We all know that pizza, as we know it today, is a recent invention, but what if I told you that a recent archaeological discovery in Pompeii might shed some light on the existence of an ancient cousin of it?
Yes, you heard it right. The ancient city, destroyed in 79 AD by the eruption of Mount Vesuvius continues to reveal its secrets, and this time, it’s about food, something that connects us all. In a recent excavation in the insula 10 of Pompeii’s Regio IX, archaeologists uncovered a curious and quite intriguing fresco. Alessandro Russo and Gabriel Zuchtriegel gave a detailed description of it in their article published in the latest edition of theScavi di Pompei E-Journal: it depicts what appears to be a flatbread adorned with various toppings and, possibly, a spread similar to our pesto. Now, doesn’t that sound familiar? In fact, could this be an ancient precursor to our modern pizza? Of course, it’s not a pizza in the strictest sense: after all, tomatoes and mozzarella, the quintessential pizza ingredients, were not yet part of the Italian culinary landscape. But the resemblance is striking, and the discovery sparked a lively discussion among scholars and food enthusiasts alike.
The depicted flatbread, placed on a silver tray near a wine goblet, is garnished with pomegranate and possibly a date. Russo and Zuchtriegel say that the yellowish and ochre dots on the painting may suggest the use of spices as a seasoning or, perhaps, that of a popular Roman spread known as moretum in Latin. Moretum was a widespread dish in ancient Rome, typically made by crushing garlic, salt, cheese, and herbs together into a paste – sounds a bit like pesto, right? This image is part of a genre known as xenia (the word comes from the Ancient Greek word for hospitality), which was inspired by the “hospitality gifts” offered to guests according to a Greek tradition that dated back to the Hellenistic period. The xenia were still-life paintings that depicted the type of food and drink a host would offer to their guests; they were a symbol of generosity and wealth, and they often adorned the walls of dining rooms in Pompeii and other ancient cities. But the “hospitality gifts” offered to guests and depicted in the xenia were not just a matter of etiquette, they were a reflection of the host’s status and wealth. The more lavish the spread, the higher the host’s standing in society. In this context, the flatbread in the fresco, adorned with fruits and possibly moretum, could be seen as an indication of the homeowner’s prosperity and generosity.
The tradition of xenia also had a deeper, symbolic meaning: it was a way of celebrating the abundance of nature and the joy of sharing. Each item in these paintings, from the humble flatbread to the exotic pomegranate, speaks of the richness and diversity of the Mediterranean diet.
But what does this have to do with pizza? Well, let’s take a step back and consider the broader context. The fresco was found in a house that had an attached bakery, hinting at the importance of bread in the daily lives of Pompeii’s inhabitants. The flatbread in it, much like the base of a pizza, served as a canvas for a variety of toppings to create a simple yet nourishing meal.
Russo and Zuchtriegel point out that the fresco echoes a passage from Virgil’s Aeneid where the Trojan heroes, led by Aeneas, place fruits and other products on sacrificial breads that act as “tables” of sorts. While they eat, they realize a prophecy has come true, a prophecy that said they were to find a new homeland when, “driven to unknown shores (and) all food exhausted,” hunger would have led them to “devour even the tables.”
Gabriel Zuchtriegel, the director of the Pompeii Archaeological Park, underlines the connection between the fresco and Greek tradition: “We find in this fresco some themes of the Hellenistic tradition, then elaborated by authors of the Roman-imperial era such as Virgil, Martial, and Philostratus.” He points out the contrast between the simplicity of the meal and the opulence of the silver vessels where it is placed, a contrast we can perhaps see also in our pizza, a very humble dish that ended up conquering the world.
“Pompeii never ceases to amaze, it is a treasure chest that always reveals new jewels,” Gennaro Sangiuliano, Italy’s Minister of Culture states. The archaeological site, buried under ash and pumice, still holds about a third of the ancient town unexplored, promising more exciting discoveries in the future.
But the finding of this specific fresco is not just an archaeological achievement, it’s a sign of the enduring power of food as a cultural symbol. It’s a reminder of how food transcends time and space, connecting us with our ancestors in the most intimate way. It tells us that food can tell stories, evoke memories and, perhaps most importantly, it never fails to bring people together.
So, the next time you bite into a slice of pizza, remember you’re not just enjoying a delicious meal: you’re partaking in a culinary tradition that spans centuries, a tradition that, much like the city of Pompeii itself, continues to reveal its secrets and amazes us with its richness.
Sappiamo tutti che la pizza, come la conosciamo oggi, è un’invenzione recente, ma se vi dicessi che una recente scoperta archeologica a Pompei potrebbe far luce sull’esistenza di un suo antico parente?
Sì, avete sentito bene. L’antica città, distrutta nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio continua a svelare i suoi segreti, e questa volta si tratta di cibo, qualcosa che ci accomuna tutti. In un recente scavo nell’insula 10 della Regio IX di Pompei, gli archeologi hanno scoperto un affresco curioso e piuttosto intrigante. Alessandro Russo e Gabriel Zuchtriegel ne hanno dato una descrizione dettagliata nel loro articolo pubblicato sull’ultimo numero di Scavi di Pompei E-Journal: raffigura quella che sembra essere una focaccia decorata con vari condimenti e, forse, una crema spalmabile simile al nostro pesto. Ora, non vi suona familiare? In effetti, potrebbe essere questo un antico precursåore della nostra pizza moderna? Certo, non è una pizza in senso stretto: del resto, pomodoro e mozzarella, gli ingredienti per eccellenza della pizza, non facevano ancora parte del panorama culinario italiano. Ma la somiglianza è sorprendente e la scoperta ha suscitato un vivace dibattito tra studiosi e appassionati di cucina.
La focaccia raffigurata, posta su un vassoio d’argento vicino a un calice di vino, è guarnita con del melograno ed forse un dattero. Russo e Zuchtriegel affermano che le macchie giallastre e ocra del dipinto potrebbero suggerire l’uso di spezie come condimento o, forse, quello di una popolare crema romana nota come moretum in latino. Il moretum era un piatto diffuso nell’antica Roma, tipicamente preparato schiacciando insieme aglio, sale, formaggio ed erbe in una pasta (assomiglia un po’ al pesto, giusto?) Quest’immagine fa parte di un genere noto come xenia (la parola deriva dal greco antico per ospitalità), che si ispirava ai “doni di ospitalità” offerti agli ospiti secondo una tradizione greca che risaliva al periodo ellenistico. Gli xenia erano dipinti di nature morte che raffiguravano il tipo di cibo e bevanda che un ospite offriva ai propri ospiti; erano simbolo di generosità e ricchezza, e spesso adornavano le pareti delle sale da pranzo di Pompei e di altre città antiche. Ma i “doni di ospitalità” offerti agli ospiti e raffigurati nella xenia non erano solo una questione di etichetta, erano un riflesso dello status e della ricchezza dell’ospite. Più abbondante è la diffusione, maggiore è la posizione dell’ospite nella società. In questo contesto, la focaccia nell’affresco, ornata di frutta e forse moretum, potrebbe essere vista come un’indicazione della prosperità e della generosità del padrone di casa.
La tradizione dello xenia aveva anche un significato simbolico più profondo: era un modo per celebrare l’abbondanza della natura e la gioia della condivisione. Ogni elemento in questi dipinti, dall’umile focaccia all’esotico melograno, parla della ricchezza e della diversità della dieta mediterranea.
Ma cosa c’entra questo con la pizza? Bene, facciamo un passo indietro e consideriamo il contesto più ampio. L’affresco è stato rinvenuto in una casa che aveva un forno annesso, alludendo all’importanza del pane nella vita quotidiana dei pompeiani. La focaccia al suo interno, molto simile alla base di una pizza, serviva da tela per una varietà di condimenti per creare un pasto semplice ma nutriente.
Russo e Zuchtriegel sottolineano che l’affresco riecheggia un passo dell’Eneide di Virgilio in cui gli eroi troiani, guidati da Enea, depongono frutti e altri prodotti su pani sacrificali che fungono da “tavole” di sorta. Mentre mangiano, si accorgono che si è avverata una profezia, una profezia che diceva che avrebbero trovato una nuova patria quando, “spinti verso lidi sconosciuti (e) esaurito ogni cibo”, la fame li avrebbe portati a “divorare anche le tavole”.
Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei, sottolinea il legame tra l’affresco e la tradizione greca: “Troviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, poi elaborati da autori di epoca romano-imperiale come Virgilio, Marziale, e Filostrato”. Sottolinea il contrasto tra la semplicità del pasto e l’opulenza dei vasi d’argento dove è posto, un contrasto che forse possiamo vedere anche nella nostra pizza, un piatto molto umile che ha finito per conquistare il mondo.
“Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che svela sempre nuovi gioielli”, ha detto Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura italiano. Il sito archeologico, sepolto sotto cenere e pomice, conserva ancora circa un terzo dell’antica città inesplorata, promettendo scoperte più entusiasmanti in futuro.
Ma il ritrovamento di questo specifico affresco non è solo un risultato archeologico, è un segno del potere duraturo del cibo come simbolo culturale. È un promemoria di come il cibo trascenda il tempo e lo spazio, connettendoci con i nostri antenati nel modo più intimo. Ci dice che il cibo può raccontare storie, evocare ricordi e, cosa forse più importante, non manca mai di unire le persone.
Quindi, la prossima volta che morderete una fetta di pizza, ricordate che non starete solo gustando un pasto delizioso: starete partecipando a una tradizione culinaria che attraversa secoli, una tradizione che, proprio come la stessa città di Pompei, continua a svelare i suoi segreti e ci stupisce con la sua ricchezza.
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