L’arte che esce dalle gallerie e dalle collezioni private per vivere i suggestivi spazi, interni ed en plein air di Villa Stonorov, sede della Fondazione Vivarelli. Con uno straordinario itinerario nel verde che celebra l’eccellenza della scultura italiana moderna e contemporanea, la mostra Jorio Vivarelli e i grandi scultori italiani del suo tempo, offre un’occasione di confronto, visione e revisione critica per la prima volta in terra pistoiese fino al 18 novembre.
La mostra mette in libera relazione le opere del maestro Vivarelli con una scelta antologica di primo piano nel panorama italiano del Novecento. Il progetto espositivo, curato da Edoardo Salvi, Luciano Caprile e Siliano Simoncini, e reso possibile dal noto fotografo Aurelio Amendola, realizza la poetica di 24 autori in un vocabolario di forme e volumi che si armonizzano con l’ambiente circostante, due ettari di parco ricchi di ulivi, ginepri e ippocastani abbracciati alla casa-studio dello scultore dove prosegue l’allestimento.
Come in una composizione pittorica, i vari elementi si accordano man mano che si penetra nel percorso creando una visione morbida e mutabile a seconda della prospettiva offerta al visitatore, chiamato a riconoscere in queste immagini la cultura e la storia dei nostri giorni.
Dai noti Crocifissi alle Memorie storiche, dalle gioiose Fontane al martellante richiamo salvifico dell’eros, alle ripetute meditazioni sulla condizione umana e al senso dell’essere nella dimensione del cosmo, Vivarelli si è incontrato, idealmente e di fatto, con molti protagonisti della scultura del proprio tempo, non soltanto traendone ispirazione, ma anticipando soluzioni plastiche adottate da alcune rilevanti tendenze contemporanee. In tal senso, l’esposizione, che conta ben 44 opere di varie dimensioni, si dispiega a partire dall’eredità novecentista, rappresentata da opere di Francesco Messina (1900), fino al più giovane Paolo delle Monache (1969). Tra i due estremi anagrafici si inseriscono Marino Marini – a significare la genesi della forma plastica dagli etruschi alle avanguardie –, Agenore Fabbri, Emilio Greco, Luciano Minguzzi e Giacomo Manzù. Floriano Bodini, qui presente con un’opera di raffinata e calligrafica superficie, ricorda, con il suo “realismo esistenziale”, la stagione “Intrarealista” che vide Vivarelli accanto ad un’eletta schiera di scrittori ed artisti tra cui Novello Finotti, del quale è esposta una singolare lampada-scultura.
Ancora Umberto Mastroianni, Piergiorgio Colombara, l’arcaismo strutturale di Salvatore Cuschera, e Augusto Perez, di cui tornano due suggestivi esempi del suo idiomatico percorso, tra gestazione della forma e onirici ricordi del mondo classico. Giganteggia su tutti la complessa Stoccarda di Riccardo Cordero, compenetrazione ed estensione di piani attraverso linee-forza di lontana ascendenza futurista. Non mancano le opere di Giuliano Vangi, Giuseppe Maraniello, Giuseppe Spagnulo, una terracotta misticheggiante di Michal Rosemberger e una testa di marmo in blocchi componibili di Pietro Cascella che omaggia la versatilità della materia grezza e l’arte di Modigliani.
Chiudono il percorso il quieto realismo della quotidianità di Giuseppe Bergomi, un elegante gruppo mitologico di Paolo Borghi e la versione in bronzo della celebre Figura che cammina, scolpita nel legno, nel 1933, da Pericle Fazzini, uno dei grandi scultori italiani del secolo scorso.
Pistoia, tra le più affascinanti e meno note città d’arte italiane si rivela anche così, attraverso l’arte che diventa museo diffuso dedicato all’eccellenza della scultura moderna e contemporanea italiana.