Continua l’infaticabile opera dell’artista Meo Carbone nel raccontare l’Emigrazione italiana con la pittura e la scultura. La mostra “Madre Cabrini, l’Angelo dei migranti” è dedicata a Madre Francesca Saverio Cabrini, che dopo Codogno (fino al 20 dicembre), sarà a Sant’Angelo Lodigiano, dove la religiosa nacque il 15 luglio 1850 (dal 21 dicembre fino al 16 gennaio 2022). Sarà una tappa importante nel significativo percorso che l’artista da oltre 30 anni porta avanti sul tema delle migrazioni e, con questa esposizione, l’approfondimento sulla straordinaria opera di Santa Francesca Cabrini, dopo le precedenti mostre a lei dedicate del 2016 e 2017, allestite a Roma, Genova, Milano e Chicago. L’esposizione, non appena l’evoluzione della pandemia lo consentirà, potrà essere allestita negli Stati Uniti, a cominciare da New York.
L’arte è un medium di straordinario richiamo per avvicinare le persone al tema delle migrazioni e dell’emigrazione italiana in particolare, la più grande diaspora della storia dell’umanità, se si considera che in un secolo o poco più, tra Ottocento e Novecento, quasi 30 milioni d’italiani lasciarono il Paese per le terre d’oltreoceano. Quello di Meo Carbone è un progetto e un percorso artistico commendevole, se si pensa che quel processo di rimozione della memoria, presente il larga parte della classe dirigente, confina la storia dell’emigrazione ai margini della storia nazionale. Un fenomeno negletto, eppure così cospicuo per il Paese se considerando i discendenti delle varie ondate migratorie ha generato 80 milioni di oriundi nel mondo, dunque un’altra Italia ben più grande di quella dentro i confini.
Oggi di questa storia si conosce – ma neanche poi tanto – la parte gloriosa: i successi e il prestigio che gli italiani delle generazioni successive alla prima emigrazione hanno conquistato in tutti i campi nel corso di questa vera e propria epopea. Molto meno si conosce la parte dolorosa. L’esercito di braccia che partì dall’Italia verso le terre d’emigrazione, infatti, si trovò a dover affrontare inimmaginabili e drammatiche vicende umane, a lottare ogni giorno contro sospetti e pregiudizi, a subire spesso angherie d’ogni sorta, a doversi confrontare in competizioni durissime con sistemi sociali sconosciuti e condizioni di lavoro altrettanto precarie.
Da qualche anno, finalmente, studiosi e scrittori stanno illuminando con i loro lavori la Grande Emigrazione italiana, favorendo efficacemente la conoscenza del fenomeno migratorio verso lettori e opinione pubblica. Sono testi che segnalano a costo di quali enormi sacrifici i nostri emigrati abbiano conseguito conquiste civili, economiche e sociali nei paesi d’emigrazione. Di quali terribili pregiudizi essi siano stati vittime, andati a lavorare in Louisiana, in Arkansas, in Mississippi o in Alabama, a sostituire nelle piantagioni di cotone e canna da zucchero gli schiavi neri liberati, fino a dover subire veri e propri linciaggi, come accadde a New Orleans nel 1891, ma anche come era accaduto in Francia, a Marsiglia e ad Aigues Mortes. Terribili condizioni di lavoro patite e tragedie subite, nelle miniere di carbone del West Virginia (Monongah ma non solo), e disumani stigmi sofferti nelle grandi città degli Stati americani affacciati sulla costa atlantica.
Nella storia della nostra emigrazione hanno un ruolo rilevante le opere promosse da uomini e donne di Chiesa, come Mons. Scalabrini e Mons. Bonomelli e come appunto Madre Francesca Cabrini, diventata la prima Santa degli Stati Uniti.
Ultima di undici figli di Agostino e Stella Cabrini, maestra elementare, maturò la vocazione religiosa e nel 1880 fondò la congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore. Avrebbe voluto andare in Cina, ma Leone XIII la mandò negli Stati Uniti per l’assistenza agli emigrati italiani. Donna ed evangelizzatrice straordinaria, dalla costa atlantica penetrò anche all’interno del continente nordamericano e poi scese anche in America Latina, fondando un’ottantina di istituti, scuole, orfanotrofi, ospedali. Grande la sua opera negli Stati Uniti (New York, Chicago, New Orleans e in altre città) dove nel 1909 diventò cittadina americana. Dovunque potesse arrivare arrivò la sua opera di assistenza agli emigrati e alle loro famiglie, ai poveri e agli ultimi. Basta conoscere la vita di Madre Francesca Cabrini per amarla per sempre.
Lavorò tutta la vita, fece innumerevoli viaggi, per favorire l’inserimento degli emigrati nella società americana, facendone dei buoni cittadini. Ma nel contempo rafforzando in loro l’identità italiana e la fede cattolica. Madre Francesca era transitata alla vita eterna il 22 dicembre 1917, a Chicago. Fu dichiarata santa da Pio XII il 7 luglio 1946 e nel 1950 proclamata “Patrona di tutti gli Emigranti”. Per gli emigrati italoamericani è semplicemente “la loro Santa”: la sua opera geniale e coraggiosa la fece stimare anche in ambienti anticlericali e non benevoli verso gli italiani, eppure enorme fu il suo contributo nel far cambiare idea sui nostri connazionali emigrati. Nelle diocesi di Milano e Lodi santa Cabrini viene ricordata canonicamente il 13 novembre, che è la data inaugurale della mostra a lei dedicata.
Cosicché il viaggio pittorico di Meo Carbone sul tema delle migrazioni, non poteva che riprendere con “Madre Francesca, l’Angelo dei migranti”. La sensibilità culturale, la convivenza spiccata di Meo Carbone con le tematiche migratorie, la profonda conoscenza che ha del fenomeno anche per essere stato per diversi anni un emigrato negli Stati Uniti, propongono un forte approfondimento “per non dimenticare” con queste due esposizioni, nei luoghi così simbolici di Codogno, dove Madre Francesca fondò la sua Congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore e di Sant’Angelo Lodigiano dove ebbe i natali.
Meo Carbone lo fa con i colori netti, decisi, suggestivi delle sue opere, attraverso i quali la storia di Madre Francesca traspare tra profili di emigrati. Già un quarto di secolo fa egli dedicava all’emigrazione italiana negli Usa la mostra “The Dream”, seguita da “Partono i bastimenti”, quindi il rilevante progetto espositivo approntato nel 2017, centenario della morte di santa Cabrini. E’ stato questo uno dei temi dominanti della sua ricerca artistica, forse il maggiore, cui l’artista ha applicato una rilevante diligenza d’introspezione del fenomeno migratorio, con numerose esposizioni negli Stati Uniti, con eventi culturali associati, con la produzione del video-documentario “The Dream… per non dimenticare” e del volume “Francesca e i migranti. Ieri Oggi Domani”.