Sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo di 24 anni. Correva l’anno 1980, era estate e in quella famosissima edizione dei giochi olimpici di Mosca, gli Stati Uniti decisero di tirarsi fuori boicottando l’evento sovietico nel bel mezzo della guerra fredda e di una serie di eventi politici (l’invasione dell’Afghanistan) che poco avevano a che fare con lo sport. Un affronto, o meglio ancora uno smacco che fece storia ed ebbe altre 65 nazioni al seguito (tra cui la Cina e la Lega araba) tornato alla mente proprio negli ultimi giorni, in occasione del via ufficiale delle Paralimpiadi invernali di Sochi.
In piccolo, molto piccolo, infatti, gli Stati Uniti, spalleggiati da Gran Bretagna, Francia, Germania, Norvegia, Finlandia e Italia, amplificando l’urlo di protesta per quanto sta accadendo in Crimea, hanno deciso di non partecipare con delegazioni politiche alla cerimonia di apertura dei giochi Paralimpici.
Una mossa ad effetto non proprio gradita da Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, che non ha esitato a definire in maniera delusa tale mossa politica: “Siamo grati a coloro che rispettano il fatto che lo sport possa solo contribuire alla pace se non è utilizzato come un palco per il dissenso politico o per tentare di guadagnare punti in contesti interni o esteri”.
Parole che pesano come macigni se si considera che sono state pronunciate durante l’incontro con Vladimir Putin e i rappresentanti del Comitato Paralimpico russo.
Piccola ma significativa anche la protesta della nazionale ucraina che ha partecipato alla parata iniziale con il solo partabandiera, Mykhaylo Tkachenko, che in chiaro segno di dissenso ha rappresentato il proprio Paese da solo e non in compagnia degli altri 22 connazionali.
Il gesto solitario di Tkachenko, tra l’altro, è stato accolto dal pubblico dello stadio Fisht di Sochi con un autentico boato di gioia, segnale eloquente di come, anche il popolo russo, stia vivendo con crescente apprensione l’escalation di tensione tra Russia e Ucraina, che peraltro non avrà certo accolto bene la notizia secondo cui, il convalescente ex primo ministro ucraino (deposto) Yanukovich, oltre al presidente della Biellorussia, Alexander Lukashenko, al presidente cinese, Xi Jinping, al primo ministro giapponese, Shinzo Abe, e al segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon erano invitati alla cerimonia inaugurale nello stadio Fisht della città russa.
L’Italia, invece, senza rappresentanti politici in tribuna, ha sfilato come diciassettesima nazionale dietro al portabandiera, Andrea Chiarotti, capitano della nazionale di sledge-hockey, sconfitta nel primo giorno di gare dagli Stati Uniti 5-1 (rete italiana di Florian Planker).
Oltre alla sconfitta nello sledge-hockey, l’Italia ha raccolto, per il momento, davvero poco: nella discesa libera maschile ipovedenti, Alessandro Daldoss, non è andato oltre il sesto posto, mentre Melania Corradini, nella discesa Standing, non ha concluso la propria gara.
Prime gare, per il momento ignorate per i risvolti politici che la manifestazione sta raccogliendo in un crescendo eccessivo di polemiche e dichiarazioni che poco hanno a che fare con lo spirito olimpico più puro.
Onore invece agli atleti che sapranno farsi valere in questo “torrido” clima mediatico, perché le Paralimpiadi di Sochi, al di là dei risultati veri e propri, potrebbero avere risvolti ben più importanti. Nelle gare si sfideranno 575 atleti provenienti da 45 Paesi.