Celebrating… ancient Roman style! (Photo: Everett Collection/Shutterstock)

Capodanno is, on the Italian calendar, the second most important holiday in the season,  just after Christmas and just before Epifania. From a religious point of view, of course, the day of the Befana is more important – and not because of the Befana – but all in all, we tend to celebrate the 6th of January, the day when the Wise Kings met Baby Jesus, in a more subdued manner: there are presents and there is loads of food, but the end of the holidays looms and those January blues are just around the corner.

 Celebrations for the new year are, pretty much everywhere, on the 31st of December and the 1st of January, besides places where Christian Orthodox and Chinese traditions are followed: but in the rest of the world, and in Italy for sure, that’s the way it has always been. Or has it?

 You may be surprised to know that no, it hasn’t always been the case. Our beloved forefathers the Romans, for instance, didn’t quite start celebrating the new year in December until a century and a half before the birth of Christ, because for them the beginning of the new year was on the first day of March. Terentius, important playwright of the republican period,  explained it was the second king of Rome,  Numa Pompilius, to set the date on the first day of the month dedicated to Mars, god of war and battle, whose cult was incredibly widespread in a nation of warriors such as the Kingdom of Rome. There was also, of course, the fact that March is the month when nature awakens from winter, and quite nothing spells “new beginning” as much as that.

Marcus Terentius Varro, important playwright of the Republican period (Copyrighted work available under Creative Commons Agreement. Author: Unknown. Public Domain).

 When and how the Romans moved the beginning of the new year to the month of January is a debated matter. Some date the moment to 191 BC, when the Lex Acilia de Intercalando was promulgated on behalf of consul Manius Acilius Glabrio; this law left to the discretion of the pontiffs the possibility to use or omit the intercalary month, which was used to align the calendar year to the seasons. Others believe it was Julius Caesar himself who, with his calendar reform in 46 BC, moved the beginning of the year two months earlier. But it is probably another theory, one that wants a consul, Quintus Fulvius Nobilior, as the proponent of the change, to be more likely. Consuls were elected in December, some months earlier than the Ides of March, when they would take up office. But Fulvius Nobilior needed to do so straight away, because he had some serious home issues, the Celtiberian revolts in Spain, to take care of so he asked the Senate – and obtained – to take up office immediately. Since then, this exception became the rule and Rome’s Capodanno moved to December.

 How did the Romans celebrate the new year, you may wonder… well, thinking of it, not very differently from how we celebrate it today. The Romans were the first to believe that what you do on New Year’s Day, you’ll do all year round, a saying we still love today in Italy: for this reason, they would always work a few hours, to ensure they’d have employment for the rest of the year. They were also keen on gift exchange, something we still do during the holiday season, even if we now prefer Christmas for that; their little, new year’s gifts were called strenae (a word we Italians still use, albeit it is a tad old-fashioned, which means, indeed, “present”) and were, more often than not, very simple, nothing more than some dried figs and dates, nuts,  or some honey: a symbol of abundance and a wish for the new year to be bountiful. Another traditional gift for the new year was plates filled with acorns, which symbolized strength.

Believe it or not, it was also customary to gift your friends a snake for New Year’s Day. Yes, a snake. But it didn’t have to be real, thanking the gods, because rings, bracelets, or utensils with their depiction were enough to ensure the receiver would enjoy good fortune all year long. Snakes were a symbol of health and were associated with the cult of the sabine goddess Strenua, from whom, by the way, came the word strena (strenae at the plural)  we mentioned before. In his works, Varro tells us that laurel branches, which were sacred to Strenua, were known as strenae, and they were considered a symbol of happiness and protection from negativity.

 Exchanging presents at the beginning of the new year was really an act of love, as you wished upon the receiver good health, wealth, and fortune, all in one simple gesture. Ah, the Romans… How cool they were.

Capodanno è, nel calendario italiano, la seconda festa più importante della stagione, subito dopo il Natale e appena prima dell’Epifania. Da un punto di vista religioso, naturalmente, il giorno della Befana è più importante – e non a causa della Befana – ma tutto sommato, si tende a festeggiare il 6 gennaio, il giorno in cui i Re Magi incontrarono Gesù Bambino, in modo più sommesso: ci sono regali e c’è un sacco di cibo, ma la fine delle vacanze incombe e la tristezza di gennaio è dietro l’angolo.

I festeggiamenti per l’anno nuovo sono, più o meno ovunque, il 31 dicembre e il primo gennaio, a parte i luoghi dove si seguono le tradizioni cristiano-ortodosse e cinesi: ma nel resto del mondo, e in Italia di sicuro, è sempre stato così. O forse no?

Forse vi sorprenderà sapere che no, non è sempre stato così. I nostri amati antenati, i Romani, per esempio, non iniziarono a festeggiare l’anno nuovo a dicembre fino a un secolo e mezzo prima della nascita di Cristo, perché per loro l’inizio dell’anno nuovo era il primo giorno di marzo. Terenzio, importante drammaturgo del periodo repubblicano, spiegò che fu il secondo re di Roma, Numa Pompilio, a fissare la data nel primo giorno del mese dedicato a Marte, dio della guerra e della battaglia, il cui culto era incredibilmente diffuso in una nazione di guerrieri come il Regno di Roma. C’era anche, naturalmente, il fatto che marzo è il mese in cui la natura si risveglia dall’inverno, e niente incanta come questo “nuovo inizio”.

Quando e come i Romani abbiano spostato l’inizio del nuovo anno al mese di gennaio è una questione dibattuta. Alcuni fanno risalire il momento al 191 a.C., quando fu promulgata la Lex Acilia de Intercalando a nome del console Manius Acilius Glabrio; questa legge lasciava alla discrezione dei pontefici la possibilità di usare o omettere il mese intercalare, che serviva per allineare l’anno solare alle stagioni. Altri ritengono che sia stato lo stesso Giulio Cesare che, con la sua riforma del calendario nel 46 a.C., spostò l’inizio dell’anno a due mesi prima. Ma è probabilmente un’altra teoria, quella che vuole un console, Quintus Fulvius Nobilior, come colui che propose il cambiamento, ad essere la più probabile. I consoli venivano eletti a dicembre, alcuni mesi prima delle Idi di marzo, quando si sarebbero insediati. Ma Fulvius Nobilior aveva bisogno di farlo subito, perché aveva seri problemi interni, le rivolte dei Celtiberi in Spagna, di cui occuparsi, così chiese al Senato – e ottenne – di entrare in carica immediatamente. Da allora, questa eccezione divenne la regola e il Capodanno di Roma si spostò a dicembre.

Come festeggiavano i Romani il nuovo anno, vi chiederete… beh, a pensarci bene, non molto diversamente da come lo festeggiamo noi oggi. I Romani furono i primi a credere che quello che si fa a Capodanno, si farà per tutto l’anno, un detto che in Italia amiamo ancora oggi: per questo motivo, lavoravano sempre qualche ora, per assicurarsi di avere lavoro per il resto dell’anno. Erano anche amanti dello scambio di regali, cosa che noi facciamo ancora durante le feste, anche se ora preferiamo il Natale; i loro piccoli doni per l’anno nuovo si chiamavano strenae (parola che noi italiani usiamo ancora, anche se è un po’ antiquata, che significa, appunto, “regalo”) ed erano, il più delle volte, molto semplici, niente di più che qualche fico secco e dattero, noci, o del miele: un simbolo di abbondanza e un augurio di abbondanza per il nuovo anno. Un altro regalo tradizionale per l’anno nuovo erano piatti pieni di ghiande, che simboleggiavano la forza.

Che ci crediate o no, si usava anche regalare agli amici un serpente per Capodanno. Sì, un serpente. Ma non doveva essere reale, ringraziando gli dei, perché anelli, braccialetti o utensili con la loro raffigurazione erano sufficienti a garantire al destinatario la fortuna per tutto l’anno. I serpenti erano un simbolo di salute ed erano associati al culto della dea sabina Strenua, da cui, tra l’altro, veniva la parola strena (strenae al plurale) di cui abbiamo parlato prima. Nelle sue opere, Varrone ci dice che i rami di alloro, che erano sacri a Strenua, erano conosciuti come strenae, ed erano considerati un simbolo di felicità e protezione dalla negatività.

Scambiarsi i regali all’inizio del nuovo anno era davvero un atto d’amore, poiché si augurava al destinatario buona salute, ricchezza e fortuna, tutto in un semplice gesto. Ah, i Romani… Com’erano cool!


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