Pangiallo is a traditional Roman Christmas cake (Photo: (null) (null)/Dreamstime)

Pangiallo, which literally means “yellow bread,” is a traditional Christmas dessert in our capital and in the region of Lazio. In fact, this flavorsome bun is heir to a recipe known already by the ancient Romans, so there is nothing quite as Roman as Rome’s pangiallo!

It is a bun made with a variety of nuts and dried fruits, along with chocolate, honey and spices. Today, recipes can vary in the quantity and type of fruit and nuts used, but they all maintain the winter-like scent and golden hue that make this cake so popular.

In time,  pangiallo – the recipe of which remains very close in essence to that suggested by Apicius himself – lost its association with pagan rituals, but remained a traditional, well-wishing gift to offer during the winter months, in particular at Christmas.

The original pangiallo’s recipe dates back to the ancient Romans (Photo: (null) (null)/Dreamstime)

Every bakery in Rome makes pangiallo for Christmas, a way to celebrate the heritage of the city since its very foundation, but it is often made at home, too. What makes pangiallo so special is not only how tied it is to the history of the city, but also how it is, often, tied also to the history of each and every bakery and family: there are as many variants of it as there are people in Rome! Some use almonds, while others prefer hazelnuts. Some make a glaze with royal icing, others with olive oil and saffron. Others simply add a plain egg wash coat to it. What doesn’t change is its deep connection with Rome and with Christmas in the Eternal City. 

Il Pangiallo, che letteralmente significa “pane giallo”, è un dolce natalizio tradizionale della nostra capitale e della regione Lazio. In realtà, questa gustosa focaccia è erede di una ricetta conosciuta già dagli antichi Romani, quindi non c’è niente di più romano del pangiallo di Roma!

Si tratta di una focaccia preparata con una varietà di noci e frutta secca, insieme a cioccolato, miele e spezie. Oggi le ricette possono variare nella quantità e nel tipo di frutta e noci utilizzate, ma tutte mantengono il profumo invernale e la tonalità dorata che rendono questo dolce così popolare.

Il suo nome deriva dal colore, che è giallo oro grazie a una glassa fatta con olio d’oliva, un po’ di farina e zafferano, anche se altre ricette prevedono albume, zucchero, farina e cacao. I Romani – che evidentemente non usavano né zucchero né cacao, essendo questi ingredienti arrivati dal Nuovo Mondo mille anni dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente – lo preparavano nel giorno del solstizio d’inverno, come modo per onorare il sole in attesa del suo ritorno: ne troviamo infatti la ricetta nel De Re Coquinaria di Apicio.

Col tempo, il pangiallo – la cui ricetta rimane molto vicina nella sostanza a quella suggerita dallo stesso Apicio – perse l’associazione con i riti pagani e rimase un dono tradizionale e beneaugurante da offrire nei mesi invernali, in particolare a Natale.

Ogni panificio di Roma prepara il pangiallo per Natale, un modo per celebrare il patrimonio della città fin dalla sua fondazione, ma spesso viene preparato anche a casa. Ciò che rende il pangiallo così speciale non è solo il suo legame con la storia della città, ma anche il fatto che spesso è legato anche alla storia di ogni singola pasticceria o famiglia: ne esistono tante varianti quanti sono gli abitanti di Roma! Alcuni usano le mandorle, altri le nocciole. Alcuni fanno una glassa con la ghiaccia reale, altri con olio d’oliva e zafferano. Altri ancora aggiungono semplicemente uno strato di uovo. Ciò che non cambia è il suo profondo legame con Roma e con il Natale nella Città Eterna.


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