Il Governo lavora anche oggi, il giorno di Ferragosto. A Palazzo Chigi, in questi giorni di canicola, si sono alternati il Premier Letta e il suo Vice, Alfano. Il riscontro dovrebbe generare una sensazione di solidità perché la calma, invece, è solo apparente.
 
La condanna definitiva per frode fiscale pronunciata dalla Corte di Cassazione contro l’imputato Silvio Berlusconi ha riacceso la miccia. Inevitabile, d’altronde, per questa strana, bizzarra e appiccicaticcia maggioranza, retta da centrodestra e centrosinistra, accapigliarsi giornalmente su qualsiasi situazione. Il Ministro dell’Economia, Saccomanni, cresciuto alla scuola di pensiero e di azione del Presidente della Banca Centrale Europea Draghi, reputa complicato eliminare totalmente la tassa sulla prima casa?
Insorge il Pdl (che pure sostiene nel Governo il dicastero economico) chiedendo risolutamente al Ministro di non considerare più la tassa sull’Imu, sulla cui auspicata cancellazione il centrodestra ha costruito la sua ultima campagna elettorale.
 
Ma è sul futuro di Berlusconi che il Partito Democratico si sta gradualmente spaccando. Come giustificare, davanti alla base elettorale, il ventilato salvataggio del Cavaliere avallando il tentativo (in atto) di una sorta di amnistia dalla condanna inflittagli? Non farti logorare dai ricatti della destra, il consiglio elargito dal Segretario del PD, Epifani, al Presidente del Consiglio.
 
La legalità di un Paese, il rispetto di una sentenza emessa da un Tribunale di uno Stato democratico, viene prima della stabilità e della sopravvivenza di questo (strambo) Esecutivo. Ecco il concetto espresso da Epifani. Come dire: non salveremo Berlusconi. Non chiedeteci di votare provvedimenti a suo esclusivo vantaggio, come richiesto dai vertici del centrodestra. Aggiungete che, alla luce della sentenza ormai passata in giudicato, nei prossimi giorni la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato voterà per la decadenza (o meno) da parlamentare di Berlusconi. Se così fosse, praticamente espulso dal Parlamento, Berlusconi dovrebbe scontare la sua pena. Non in carcere ma agli arresti domiciliari o affidato ai servizi sociali. Lo smacco finale, nonostante i quasi dieci milioni di italiani che, nelle ultime elezioni, lo hanno votato.
 
Noi saremo contro il Cavaliere, ha tuonato Epifani, ovvero il leader di uno dei partiti pro-Governo. Nessun salvacondotto, c’è una sentenza e da quella si inizia a discutere. È la sintesi del muro contro muro.
 
Ecco perché questo stralcio infuocato d’estate annuncia tempesta. Il Governo si avvia malinconicamente verso un piano inclinato. Senza più coesione, squarciato dal caso-Berlusconi (l’ennesimo), senza più poter emanare provvedimenti per uscire definitivamente dalla crisi, avvitato su sè stesso, boccheggiante e privo di futuro, l’Esecutivo sarebbe costretto alla resa, rimettendo (ancora una volta…) nelle mani del Presidente della Repubblica il destino di un’ennesima crisi al buio.
 
Crescono le possibilità allora di una tornata elettorale in autunno, con il rischio (evento mai accaduto nella storia repubblicana) che il leader di una coalizione in lizza non possa svolgere la propria campagna perché – pensate un po’ – agli arresti domiciliari. Buffo paese, l’Italia, in questi ultimi vent’anni. Governato (da tutti) in modo maldestro. Sempre sull’orlo del precipizio.

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