Porzus (© Dragoncello| Dreamstime.com)

Sui sentieri di partigiani: così si chiama la camminata storico naturalistica che dal paese di Porzus porta alle malghe di Topli Uorch, quelle dell’eccidio perpetrato dai partigiani comunisti a danno della Brigata Osoppo, che lì ebbe luogo nel febbraio del 1945.

Quasi un centinaio di persone ha partecipato a questa escursione che ha avuto inizio a Porzus di fronte alla casa ove si trovava il Comando della Brigata Osoppo nei lunghi mesi del 1944. Proprio lì si ritrovavano i comandanti partigiani i cui nomi sono diventati oggi mitici: “Bolla” (Francesco De Gregori), “Enea” (Gastone Valente), “Paolo” (Alfredo Berzanti), “Alfredo” (Marino Silvestri), “Mario” (Manlio Cencig). Assieme agli osovani anche gli uomini delle Missioni inglesi che erano stati paracadutati per svolgere funzioni di collegamento fra gli Alleati e i partigiani friulani: fra essi i più famosi furono Tommy Macpherson e Ronald Taylor, con i quali l’Osoppo rimase in collegamento fino alla loro scomparsa in anni recenti.

Gli escursionisti si sono immedesimati nel complicato contesto di quella lunga estate del 1944 quando le speranze di una liberazione ravvicinata svanirono quasi subito a seguito del grande rastrellamento tedesco dell’agosto-settembre che spazzò via la Zona Libera, mettendo a ferro e fuoco i paesi della zona pedemontana. I partigiani quindi furono costretti a rifugiarsi sui monti, così come anche chiesto dagli Alleati, con l’intento di riprendere la lotta in primavera. Proprio allora emersero platealmente i forti contrasti fra l’Osoppo, la Garibaldi e la Resistenza jugoslava.

La comitiva ha quindi imboccato il sentiero che porta alle malghe, risalendo il percorso dei partigiani gappisti, sostando in altri luoghi significativi per proseguire con il racconto dei fatti e dei tanti soggetti presenti sullo scenario di quegli anni: dai tedeschi ai cosacchi, dai fascisti, alla missione inglese. E infine i protagonisti di questa vicenda: da una parte i Gap, i reparti partigiani alle dirette dipendenze del partito comunista, e dall’altra la Brigata Osoppo, comandata da Francesco De Gregori, il quale decise di passare l’inverno alle malghe ritenute un rifugio sicuro.
Gli escursionisti hanno rivissuto con emozione questo contesto, arrivando in cima al monte Carnizza dove gli osovani avevano creato un posto di osservazione: da lì si domina tutta la pianura friulana da Gemona fin quasi al mare.

Gli osovani di guardia videro arrivare i gappisti, ma non compresero la gravità del pericolo che stava incombendo su di loro: l’ordine dei gappisti, comandati da Giacca” Mario Toffanin, operario dei cantieri di Monfalcone, noto per la sua inesorabile crudeltà e freddezza, era infatti quello di “dare una lezione a quelli della Osoppo”.
Dalla cima del monte Carnizza si scende subito alle malghe, il luogo dell’eccidio, oggi monumento nazionale. Il luogo è suggestivo: il bosco, i monti della Slovenia, un paesaggio che induce alla riflessione. Chi spiega i fatti, ricorda i comandanti osovani Bolla ed Enea uccisi subito assieme ad Elda Turchetti, la giovane ragazza sospettata di essere una spia, in realtà vittima innocente del clima di odio. E poi ancora “Ermes” Guido Pasolini, fatto prigioniero e poi trasportato al Bosco Romagno dove assieme agli altri tredici osovani, fu processato e ucciso.

Dai processi e alle pesanti condanne inflitte agli assassini, ai tanti che scamparono alla condanna trovando rifugio all’estero, alle polemiche che coinvolsero le forze politiche nel dopoguerra, cui seguì una pesante coltre di silenzio che per lunghi anni sembrò aver sepolto l’intera vicenda, fino agli inizi del nuovo millennio, a oltre sessanta anni dai fatti: un percorso storico che ha visto il rinnovato interesse per queste vicende con due presidenti della Repubblica (Cossiga prima e Napolitano poi) che hanno reso omaggio a questi caduti per la libertà.


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