Puglia non vuol dire solo mare e sole. Tante sono le ricchezze in campo artistico, architettonico, storico e, cosa che non guasta, gastronomiche. La zona sud-est della provincia di Bari vanta davvero un gran numero di eccellenze che meritano di essere svelate.
Ad Acquaviva delle Fonti si va per assaggiare la celebre cipolla rossa dalle eccezionali ed insolite dimensioni e presidio Slow Food regionale. I produttori sono riuniti in consorzio. Da provare i prodotti della dolceria Sapone che con la cipolla rossa produce anche il panettone. Tra i luoghi di interesse storico artistico, c’è la concattedrale di Sant’Eustachio, edificata nel XII secolo dal feudatario normanno Roberto Gurgulione, fu ristrutturata ed ampliata intorno alla seconda metà del Cinquecento dal conte Alberto Acquaviva d’Aragona.
Di stile rinascimentale, le decorazioni all’interno sono ottocentesche. Il palazzo De Mari-Alberotanza, costruito dal principe Carlo de Mari alla fine del XVII secolo inglobando un torrione dell’ex castello normanno, fu realizzato dall’architetto genovese Riccobuono. Presenta sulla facciata principale una triplice balconata balaustrata sul grandioso portale d’ingresso di gusto napoletano. Particolare la successione di maschere sotto il cornicione, mentre presenta una corte interna con loggiato al primo piano e stemma araldico dei principi de Mari.
Rutigliano è celebre per la produzione su vasta scala di pregiate qualità di uva da tavola, come Italia, Victoria e Red globe, come quella coltivata dall’azienda Dell’Edera.
Il castello normanno fu fatto demolire nel 1618 dal priore del Capitolo della Basilica di San Nicola di Bari, in quel tempo feudatario di metà territorio rutiglianese. Sopravvivono soltanto due delle originarie quattro maestose torri normanne quadrangolari, di cui una quasi intatta. Rimane ancora integro il portale di accesso alla corte che invece risulta molto manomessa. La torre normanna è formata da più piani sovrapposti fino al terrazzo sovrastante ed è di proprietà privata della famiglia Antonelli, per eredità ricevuta dalle estinte famiglie Torres e Ribera. In alcuni periodi dell’anno, le associazioni archeologiche locali incaricano guide turistiche che consentono di visitarla.
Anche Noicattaro è un importante centro di produzione ed esportazione di uva da tavola, oltre che di taralli e prodotti da forno. Il centro antico nojano (Noja è il nome antico del paese) ha la forma di un cuore ed è tutto raccolto intorno alla Collegiata di Santa Maria della Pace (chiesa matrice), in stile romanico-pugliese.
Il centro è caratterizzato da stradelle e viuzze, scale esterne e camini in muratura che svettano verso l’alto.
Le abitazioni, costituite da un’architettura molto povera, sono in pietra viva o tufo per la maggior parte si sviluppano sotto il livello stradale. Ogni tanto l’intrico di stradine si apre in piccole piazze (Largo Pagano) e inoltre non passano inosservate le innumerevoli edicole votive, simboli di un popolo molto devoto ai propri santi. Da vedere anche la chiesa del Carmine in stile barocco, la chiesa della Lama e quella dell’Immacolata.
Conversano è famosa per la produzione di ciliegie, soprattutto nelle varietà Giorgia e Ferrovia. Il castello si trova sulpunto più alto della collina su cui sorge la città, in una posizione in grado di dominare l’intero territorio circostante fino al mare, e delimita l’antico largo della Corte, un’ampia piazza dalla forma irregolare da sempre fulcro della vita cittadina.
Del castello, che si presenta oggi come una cittadella in pietra costituita da edifici di diverse epoche e gusti architettonici, si può apprezzare ora l’aspetto inespugnabile, ora la raffinatezza degli ambienti signorili più tardi. Esso è stato residenza dei conti di Conversano per quasi sette secoli, sin da epoca normanna. Tuttavia la sua storia è ben più antica: probabilmente già al tempo della guerra greco-gotica (VI secolo d.C.).
Sullo stesso luogo sorgeva un edificio di difesa che inglobava un tratto delle mura megalitiche dell’antica città di Norba. Di sicuro i primi feudatari normanni imposero nell’XI secolo la ricostruzione di un maniero sulle rovine del precedente. Del nucleo originario normanno si conserva oggi una torre a base quadrata, nota come torre maestra e un affresco posto sulla volta dell’ingresso originario, raffigurante i santi Cosma e Damiano. In seguito, importanti lavori di ampliamento furono realizzati, tra gli altri, dai conti Lussemburgo (XIV secolo) che fecero edificare l’alta torre circolare all’angolo nord, proprio dove il crinale dell’acropoli si faceva più ripido.
Intorno al 1460, gli Acquaviva costruirono una torre a base dodecagonale, più tozza e con le mura a scarpata, particolarmente ardita dal punto di vista ingegneristico: al suo interno infatti, è presente una cisterna attorno alla quale gira un corridoio munito di caditoie. L’ingresso attuale si apre lungo il muro di cinta posto su piazza Conciliazione, costruito nel 1710 per volere della contessa Dorotea Acquaviva. È possibile così accedere a un cortile interno che a sua volta garantisce l’accesso al porticato tardo-rinascimentale.
Attualmente il castello è solo parzialmente di proprietà comunale, mentre alcune ali, inclusa la camera nuziale decorata con le scene dell’Antico Testamento di Paolo Finoglio, sono tuttora proprietà private. Nell’area pubblica ha oggi sede la Pinacoteca civica che espone le grandi tele del ciclo della Gerusalemme Liberata, opera del Finoglio.
Casamassima era detto il paese azzurro per il colore delle sue facciate. Oggi si cerca di recuperare il passato, ma la strada da percorrere per i restauri è ancora lunga.
Da vedere le chiese Madre e del Purgatorio e la torre dell’Orologio. Qui ha sede la premiata Masseria delle Monache, che alleva circa 90 vacche e conferisce latte ad una grande cooperativa. Vi si producono mozzarelle, primo sale e anche focacce di grano Senatore Cappelli.
Infine sulle rive dell’azzurro mare pugliese ecco Mola di Bari, con il castello angioino, visitabile grazie alla pro Loco, (www.assproloco.it), e la chiesa matrice in stile rinascimentale con pregevoli opere pittoriche e scultoree.