I campanacci della mucche al pascolo. Il respiro eolico che solletica le alte creste delle Odle. E poi lei, la natura. Tanta natura. Verde. Autentica.
Nello scenario paesaggistico dell’Alto Adige adagiato nella Val di Funes, a 1339 metri s.l.m. giace il piccolo paese di Santa Maddalena, abitato da poche centinaia di abitanti. A colpire subito chi vi giunge, l’omonima chiesetta qui costruita poiché un’antica leggenda che ha il sapore del Vecchio Testamento, tramanda che un quadro raffigurante la Santa venne portato dalle acque del Rio Fopal.
Automezzi rigorosamente lasciati nell’ampio spazio verde poco distante, e il paesino a uso esclusivo delle gambe e della meraviglia. Alle spalle di Santa Maddalena, si staglia lo scenario dolomitico del Gruppo delle Odle detto anche Montagne Bianche (per l’elevata presenza calcarea), il cui famoso Sass Rigais (3.025 m s.l.m.) è raggiungibile proprio partendo da qui. Amanti della montagna, e sempre più Instagrammers e blogger si recano a Santa Maddalena per immortalare uno degli scenari più sontuosi dell’intera provincia autonoma di Bolzano.
A pochissimi minuti di macchina dal centro abitato di Santa Maddalena c’è una meta imperdibile per gli amanti della spiritualità più autentica, la chiesetta barocca di San Giovanni in Ranui, parte dell’omonimo maso e situata solitaria sui Prati Ranui. Commissionata nel 1744 da Michael von Jenne, il piccolo edificio religioso è dedicato a San Giovanni Nepomuceno (Nepomuk, 1330 – Praga, 1383), del quale si può ammirare un affresco raffigurante il santo sulla parete d’ingresso. Molto particolare la torre sormontata da una cupola a cipolla.
Altra meraviglia imperdibile per chiunque arrivi alle porte di Santa Maddalena, la Malga di Zannes, facilmente raggiungibile e punto di partenza per ulteriori camminate (anche per i bambini) in mezzo alla natura. Prima tappa, la Malga Glatsch, in un trionfo di boschi e prati. Seguendo sempre il medesimo sentiero, si può proseguire fino al Rifugio delle Odle dove una volta arrivati, i più piccini si potranno sbizzarrire in un ampio parco giochi. Pochi minuti di ulteriore camminata ed ecco un’ulteriore perla della zona, la Malga Casnago.
Per tutte le informazioni su storia ed escursioni, da dieci anni è stato creato proprio a Santa Maddalena il Centro Visite Puez-Odle. Tra le varie sezioni, quella dedicata all’alpinismo con video anche sul noto scalatore Reinhold Messner, originario di Bressanone. Notevoli poi “Meraviglie della natura” e “Toccare le montagne”, rispettivamente incentrate sulla fauna-flora e la geologia, per un incredibile viaggio nella storia lapidea della Val di Funes. Il “Cinema della montagna” infine, propone ogni giorno un’incursione nei parchi naturali altoatesini, a cominciare ovviamente da quello del Puez-Odle.
Storia e arte. Presente e turismo. Sempre nel totale rispetto del territorio, da anni ormai Santa Maddalena catalizza migliaia di turisti nella due-giorni dello Speckfest per celebrare il principe dei salumi altoatesini, solitamente svolto nel primo weekend di ottobre. Una manifestazione nata in correlazione con la Festa del Pane e dello Strudel della vicina Bressanone. La strada che collega i due comuni è un susseguirsi di frutteti di mele e bancarelle fino all’arrivo nell’ampia vallata dove si adagia Santa Maddalena.
I connotati sono quelli della sagra paesana tra “assaggi di antichi mestieri” di falegnami, apicoltori, castagne arrostite e i produttori dell’inimitabile salume affumicato, lo speck. La presenza dei turisti, curiosi e ghiottoni, è tale che oramai ci sono le navette per portare i visitatori all’ingresso del paese.
Un tragitto, quello da Bressanone a Santa Maddalena, davvero incantevole, costeggiando anche un torrente e sentendo l’aroma di prati e legno appena tagliato. Per chi desiderasse arrivare col proprio automezzo, un ampio (ma davvero grande) parcheggio consente di sgranchirsi un po’ le gambe e cominciare a fare qualche panoramica con la gigantesca scritta dello Speckfest proprio davanti le montagne. Un piccolo sentiero in salita ed eccoci dentro, subito accolti da belati e talvolta qualche tenero ragliare. Nel vicino e piccolo recinto, un agnellino ciuccia il latte da mamma pecora. Due bambine sorridono beate in groppa a un pony. Leggermente in pendenza, un esercito di rustiche panche e tavole occupano l’ampio manto verde in un susseguirsi di birre, succhi di mela, merende tirolesi a base ovviamente di speck (e altre specialità della zona) e l’immancabile aroma del dolce strauben con marmellata di mirtilli, cucinati a ripetizione in grossi pentoloni. Una tentazione a cui è davvero impossibile resistere. A chiudere il cerchio, performance di musica folcloristica con il tipico abbigliamento tradizionale allietano i sempre moltissimi presenti in arrivo da Italia, Austria e Germania.
I raggi solari si spalmano sopra la vallata. E lì vicino, anziane e giovanissime lavorano la lana, e preparano il burro artigianale di gomito e manovella. I volti, i profumi e le tradizioni sono pronti per un nuovo giorno da tramandare.