La storia di Pescara è ancestralmente legata al mare che è parte integrante del vissuto dei suoi abitanti. La spiaggia è considerata un punto di riferimento sicuro a partire dalla fine del 1800 e le scene di vita marinara, tramandate da decenni di cultura, riflettono nella forma visiva delle cose ripetute continuamente, il segno di una realtà che cambia ma che può essere ancora ritrovata. La storia della costituzione e del popolamento della “riviera” è stata ricostruita con l’ausilio di interessanti documenti. Francesco Di Filippo nel volume “Stessa spiaggia, stesso mare” edito dal Ministero per i beni culturali, da cui sono tratti molti di questi documenti, chiede provocatoriamente: “E’ nato prima il mare o Pescara?”. 
 
L’Abruzzo del resto, nella letteratura di viaggio del 1800, viene esaltato per gli ambienti montani, mentre il mare e le spiagge erano considerati “tristi ed insalubri, regno dell’aria malsana, di depositi fluviali che creano stagni e paludi”. Non a caso, a metà Ottocento, solo i sei centri di Castrum Novum, Castellammare, Pescara, Francavilla, Ortona e Histonium, sono in basso più o meno vicini alla riva, mentre tutti gli altri si ergono sulle vette di elevati colli che signoreggiano ad una certa distanza dal mare, le sottostanti valli” ( L. Piccioni in “Le regioni dall’Unità ad oggi”).
 
Secondo fonti archivistiche, le prime notizie relative alle attività sulla costa pescarese, risalgono alla fine degli anni ’70 del 1800. Il tratto di spiaggia interessato all’attività balneare era quello che si estende sul lato sinistro del fiume Pescara nel territorio del Comune di Castellammare Adriatico allora appartenente alla provincia di Teramo.
Il Comune rivierasco comprese abbastanza rapidamente l’importanza economica e sociale dell’industria balneare impegnando, per tale obiettivo, risorse finanziarie e umane per migliorare la salubrità dei suoi arenili. 
 
Fino agli anni Venti del 1900 si parlerà di Castellammare e poco di Pescara; due comuni (unica città dal 1927) a nord e a sud del fiume Pescara che vivranno un’esperienza ed uno sviluppo turistico-balneare molto diversi tra loro. Poi improvvisamente, l’arrivo della ferrovia nel 1862 e l’inaugurazione della stazione in muratura, nel maggio del 1863 alla presenza di re Vittorio Emanuele II, trasforma la realtà economica di tutti i territori attraversati e favorisce la nascita di nuovi centri e segnerà per Castellammare e, più tardi, per Pescara l’inizio di un grande sviluppo con la discesa dell’abitato dai colli sulla pianura.
 
Il nuovo scalo ferroviario, punto di innesto della linea adriatica e della Pescara-Roma, fece aumentare notevolmente il flusso dei vacanzieri e nessuno, sul finire del 1800, avrebbe potuto riconoscere nella “frequentatissima” riviera di Castellammare quella campagna punteggiata di poche casupole e villini descritta appena quarant’anni prima.
In quel momento dati così confortanti spinsero il Comune di Castellammare Adriatico ad intensificare gli interventi per trasformare la cittadina in un importante luogo di villeggiatura della costa adriatica imitando modelli seguiti, in quegli anni da Rimini.
 
Il 1° agosto 1887 fu inaugurato il Padiglione Marino, progettato e realizzato in soli 19 giorni da Edgardo Guzzo; la velocità fece pensare all’intervento “della mano del diavolo”; in realtà l’opera fu fermamente voluta dall’Amministrazione comunale e rappresenta il segno di una strategia turistica ben definita.
 
L’innovativo edificio, seppur realizzato in una zona “deserta” in fondo al viale della Stazione, diviene il simbolo intorno al quale organizzare l’intera stagione balneare. Conteneva un caffè, un ristorante, camerini da riposo; gli arredi necessari alle pratiche balneari dell’epoca, ma la vera forza di attrazione della struttura saranno le feste da ballo. Una nuova concezione terapeutica-salutistica di balneazione che veniva a comprendere nella terapia dei bagni di mare e di sole anche momenti di sano piacere, relax, vita sociale.
 
Nel 1888 il Comitato finanziò un cartellone per una spesa di oltre 3000 lire per palloni aerostatici, fuochi artificiali, illuminazione della spiaggia. Nel 1890 l’impegno di spesa ammontava ad oltre 4 mila lire di cui l’80% rappresentato dal compenso pagato al complesso bandistico di Pianella e anche 156 lire al suonatore di piano per 13 sere.
 
Nei primi del 1900 anche Pescara, a sud del fiume, inizia quella che è stata definita “la Marcia verso la Pineta” nel tentativo di creare una nuova stazione balneare. Punto centrale di questa progettazione sarà la realizzazione del “Kursaal” (letteralmente casa delle cure) per la creazione di un moderno Rione balneare. Il Kursaal nel 1910 divenne l’equivalente pescarese del Padiglione Marino e il luogo di ritrovo mondano della Pescara estiva. Negli anni Venti fu poi trasformato nello stabilimento del famoso liquore Aurum. 
La Pineta di Pescara nei primi decenni del 1900 diviene la spiaggia frequentata dalla borghesia pescarese, mentre le classi meno abbienti prenderanno a frequentare gli arenili del cosiddetto “Marevecchio”.
 
Finalmente anche Pescara riceve gli onori delle cronache come testimonia un viaggiatore straniero dell’epoca: “E come non ammirare il prodigioso sviluppo di Pescara? Unita alla vicina spiaggia di Castellammare, sarà ben presto una delle più eleganti stazioni balneari dell’Adriatico”.
 

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