Morto in un appartamento di proprietà del suo avvocato, nel quartiere Aurelio, lo scorso 11 ottobre, la salma del capitano delle SS Erich Priebke dovrebbe essere stata tumulata in queste ore in una località segreta italiana. Nel momento in cui scriviamo questo pezzo, domenica sera, il luogo è top secret, per evitare che diventi un pericoloso ritrovo (e di culto) per nostalgici nazisti.
Una storia – quella della morte di Priebke, uno dei responsabili dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, deciso dal Comando Tedesco nel ’44 come rappresaglia per l’uccisione di trenta soldati saltati in aria a via Rasella – che, nelle ultime due settimane, nonostante la situazione politica italiana fosse sempre a rischio di fibrillazioni, ha dominato le prime pagine di quotidiani, Tv e siti web. Appena spirato, il corpo di Erich Priebke, cento anni compiuti pochi mesi fa, è stato trasportato per l’autopsia all’Ospedale Gemelli.
E qui, nel giro di poche ore, si è gradualmente dipanato una sorta di pasticcio. Il Vaticano aveva vietato le esequie nelle chiese della Diocesi di Roma, giustificandole con il fatto che il capitano delle SS mai, nel corso della sua vita, si era pentito di quanto aveva contribuito a compiere. Scoperto in una città argentina a pochi chilometri dalla cordigliera delle Ande, Bariloche, era stato estradato in Italia, giudicato e condannato per l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
‘I lager? Tutte invenzioni degli americani. Le camere a gas? Erano solo ampie cucine. Gli ebrei? Erano trattati benissimo: avevano a disposizione pure un bordello per le loro esigenze’. Queste solo alcune delle deliranti dichiarazioni rese da Priebke in questi ultimi anni. Insomma, di pentimento o di animo inquieto per il rimorso nemmeno l’ombra. I due figli di Priebke (uno vive in America, l’altro a Bariloche) non sono corsi al capezzale del padre, restando collegati via telefono con l’avvocato romano che, in questi anni, ha rappresentato le istanze dell’ex capitano tedesco.
Il tentativo di far svolgere i funerali in una Chiesa lefevriana di Albano Laziale per poco non si è tramutato in una guerra civile, con esponenti della comunità ebraica, abitanti della cittadina dei Castelli (medaglia d’argento alla Resistenza) e ideologi fascisti, tenuti a bada, non senza problemi, dalla Polizia, in tenuta. Con la situazione complessiva che, giorno dopo giorno, degenerava, con il diniego dei governi tedesco e argentino a ospitare la salma dell’ex SS, il Prefetto di Roma ha optato allora – in attesa di dipanare una matassa intricatissima (dove tumulare una salma assolutamente scomoda) – per l’aeroporto militare di Pratica di Mare. Qui il corpo di Priebke è rimasto, appositamente composto in una bara di zinco, in un hangar.
Prima che, dopo quasi dieci giorni, fosse trovato un accordo tra le autorità italiane e la famiglia, rappresentata da un avvocato romano, sul luogo dove tumulare il corpo di uno dei carnefici delle Fosse Ardeatine, uno degli ultimi boia tedeschi rimasti ancora in vita. Si era offerto un comune del messinese, promettendo un loculo senza nome. Poi un chirurgo bresciano, che avrebbe aperto la tomba della propria famiglia. Chissà dove, allora, la salma scomoda sarà stata tumulata…