Indeed, at the times of the Empire, all roads led to Rome, especially when you think the Romans are behind the creation of the first Italian and European communication arteries in history. Don’t we all know about the Via Aurelia, the Via Salaria or the Via Appia? Aren’t we all more or less familiar with their names and the people they were christened after, consuls, politicians and generals? Yes, I can hear you say.
We may be however guilty of largely overlooking the interesting source of trivia and anecdotal knowledge the streets within the Eternal City hold for us. I, for one, never really stopped thinking about why they carry certain names, mostly taking for granted they, as the majority of streets and alleys in Italian cities, are memory of some famous family or historical figure.
But Rome, let’s never forget it, is always full of surprises for its lovers and holds a million curious secrets behind its vie’s doors and, indeed, names. Off it starts a little imaginary trip through its autumn-hued streets, in search of their true meaning.
Let’s begin with something simple and for all – there may be some “adult only” tale to spin in few minutes, but worry not, I shall make it as lyrical and unoffensive as I can. Many alleys still bear the name of what they used to be known for: we have Vicolo delle Vacche, “the alley of cows,” once upon a time home to many a stable, or Vicolo del Fico where a leafy fig tree stood. Then there is Vicolo della Vetrina, the “alley of the shop window,” where the very first one was created by an inventive shopkeeper who understood the benefits of showing off his products to passers-by. Both Vicolo della Renella and Piazza Arenula, near the Tiber, own their name to the thin mud the river would leave behind after flooding. Funny the case of famous Piazza del Babbuino, literally, baboon square: Romans of the past found the faun statue there located so ugly they thought it was a monkey. Elegant and touristy Via Condotti is named after the piping system realized during the papacy of Gregory XIII and used to carry waters from the Pincio reservoir into the city.
Medieval Rome, as any other European city, was also the realm of craftsmen and of their ateliers and workshops. Depending of the craft and, consequently, of what was sold, they would be gathered all in one area of the city, often in a single street: that’s why Rome has Via dei Cappellari, “hat makers,” Via dei Baullari, “luggage makers,” or via dei Librari, “book sellers,” and Via dei Giubbonari, “corset makers.”
As you may expect, archaeology and history helped a great deal in creating Rome’s peculiar toponymy: quite romantic and oh-so-Roman is the story behind Vicolo dell’Atleta, the alley where an ancient copy of the Greek Apoxyomenos, a statue representing an athlete, was found. Piazza dei Cinquecento, “the five hundred square,” which opens right on front of the city’s busiest train station, Termini, inherited its name from five hundred Italian soldiers who heroically perished in Ethiopia in 1887, during Italy’s colonial wars. Interesting is also the case of Via delle Botteghe Oscure, “the street of dark shops:” in the Middle Ages, the many stores and workshops of the area had no windows, because built in and around ancient Roman ruins.
Even today streets, sometimes, have their name changed, but the case of Via di Santa Passera, “the street of the sparrow,” is more interesting than others, as it was the result of language evolution, rather than people’ s decision. Via di Santa Passera is home to Saint Cyrus Church, known as abba Cyri in Medieval Latin. As it often happens with languages, the way we speak brings more changes to them than grammar books, so in Medieval Roman vulgar abba Cyri became “abbacyro” and Cyrus turned into “Sant’ Abbacyro” first, then “Sant’ Appaciro,” “Sant’Appacero” and, finally, “Santa Pacera,” which originated today’s Santa Passera.
Rome has another curious street name to mention, but I must give you a warning: things are getting linguistically indecent here. Don’t say I hadn’t warned you! Via della Marrana di Santa Fresca is a country road in the Castel di Leva area of the city, and its name is peculiar at its best, sacrilegious at its worst. “Marrana” is a dialectal term usually referring to small creeks and, as one runs in the area, it’s not surprising to find it in this specific street name. Things get a tad saucier when it comes to the word “fresca,” which is a common dialectal word in Lazio to refer to female genitals. It goes without saying a saint with “that” name never existed, if not in the lewd mind of a blasphemer or of a particularly desecrating jester. Fear not, though: our Via della Marrana di Santa Fresca probably gained its rather awkward name either from the contraction of “Santa Francesca” (Saint Frances), or because the term was used in times gone to indicate the nearby stream. No need to get offended on this one quite yet, it seems.
Cities like Rome really hold a secret behind every corner, behind every one of the elegant marble plates telling us where we walk: thinking of it, there is so much history to be discovered in such apparently insignificant details, in the curious, yet very mundane occurrences that brought people of centuries past to name their streets and alleys in a certain way. There’s, indeed, a type creativity – a joyous, somehow innocent variety of it – that, I feel, has gone sadly lost in today’s world.
Davvero, ai tempi dell’Impero, tutte le strade portavano a Roma, soprattutto se si pensa che c’erano i Romani dietro alla costruzione delle prime arterie di comunicazione italiane ed europee della storia. Non sappiamo tutti della Via Aurelia, della Via Salaria o della Via Appia? Non abbiamo più o meno tutti familiarità con i loro nomi e le persone che dopo ne hanno portato il nome, consoli, politici e generali? Sì, posso sentirvi dire.
Possiamo comunque essere in gran parte colpevoli di trascurare l’interessante fonte di nozioni base e di conoscenza aneddotica che le strade della Città Eterna conservano per noi.
Io, per prima, non mi sono mai messa a pensare al perché portino certi nomi, per lo più dati per scontati, considerato che la maggior parte delle strade e dei vicoli delle città italiane, sono la memoria di una famiglia famosa o di una figura storica. Ma Roma, non lo dimentichiamolo, è sempre piena di sorprese per chi la ama e conserva un milione di segreti curiosi dietro le porte delle sue vie e, anzi, dei suoi nomi. Da qui comincia un piccolo viaggio immaginario attraverso le strade dalle sfumature autunnali, alla ricerca del loro vero significato.
Cominciamo con qualcosa di semplice e per tutti – ci può essere qualche racconto “per soli adulti” fra pochi minuti, ma non preoccupatevi, lo renderò quanto più lirico e inoffensivo possibile. Molti vicoli portano ancora il nome di quello per cui erano conosciuti: abbiamo Vicolo delle Vacche, che un tempo ospitava molte stalle, o Vicolo del Fico dove c’era un albero di fico. Poi c’è il Vicolo della Vetrina, dove è stata creata la prima vetrina da un negoziante ingegnoso che ha compreso i vantaggi di mostrare i suoi prodotti ai passanti. Sia Vicolo della Renella che Piazza Arenula, nei pressi del Tevere, devono il loro nome al fango sottile che il fiume lasciava dopo l’inondazione. Divertente il caso della famosa Piazza del Babbuino: i romani del passato trovarono la statua del fauno che si trovava lì così brutta che pensarono fosse una scimmia. L’elegante e turistica Via Condotti prende il nome dal sistema di tubazioni realizzato durante il papato di Gregorio XIII e utilizzato per trasportare le acque dal serbatoio del Pincio in città.
Roma medievale, come qualsiasi altra città europea, era anche il regno degli artigiani e dei loro atelier e laboratori. A seconda del mestiere e, di conseguenza, di ciò che si vendeva, venivano raccolti tutti in una zona della città, spesso in una sola strada: per questo Roma ha Via dei Cappellari, chi fa cappelli, Via dei Baullari, chi faceva i bauli, o Via dei Librari, i venditori di libri, e Via dei Giubbonari, chi faceva i corsetti.
Come ci si può aspettare, l’archeologia e la storia hanno contribuito molto a creare la peculiare toponimia di Roma: piuttosto romantica e oh così romana è la storia di Vicolo dell’Atleta, il vicolo dove è stata trovata un’antica copia dell’Apoxyomenos greco, una statua che rappresenta un atleta. Piazza dei Cinquecento, che si apre proprio di fronte alla stazione ferroviaria più trafficata della città, Termini, ha ereditato il suo nome dai cinquecento soldati italiani che eroicamente morirono in Etiopia nel 1887, durante le guerre coloniali italiane. Interessante anche il caso di Via delle Botteghe Oscure: nel Medioevo, i numerosi negozi e laboratori della zona non avevano finestre, perché costruiti dentro e intorno ad antiche rovine romane.
Anche oggi le vie cambiano il loro nome, ma il caso di Via di Santa Passera, è più interessante di altri, in quanto è il risultato dell’evoluzione linguistica, piuttosto che della decisione delle persone. Via di Santa Passera ospita la chiesa di San Ciro, conosciuto come abba Cyri nel latino medievale. Come spesso accade con le lingue, il modo in cui parliamo porta più cambiamenti rispetto ai libri di grammatica, perciò nel volgare romano medievale abba Cyri divenne “abbacyro” e Cyrus si trasformò in “Sant’Abbacyro” prima, poi “Sant’Appaciro”, Sant’Appacero “e, infine,” Santa Pacera”, che ha dato origine all’odierna Santa Passera.
Roma ha un altro curioso nome di strada da citare, ma devo avvertirvi: qui le cose diventano linguisticamente indecenti. Non dite che non vi avevo avvertito!
Via della Marrana di Santa Fresca è una strada di campagna nella zona di Castel di Leva della città, e il suo nome è particolare nella versione migliore, sacrilego in quella peggiore. “Marrana” è un termine dialettale che si riferisce di solito ai piccoli ruscelli, e siccome ne scorre uno nella zona, non sorprende trovarlo in questo nome di strada. Le cose diventano un po’ allusive quando si tratta della parola “fresca”, che è una parola dialettale comune nel Lazio per riferirsi ai genitali femminili. È evidente che un santo con “quel nome” non è mai esistito, se non nella mente volgare di un bestemmiatore o di un buontempone particolarmente dissacrante. Non temete, però: la nostra Via della Marrana di Santa Fresca probabilmente ha guadagnato il suo nome piuttosto imbarazzante dalla contrazione di “Santa Francesca”, o perché il termine è stato usato in tempi passati per indicare il fiume nelle vicinanze. Non c’è, mi sembra, bisogno di offendersi per questo ancora.
Le città come Roma custodiscono veramente un segreto dietro ogni angolo, dietro a ognuna delle eleganti targhe di marmo che ci dicono dove camminiamo: pensandoci, c’è così tanta storia da scoprire in questi dettagli apparentemente insignificanti, tra i curiosi ma molto mondani avvenimenti che hanno portato la gente dei secoli passati a denominare le strade e i vicoli in un certo modo. C’è davvero un tipo di creatività – una gioiosa e in qualche modo innocua varietà che – mi sembra – si sia tristemente persa nel mondo di oggi.
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