Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 e 21 (Ph Dezalb da Pixabay)

A Palazzo Bossi Bocchi a Parma, sino al 31 maggio, è allestita la mostra “La Certosa di Parma. La città sognata di Stendhal interpretata da Carlo Mattioli” incentrata sulla figura di Henry Beyle (Grenoble 1783 – Parigi 1842), meglio noto come Stendhal, che dedicò il suo più celebre romanzo, “La Certosa di Parma”, alla città, e sulle opere di carattere stendhaliano del pittore Carlo Mattioli.

Inserita nel programma delle mostre di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020, la mostra racconta dei diversi tempi del romanzo, dalla sua fulminante ideazione e stesura (fu scritto in 53 giorni, meno di due mesi, tra novembre e dicembre 1838), alla sua immediata pubblicazione e fortuna editoriale: grazie alla preziosa collaborazione del Complesso Monumentale della Pilotta – Biblioteca Palatina, saranno circa una cinquantina le edizioni, in lingua francese e italiana, che accompagneranno il visitatore lungo il percorso di mostra, dalla prima in francese dell’aprile del 1839 alle più recenti, arricchite anche dagli esemplari conservati nella Biblioteca di Busseto di Fondazione Cariparma e nella Biblioteca della Deputazione di Storia Patria.

Henry Beyle nacque e visse parte della sua vita a Grenoble. Grazie alla collaborazione con il Musée Stendhal della cittadina francese, allestito presso l’abitazione natale dello scrittore, in mostra saranno un ritratto dello scrittore e alcuni cimeli oggetti che contribuiranno a ricreare l’ambiente in cui Stendhal scrisse il romanzo.

L’esposizione prosegue attraverso i luoghi e i personaggi del romanzo fermati in un “tempo immaginifico”; di questo mondo stendhaliano si è fatto interprete, negli anni Cinquanta, Carlo Mattioli con dipinti, opere su carta ed inedite ceramiche che hanno portato finalmente, nel 1977, alla pubblicazione del libro d’arte La Certosa di Parma edito da Azzoni di cui Fondazione Cariparma possiede un prezioso esemplare all’interno della collezione di Libri d’Artista donata da Corrado Mingardi.

Mattioli disegna una Parma presa quasi sempre di notte e da un punto di vista sempre leggermente ribassato perché risulti maestosa. Una città completamente vuota o percorsa da file geometriche di soldatini in uniforme che vanno chissà dove sull’eco di un inutile o tardivo ordine dato solo per dare “geometria” e prospettiva alla scena. Una città cupamente ideale fatta di piazze dilatate e deserte, di palazzi con lunghe teorie di finestre buie e vuote, come se gli abitanti fossero fuggiti, inseguiti da un invasore. Una città senza tempo, con la magnificenza nera di un sogno di Piranesi che si è immerso nelle acque padane, allucinate e metafisiche che bagnano la vicina Ferrara di De Chirico.
Compare la basilica della Steccata nella notte. Poi la chiesa “del Quartiere” vista scorciata in un vuoto siderale. Poi la prigione, la torre Farnese che si sovrappone come un lapsus alla Certosa in cui Fabrizio finirà i suoi giorni.

Quella Parma, Mattioli la vuole nera, con bagliori blu, lunari, punti di bianco mobili, le uniformi degli onnipresenti soldatini. Fra i tanti personaggi raccontati da Stendhal l’artista ha privilegiato il protagonista, Fabrizio del Dongo e la sua divina scriteriata giovinezza destinata a soccombere. Colto sempre di profilo, con la tuba nera, i capelli biondi e il mantello rosso mosso dal vento, Fabrizio domina incontrastato sulla fantasia dello scrittore e del pittore fino al tragico epilogo della storia.
Delle avventure di Fabrizio e dei suoi spasimi la mano del pittore non registra quasi nulla, così come dei tanti comprimari. Molti capitoli li ignora, li ritiene inutili, non vuole fare illustrazioni: solo un accenno di racconto nell’arresto di Fabrizio in piedi accanto alla carrozza su cui siede Clelia; e poi Fabrizio che corre, pugnale in mano, dopo aver ucciso Giletti, la torre Farnese in lontananza a memento.

Per il resto nulla: o le scene vuote o il personaggio, Fabrizio, che riempie tutto, il foglio ma prima ancora la mente. La sua bellezza soverchiante è come quella delle figure dei vasi attici, colta sempre di profilo. Fabrizio è dove deve essere.
Curata da Francesca Magri e Anna Zaniboni Mattioli con la collaborazione di Francesca Dosi, “La Certosa di Parma, La città sognata di Stendhal interpretata da Carlo Mattioli”, che gode del patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia, è una straordinaria occasione per approfondire un monumento letterario che fu in grado, ma lo è tutt’ora, di richiamare su Parma l’attenzione del mondo della cultura.


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