La Galleria Il Ponte inaugura a Firenze la nuova stagione espositiva con la mostra Non Oso/Oso Non essere ideata da Luca Maria Patella. Come afferma lo stesso artista: “Beh! più modestamente ritorno a Firenze, al Ponte (!) con alcune mie idee (fiorentine?!) che implicano la dialettica profonda, fra INConscio & COSCienza”.
Ad accogliere il visitatore, fino a novembre, invitandolo ad un percorso quasi iniziatico strutturato sui due piani dello spazio espositivo, sono due Vasi Fisiognòmici ricavati dai profili dei Duchi di Urbino (raffigurati da Piero della Francesca e oggi agli Uffizi) torniti in marmo: “Lei più aggraziata, Lui rude guerriero, ma cólto. Di fronte: un enorme Vas del Duca (dai Colori Psichici junghiani)”. Attraverso uno stretto passaggio che si apre fra i due altissimi Profili del Duca di Montefeltro, si accede alla seconda sala dove, alle pareti, trovano posto opere che Patella definisce “significanti”, attraverso le quali, da ormai qualche decennio, porta avanti la sua eclettica ricerca che concilia: arte, scienza, psicanalisi e studio del linguaggio. In fondo alla sala un Campanaro batte le ore e i quarti quasi a scandire la discesa al piano inferiore dove, da un finestrino, si scorge una cameretta rosa aurorale con tutto intorno la scritta dalla “Vita Nuova”: nuda, salvo che involta in un drappo, sanguigno leggeramente. Distesa su di un Letto sta Lei (Beatrice?), con gli occhi chiusi e parzialmente coperta da un drappo rosato. Questa visione “funerea” rimanda al probabile antico utilizzo dei locali, dove adesso si trova la Galleria, come camera mortuaria: “Lei è morta?…”. Con questo interrogativo ci lascia l’autore al termine del nostro “viaggio” all’interno di quella che potremmo definire la sua “opera totale”.
Ancora nella penombra del piano interrato sarà possibile vedere la proiezione di alcuni “films-opera” di Patella, fra cui Terra animata (1965-’67), opera assai anticipatrice – recentemente, presso il Moca di Los Angeles, è stato definito “a key-work in the history of Land-art” – rispetto a quelle tendenze che si svilupperanno oltre oceano a partire dai primi anni settanta. Lo spazio Lounge ospiterà una ricca selezione di opere fotografiche datate dai primi anni sessanta a documentare la sperimentazione e molto spesso l’invenzione di tecniche di stampa e di ripresa (utilizzo in tempi non sospetti dell’obiettivo fish-eye, della fotografia all’infrarosso e stampa a colori di negativi in bianco/nero) che fanno di Luca Maria Patella un vero argonàuta negli spazi infiniti del linguaggio e della psiche umana.