(Ph  © Chormail| Dreamstime.com)

Performance audiovisiva di Federico Rampini a Los Angeles, dove lo scrittore e giornalista italiano presenterà il 17 settembre nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura il suo ultimo libro “Le linee rosse. Uomini, confini, imperi: le carte geografiche che raccontano il mondo in cui viviamo” (Mondadori, 2017) con uno spettacolo di suoni, luci, e proiezione di mappe molto speciali per capire il mondo (impazzito) in cui viviamo.

Viaggiamo di più. Capiamo di meno. Mentre lo attraversiamo in velocità, il mondo ci disorienta. I leader brancolano nel buio. Fissano delle “linee rosse” che non capiscono. Forse perché non leggono. Quel che il mondo vuole dirci è spiegato nelle carte geografiche, e nella loro storia. Ma quelle studiate a scuola non bastano. Bisogna penetrare il loro significato nascosto, incrociare il paesaggio terrestre con le storie delle civiltà, dei popoli e degli imperi.

Ogni crisi – dai profughi alla Corea del Nord, dal terrorismo al cambiamento climatico, dagli autoritarismi ai nuovi protezionismi, dalle “missioni impossibili” di papa Francesco all’inquietante utopia dei social media – ci sfida a capire.

Una traversata coast-to-coast rivela che la supremazia degli Stati Uniti affonda le radici nella peculiarità del suo territorio. Le due Americhe sono separate da linee di frattura geografiche e razziali, religiose e sociali. Le stesse che spaccano l’Europa tra globalisti e sovranisti. La geografia storica dei populismi riconduce all’Italia dei tempi di Mussolini.

I confini dell’Europa unita hanno un’impronta germanica fin dal Sacro Romano Impero. La Cina costruisce una Nuova Via della Seta, sulla quale inseguo le tracce di un esploratore italiano nel deserto di Gobi. L’espansionismo giapponese aiuta a decifrare la trappola della Corea del Nord. In Russia esploro la continuità tra gli zar e Putin. In India visito l’epicentro di uno scontro di civiltà. Un soggiorno nel Medioevo birmano, in Vietnam e in Laos dimostra che sta vincendo il “duro” benessere senza le libertà.

Un missionario tra i musulmani ripropone la domanda di Stalin su “quante divisioni ha il papa”. Il peso della Chiesa aiuta a capire il dibattito italiano sui profughi. I tracciati delle migrazioni/invasioni ci riportano alla caduta dell’Impero romano.

Il potere delle mappe decide la sorte degli imperi: da Cristoforo Colombo a Google Maps. Il cambiamento climatico ridisegna gli atlanti a una velocità angosciante, la geografia dell’Artico e delle rotte navali cambia sotto i nostri occhi. E infine l’Italia vista da “tutti gli altri” aiuta a capire chi siamo davvero. 

Nella sua ricognizione delle linee di forza che stanno ridefinendo gli assetti geopolitici e geoeconomici globali, Federico Rampini mostra e insegna a leggere la nuova cartografia del mondo, per “guardare dietro le apparenze” della realtà di oggi e per rendere i viaggiatori del Terzo millennio più consapevoli di quelle che saranno domani le possibili mete.

Federico Rampini vive a New York del 2009 in qualità di caporedattore negli Stati Uniti per il quotidiano la Repubblica. In precedenza è stato corrispondente dello stesso giornale a Beijing, inaugurandovi nel 2004 la redazione cinese. Dal 2000 al 2004 è stato corrispondente sempre de la Repubblica per la costa occidentale americana, da San Francisco. Dal 1997 al 2000, è stato direttore europeo de la Repubblica e ha coperto la creazione dell’euro a Bruxelles e a Francoforte. Ha insegnato alle Università di Berkeley e Shanghai ed attualmente insegna presso la Bocconi a Milano. Copre i summit internazionali G7, G20. È autore di numerosi saggi su economia globale e questioni politiche e i suoi libri sono tradotti in francese, spagnolo e portoghese. Fa parte del Council on Foreign Relations.

Il suo intervento all’Istituto Italiano di Cultura avrà inizio alle ore 18.30 e sarà ad ingresso libero.


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