La miccia è stata l’ennesima rapina subita all’interno di un bar di Fiumicino. La barista, una quarantenne rumena madre di due bambini, non ha esitato a roteare un coltello, ingaggiando una furiosa lotta con un bandito.
Una colluttazione lunga, in cui ognuno dei contendenti, nel bagliore di un attimo, ha rivisto scorrere tutta la sua vita. Poi la barista, con una lama affilata, ha trapassato il cuore del bandito, uccidendolo sul colpo. È stata accusata all’inizio di omicidio volontario. Poi testimonianze a raffica l’hanno scagionata: per lei solo legittima difesa. Come era giusto, giuridicamente, che fosse.
Fiumicino, litorale romano. A pochi chilometri, in cielo, gli aerei tracciano la rotta, decollando dall’omonimo aeroporto. È il paese del mare, del vento, delle spiagge e dei voli. Da tempo, ormai, è diventata una zona in cui la microcriminalità colpisce e non si accontenta, reiterando furti e violenze.
Rapine, appunto, ma pure ruberie negli appartamenti e nei garage. Ci sono state famiglie che, nel giro di pochi mesi, hanno perso tutto, visitate anche più volte dai ladri. Naturale che, a lungo andare, la gente non ce l’abbia fatta più a subire. Pochi controlli, poca tutela del territorio. Colpa della spending review, dei tagli imposti anche alla sicurezza, soprattutto nelle zone periferiche del quadrante di Roma. E Fiumicino, assieme a Isola Sacra, Ostia e Focene è tra le zone più a rischio. Quella in cui, camminando per strada o stando a casa, ci si sente più vulnerabili.
Così gli abitanti hanno vinto l’inerzia, bissando un’iniziativa che, anni fa, era andata in scena già nel Nord Italia. Hanno varato ronde notturne per scoraggiare i malintenzionati. Loro – che per nulla al mondo avrebbero voluto imitare Charles Bronson nell’indimenticabile prestazione de ‘Il giustiziere della notte’ – invece che ronde le hanno chiamate, più dolcemente, ‘passeggiate notturne’.
A testimoniare, appunto, la finalità assolutamente pacifica. Dieci macchine, con quattro persone all’interno. Armati solo di un paio di torce per illuminare l’oscurità, di un termos per il caffè e di una serie di cellulari per avvertire – qualora il caso lo richiedesse – le Forze dell’Ordine. Le ronde, dalle dieci della sera alle sei del mattino, sono durate due settimane. Il tempo per distogliere i malintenzionati, metterli in fuga, fargli magari cambiare zona dove operare, rinforzando la sicurezza per le proprie cose, in attesa che lo Stato (come poi è accaduto) scendesse nuovamente in strada con più mezzi e più uomini.
Un’iniziativa provocatoria, certamente, pacifica e senza altre finalità. Sorveglianza, di notte, dandosi il turno, illuminando le strade buie e più visitate dai ladri. Un’azione di pattugliamento del territorio, in zone minate da bande di delinquenti senza scrupoli.
Qui, tre anni fa, un ragazzo di sedici anni venne ucciso dal pugno di un bullo al quale non aveva regalato una sigaretta. Qui, appena pochi giorni fa, una barista rumena ha ucciso un bandito, rovinando, ovvio, anche la propria vita. Confessando di non dormire più, in preda ai rimorsi, meditando di tornarsene in Romania. Ronde nella notte, a Fiumicino e dintorni, attuata da gente qualunque. Per provare a vivere in modo più sicuro.