La scelta di allontanarsi dalla propria città e dagli affetti, a volte non è dettata da uno stato di necessità economica o di tipo formativo. Nel panorama di coloro che sono andati via da Reggio Calabria rientra anche chi, come Alessandro Neto, 32 anni, ha deciso di provare nuove esperienze. “Per me non si è trattata di una vera e propria fuga, poiché, quando sono diventato maggiorenne ho avuto il desiderio di scoprire cosa ci fosse oltre l’uscio di casa. Dopo la laurea in Scienze Politiche con indirizzo politico-internazionale all’Università Cattolica di Milano ed il successivo stage a Bruxelles al Quartiere Generale della Nato, ho deciso di intraprendere, nel 2009, la carriera diplomatica, prestando servizio alla Farnesina all’Unità per i Balcani occidentali”. Da luglio di quest’anno Alessandro Neto ricopre l’incarico di Primo segretario nell’ambasciata d’Italia a Belgrado e quello di Console in Serbia.
“Le esperienze vissute negli ultimi quindici anni in giro per l’Europa mi hanno arricchito moltissimo, anche grazie al costante contatto con persone e abitudini diverse dalla nostra cultura. Oggi, l’idea di vivere all’estero è più che altro un’abitudine mentale, considerato che i nuovi mezzi di comunicazione hanno ridotto al minimo le distanze. Certo, nessuna tecnologia potrà mai sostituire il piacere di una passeggiata sul Lungomare gustandosi un bel gelato, o di un tramonto nell’incantevole cornice di Scilla.
Reggio Calabria – continua Alessandro Neto in un’intervista alla Gazzetta del Sud – avrebbe così tanto da mostrare a tutto il mondo che è un grande dispiacere non poterla ancora vedere al centro dei grandi circuiti turistici mondiali. La spinta per un vero cambiamento in positivo della città, è tutta nella creatività, nella spregiudicatezza ed in una buona dose di ambizione dei giovani reggini. E nel mio piccolo, essere ‘ambasciatore’ di Reggio nel mondo, sarà sempre più appagante di qualunque altro incarico governativo”.
C’è chi ha scelto di rappresentare la propria terra all’estero e chi, invece, ha deciso di portare con sé una testimonianza delle proprie tradizioni. Angela De Lorenzo, sposatasi giovanissima e trasferitasi a Los Angeles per seguire il marito, ha fatto diversi sacrifici per ambientarsi, ma con ottimi risultati. “Non conoscevo la lingua e mi sentivo come un pesce fuor d’acqua in un mondo nuovo e diverso. Provavo molta nostalgia, mi mancavano i miei familiari, le amiche e la mia terra. Col tempo però, le cose sono cambiate. Professionalmente, ho ricevuto grandi soddisfazioni con l’insegnamento nelle scuole pubbliche”.
Oggi Angela, insieme ai figli, gestisce un ristorante in America mantenendo salde le tradizioni culinarie calabresi. “Affinché Reggio Calabria sia in grado di offrire opportunità ai giovani, è necessario che le imprese locali facciano qualcosa per loro. Le nuove generazioni sono il futuro del nostro Paese e sono convinta che l’Italia abbia le risorse per consentire tutto questo”.
Per il figlio maggiore, Joseph, il problema calabrese è di natura politica: “In Italia ho notato una carenza di organizzazione sul piano politico e questo è più evidente in Calabria che in altre parti del Paese. Purtroppo, esistono forti gruppi di interesse a livello locale che badano al proprio tornaconto, impedendo una sana crescita economica. È necessario che la politica cambi mentalità e vada incontro alle vere esigenze dei cittadini, migliorando la sanità, curando il decoro urbano, aiutando le imprese locali e dare opportunità ai laureati. Se gli italiani mettessero nella politica la stessa passione che dedicano da sempre all’arte, alla cucina e alla moda, le cose cambierebbero concretamente”.
A testimoniare il disagio vissuto dal mondo giovanile è Antonino Arcidiaco, 20 anni, studente di Ingegneria informatica al Politecnico di Milano. “Per quanto ami la mia città sapevo di doverla lasciare. Le opportunità e, soprattutto, la qualità della formazione universitaria che avrei ottenuto in Calabria, non sarebbero state sufficienti per competere nel mondo del lavoro. Milano è stata la scelta naturale, qui ho conosciuto il significato di meritocrazia. Mi sarebbe piaciuto poter avere tutto questo anche nella mia terra, ma, allo stato dei fatti, a Reggio Calabria c’è una mentalità chiusa, diffidente e non ricettiva nei confronti del progresso e dei benefici che esso genera. Le tradizioni – continua il giovanissimo Antonino Arcidiaco – sono importanti ed è fondamentale preservarle, ma, se la classe dirigente non cambia atteggiamento, a comandare saranno sempre i più furbi, pronti a sfruttare la povera gente per i loro interessi”.