Quando impariamo una lingua, la grammatica ci fa ricordare che la vita ha tre tempi, il passato, il presente e il futuro. Purtroppo, non utilizziamo questi tempi al meglio, spesso ne utilizziamo soltanto due e c’è anche chi ne utilizza solo uno.
 
Viviamo nel presente e il linguaggio della nostra quotidianità lo riflette. Quando lavoriamo, le frasi che utilizziamo quasi sempre sono legate al presente per i compiti che svolgiamo al lavoro, la spesa per i pasti e anche per i nostri passatempi. La commessa al negozio non ci chiede cosa volevamo, o vorremo, ma cosa vogliamo. L’architetto ci chiede come viviamo oggi per disegnare la casa nella quale continueremo a vivere in quel modo anche domani.
 
Indubbiamente il presente è il tempo più importante, però la nostra vita quotidiana, il nostro Paese, i nostri luoghi di lavoro e di divertimento sono il risultato di tutto quel che è successo nel passato. Purtroppo c’è gente per la quale il passato ha creato catene che si continuano a portare ogni giorno della vita.
 
 Non dovremmo imparare la Storia per ricordare torti e malfatti che abbiamo sofferto. Dovremmo impararla per vedere e capire gli sbagli del passato e dunque per evitare di commetterli nel futuro come troppo spesso facciamo, sia come individui che come popolazione. Per molti, troppi di noi, il passato ha creato le catene che ci impediscono di proseguire verso il terzo tempo che spesso scordiamo e che non è ancora stato scritto: il futuro.
 
Il passato e il presente sono l’anteprima del futuro e non ci rendiamo conto della lezione più importante che la Storia possa insegnarci: la vita è in continuo movimento.
Sentiamo ogni giorno frasi come: “è andata bene fino ad ora, perché dobbiamo cambiare?”, oppure “come possiamo pensare al futuro quando non abbiamo ancora risolto i problemi del passato?”. Frasi del genere creano la mentalità che ci impedisce di guardare verso il futuro.
 
La Natura ci dimostra inequivocabilmente come ogni creatura deve cambiare per adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente. Noi esseri umani siamo l’unico animale capace di cambiare l’ambiente e per questo non ci rendiamo conto che dobbiamo cambiare anche noi stessi e non cambiare solo il luogo dove viviamo.
Non sempre risolviamo problemi perché cerchiamo una risoluzione durevole, anzi spesso non li risolviamo perché non vogliamo tagliare i ponti con il passato che consideriamo più importante del nostro futuro.  
 
Sia come individui che come comunità, siano nazionali/etniche (non sempre la stessa cosa) o religiose, ci teniamo a immortalare conflitti del passato e a cercare rivendicazioni per offese fatte non nel corso della nostra vita, ma fin troppo spesso commesse generazioni, o secoli fa.
 
Viviamo il nostro presente nella ricerca costante di far pagare chi ci ha fatto torti (a noi o ai nostri avi…), oppure per avere una rivincita o per fare un dispetto a chi ci è antipatico. Infatti, questo è spesso il motivo per cui non pensiamo di agire per quel che è meglio per noi, o per crescere nel futuro.
 
Quando parliamo della politica e delle sue istituzioni non vogliamo capire che esse, come noi, non sono eterne e che sono anche la riflessione di cambiamenti del nostro Paese nel corso dei secoli. L’esempio più tragico e allo stesso tempo più assurdo di questo rifiuto di cambiare con il tempo, ci viene dagli Stati Uniti. 
 
La Costituzione del Paese fu ideata durante un conflitto armato con la sua ex padrona, la monarchia inglese, perciò esiste un riferimento al diritto di portare armi. Oggigiorno un diritto del genere non ha più motivo di esistere, ma molti cittadini si sentono così legati a quel diritto che rifiutano di capire che è un anacronismo in un Paese moderno. Il prezzo tragico di questa mentalità non è tanto una criminalità alta, quanto i trentamila morti per armi ogni anno, quasi tutti in situazioni familiari e non nel corso di reati.
 
In Italia il continuo fallimento del sistema del referendum ha dimostrato che molti non lo considerano più un mezzo efficace: il voto supera difficilmente il quorum. Ma qual è la risposta dei referendari? Quasi sempre di indire altri referendum a costi enormi per l’economia del Paese.
 
 In questo caso, come individui e comunità, non vogliamo riconoscere che tempi nuovi hanno bisogno di tattiche e di mentalità nuove. Ripetere gli sbagli del passato non risolve i torti subiti, bensì diventano la causa di continue discordie e tragedie come vediamo quando apriamo qualsiasi libro di Storia, compresi quelli che trattano la situazione internazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale.
 
Nel commemorare gli eroi del passato abbiamo l’usanza di credere che mantenere “puri” i nostri ricordi di loro e di non cambiare quel che loro hanno creato non riconosce che, come loro hanno voluto migliorare il mondo, anche noi abbiamo un obbligo da onorare e cioè di cercare sempre il meglio.
 
 I continui sviluppi nella tecnologia di ogni genere degli ultimi trent’anni, e non solo nel campo dell’informatica, ci danno l’opportunità che nemmeno i grandi autori della fantascienza potevano immaginare pochi anni fa, figuriamoci i legislatori degli stessi anni. Leggi e istituzioni devono cambiare per tenersi al passo con questi sviluppi se no, come abbiamo visto con molte leggi, corriamo il rischio di cancellare molti passi buoni fatti nel passato.
 
Per questo motivo il tempo più importante è il futuro e dobbiamo pensare a questo e non all’eterno presente, o passato. Come individui, come Paesi e come comunità internazionale dobbiamo pensare al futuro che vogliamo e non semplicemente a correggere gli sbagli del passato. 
 
Questo futuro si costruisce in base al nostro passato, scegliendo il meglio di quel che abbiamo fatto nel corso della nostra Storia e scartare quel che ci fa male e ci impedisce di proseguire. Il presente deve essere il mezzo per creare questo futuro e non la fine in se stesso come molti fanno.
 
Il futuro si costruisce imparando ogni giorno cercando di capire non solo che la vita cambia di per sé, ma che la vita che non cambia non produce niente di utile. Noi esseri umani abbiamo un potenziale enorme, sia nel bene che nel male che ci ostiniamo a utilizzare quasi sempre per motivi sbagliati. 
Solo così facendo riusciremo a creare una vita e un mondo migliore e magari realizzare quei sogni dei grandi del passato che fino ad ora sono soltanto parole bellissime.
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