamentali e l’innovazione più significativa di questa 391^ edizione. Dal molo sud del porto di Palermo, il peschereccio Santa Rosalia e una motovedetta della guardia costiera con a bordo il sindaco Orlando e il direttore artistico Lollo Franco, ha trasbordato la statua dell’anno scorso, opera di Domenico Pellegrino, giungendo al porticciolo di Mondello, per lasciare il posto alla nuova statua della Santa. Giunta al borgo marinaro dopo una traversata di due ore, è stata accolta dal parroco di San Girolamo padre Antonino Bruno e, accompagnata dalla banda musicale, è stata portata in chiesa.
Tanti altri spettacoli hanno fatto da corona ai festeggiamenti e il teatro l’ha fatta da padrone con riedizioni di vecchie performance rivisitate in vari punti della città, così che non tutta la folla si è riversata in un solo punto dando la possibilità a tutti i palermitani di vivere totalmente i festeggiamenti in onore di Rosalia.
Le luminarie, tradizione irrinunciabile, hanno adornato i Quattro Canti e il percorso del carro. Non è mancata una “acchianata” notturna al Monte Pellegrino a piedi o in bicicletta dove si trova la grotta in cui furono ritrovate le reliquie della santa. Atleti e comuni cittadini, con la sola luce delle torce, sono saliti lungo la strada vecchia per giungere al santuario.
Intanto nella piazza Bologni si è esibita l’orchestra e il coro infantile Quattro canti composto da bambini di cinque etnie diverse, insieme al coro Mani Bianche (bambini che si esprimono a gesti con il linguaggio Lis) dell’Ente nazionale sordi.
Nel piazzale antistante la grotta vi sono state esibizioni di trionfi e canti. Il carro tutto d’oro con un palco barocco ha ospitato figuranti e musicisti. La statua era alta 2,40 metri e la santa indossava un mantello azzurro. Sul carro  anche un detenuto per rappresentare il tema di questo festino: la misericordia.
Il corteo che ha accompagnato fino alla marina dove si è svolto un concerto in attesa dei fuochi d’artificio era composto da anziani, bambini, detenuti, disabili, disoccupati, extracomunitari, confraternite e congregazioni della città di Palermo.
Una festa sì, per i palermitani, ma anche un lungo momento di riflessione in cui la misericordia è stata posta come obiettivo per il raggiungimento di una fratellanza e di una accoglienza del diverso, chiunque esso sia, pratica a cui i palermitani e i siciliani in generale, da millenni sono abituati.

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