The Apostle Thaddeus, in a mosaic at San Vitale Basilica (Photo: Neil Harrison/Dreamstime)

I don’t know how common it is in US schools, but here in Italy, at least when I was a child in the 1980s, it was quite common to create colorful paper mosaics during art class: you’d buy these colored, shiny paper sheets, which you’d cut into tiny squares and glue onto drawings to color them. Admittedly, it was a messy job, with most children getting dirty, sticky fingers from the glue, and the paper mosaic pieces being of a variety of irregular shapes, rather than perfect squares. 

Those early attempts at mosaic art weren’t only creative endeavors, but also a way to make us learn more about the traditional craft of mosaic artists past and present in our country. And the Italian name we associate the most with it is, without a doubt, Ravenna

Once the capital of the Roman Empire, Ravenna was the heart of the Byzantine world in Italy and, in later centuries, it conquered the heart of Dante Alighieri, Lord Byron, Giacomo Leopardi, and Gustav Klimt, among others. In earlier days, Ravenna had been the home of the greatest Empress of the Roman World, Galla Placidia, whose mausoleum is, in fact, one of the places in town with the most beautiful mosaics. 

Historians date the first mosaics to 3,000 years before the birth of Christ and the Sumerian civilization when they were used to decorate homes with colorful geometrical patterns. The Greeks also loved the style but, at last until the 1st century BC, they’d used cobbles rather than more regularly-cut stones. Here, we began seeing more complex representations, including mythological figures and everyday life scenes. The Romans were keen on mosaics, too, and used the technique widely in their homes, as we learned through many archaeological wonders including those in the Villa del Casale, the Taberna Medica in Rimini, the Casa dellOrso in Pompeii and, indeed, the Domus dei Tappeti di Pietra in Ravenna. 

With Christianity, the popularity of mosaic art developed further, but it was the Byzantines who truly brought it to its climax, between the early 4th and early 6th century AD: it is in this period that Ravenna became the Mediterranean capital of mosaic art, a time that corresponded to its stint as capital of the Roman Empire – or what remained of it. Key to the development of the art was the wish to richly decorate the walls and ceilings of religious buildings using a wealth of stones, enamels, and gold. In the Middle Ages, mosaics became a tool to represent events of the Bible, while modern and contemporary art rediscovered them as a creative means that can merge textures and colors perfectly to represent the dream-like world of surrealists like Gaudì, Klimt, and Mirò.

Making a mosaic isn’t as simple as it may seem, because the artist must have an eye not only for the specific nuances of each piece but also for their shape and size: it is a job that only human hands can do, the old-fashioned way, with scalpels and small mallets, using jewel-like geometrical fragments mostly coming from polychromous stones and marbles, enamels and gold. Usually, they are directly applied to a previously created drawing to fill it with colors and light. 

Mosaics in San Vitale Basilica, in Ravenna (Photo: Wieslaw Jarek/Dreamstime)

Ravenna is considered the capital of Italian mosaic because of the wealth of artistic examples of the technique it holds within: we already mentioned the Galla Placidia’s Mausoleum, but perhaps the most famous of all mosaici ravennati are those in the Basilica of Sant’ Apollinare Nuovo, the Mausoleum of Theodoric and the Basilica of San Vitale. 

Impressive is also the collection of modern and contemporary mosaics at Ravenna’s Museo dArte (MAR). To be truthful, we should add the beautiful Romagna city does share the title of capital of mosaic art with Sicily, in particular with Monreale and Palermo, home to some of the most beautiful and rich examples of the art in the world: those in the Duomo di Monrealeespecially the majestic Pantocrator, and those in the Cappella Palatina in Palermo. 

Today, the art of mosaic still thrives in Italy, also thanks to important schools, like the one in Spilimbergo, Friuli Venezia-Giulia, which has been training mosaic artists since 1922. Ravenna is known for itScuola del Restauro del Mosaico, where young artists can learn how to restore and safeguard precious examples of mosaic art from the past. The Liceo Artistico P.L. Nervi — G. Severini and the Accademia di Belle Arti di Ravenna are among the only public schools in Italy offering mosaic courses at the second and third level respectively. There are also several recognized private courses to learn the art, including Marco Santi’s Gruppo Mosaicisti, the Koko Mosaico Ravenna, Luciana Notturni’s Mosaic Art School, and Pixel Mosaic. All these are organized and held by mosaic artists and restorers in their ateliers. 

Ravenna has also a dedicated research center, the International Center for the Documentation of Mosaic, a section of MAR created in 2003, which focuses on the promotion of research and studies on the art of mosaic, as well as its valorization as part of Ravenna and Italy’s heritage, and a contemporary form of artistic expression. 

Non so quanto sia comune nelle scuole americane, ma qui in Italia, almeno quando ero bambina negli anni Ottanta, era abbastanza comune creare mosaici di carta colorata durante le lezioni di arte: si compravano questi fogli di carta colorata e lucida, che si tagliavano in piccoli quadrati e si incollavano sui disegni per colorarli. Certo, si trattava di un lavoro disordinato: la maggior parte dei bambini si sporcava le dita con la colla e i pezzi del mosaico di carta avevano una varietà di forme irregolari, piuttosto che essere quadrati perfetti. 

Quei primi tentativi di mosaico non erano solo un’impresa creativa, ma anche un modo per farci conoscere meglio il mestiere tradizionale degli artisti del mosaico passati e presenti nel nostro Paese. E il nome italiano che più vi associamo è, senza dubbio, Ravenna. 

Un tempo capitale dell’Impero Romano, Ravenna è stata il cuore del mondo bizantino in Italia e, nei secoli successivi, ha conquistato il cuore di Dante Alighieri, Lord Byron, Giacomo Leopardi e Gustav Klimt, tra gli altri. In precedenza, Ravenna era stata la dimora della più grande imperatrice del mondo romano, Galla Placidia, il cui mausoleo è, infatti, uno dei luoghi della città con i mosaici più belli. 

Gli storici fanno risalire i primi mosaici a 3.000 anni prima della nascita di Cristo e alla civiltà sumera, quando venivano utilizzati per decorare le case con motivi geometrici colorati. Anche i Greci amavano questo stile ma, fino al I secolo a.C., utilizzavano ciottoli piuttosto che pietre dal taglio più regolare. Qui si iniziarono a vedere rappresentazioni più complesse, tra cui figure mitologiche e scene di vita quotidiana. Anche i Romani erano appassionati di mosaico e utilizzavano ampiamente questa tecnica nelle loro case, come abbiamo appreso da molte meraviglie archeologiche, tra cui quelle della Villa del Casale, della Taberna Medica di Rimini, della Casa dell’Orso a Pompei e, appunto, della Domus dei Tappeti di Pietra a Ravenna.

Con il Cristianesimo, la popolarità dell’arte musiva si sviluppò ulteriormente, ma furono i Bizantini a portarla al suo apice, tra l’inizio del IV e l’inizio del VI secolo d.C.: è in questo periodo che Ravenna divenne la capitale mediterranea dell’arte musiva, un periodo che corrispondeva alla sua permanenza come capitale dell’Impero Romano – o di ciò che ne rimaneva. Fondamentale per lo sviluppo di quest’arte fu il desiderio di decorare riccamente le pareti e i soffitti degli edifici religiosi utilizzando una grande quantità di pietre, smalti e oro. Nel Medioevo il mosaico divenne uno strumento per rappresentare gli eventi della Bibbia, mentre l’arte moderna e contemporanea lo ha riscoperto come mezzo creativo in grado di fondere perfettamente texture e colori per rappresentare il mondo onirico di surrealisti come Gaudì, Klimt e Mirò.

Realizzare un mosaico non è così semplice come può sembrare, perché l’artista deve avere occhio non solo per le sfumature specifiche di ogni pezzo, ma anche per la loro forma e dimensione: è un lavoro che solo le mani dell’uomo possono fare, alla vecchia maniera, con scalpelli e martelletti, utilizzando frammenti geometrici simili a gioielli provenienti per lo più da pietre e marmi policromi, smalti e oro. Di solito vengono applicati direttamente su un disegno precedentemente creato per riempirlo di colori e di luce.

Ravenna è considerata la capitale del mosaico italiano per la ricchezza di esempi artistici della tecnica che custodisce al suo interno: abbiamo già citato il Mausoleo di Galla Placidia, ma forse i più famosi di tutti i mosaici ravennati sono quelli della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, del Mausoleo di Teodorico e della Basilica di San Vitale. 

Impressionante è anche la collezione di mosaici moderni e contemporanei del Museo d’Arte di Ravenna (MAR). A onor del vero, bisogna aggiungere che la bella città romagnola condivide il titolo di capitale dell’arte musiva con la Sicilia, in particolare con Monreale e Palermo, che ospitano alcuni dei più belli e ricchi esempi di quest’arte al mondo: quelli del Duomo di Monreale, in particolare il maestoso Pantocrator, e quelli della Cappella Palatina di Palermo.

Oggi l’arte del mosaico è ancora fiorente in Italia, anche grazie a importanti scuole, come quella di Spilimbergo, in Friuli Venezia-Giulia, che dal 1922 forma i mosaicisti. Ravenna è nota per la sua Scuola del Restauro del Mosaico, dove i giovani artisti possono imparare a restaurare e salvaguardare preziosi esempi di arte musiva del passato. Il Liceo Artistico P.L. Nervi – G. Severini e l’Accademia di Belle Arti di Ravenna sono tra le uniche scuole pubbliche in Italia che offrono corsi di mosaico rispettivamente di secondo e terzo livello. Esistono anche diversi corsi privati riconosciuti per l’apprendimento dell’arte, tra cui il Gruppo Mosaicisti di Marco Santi, il Koko Mosaico Ravenna, la Scuola d’Arte Mosaicistica di Luciana Notturni e Pixel Mosaic. Tutte queste iniziative sono organizzate e tenute da artisti mosaicisti e restauratori nei loro atelier. 

A Ravenna è presente anche un centro di ricerca dedicato, il Centro Internazionale di Documentazione del Mosaico, una sezione del MAR nata nel 2003, che si occupa di promuovere ricerche e studi sull’arte del mosaico, nonché sulla sua valorizzazione come parte del patrimonio di Ravenna e dell’Italia e come forma di espressione artistica contemporanea.


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