Trentamila fedeli in fila sin dall’alba per partecipare alla messa con il Papa. Uno stadio che si è riempito di 55mila persone con un’ora e mezza d’anticipo sulla celebrazione. Francesco a Firenze, 29 anni dopo Giovanni Paolo II, lancia un messaggio chiaro: stare dalla parte dei poveri. “Mi piace una Chiesa inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”.
Dopo giorni di tensione per gli arresti in Vaticano, le carte rubate, lo scandalo Vatileaks degli hotel e delle saune costruite con i soldi dei poveri, ha detto: “Non dobbiamo essere ossessionati dal ‘potere’, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso”. Poi ha citato un classico della letteratura italiana come modello operativo: don Camillo e Peppone di Giovanni Guareschi sottolineando l’atteggiamento di don Camillo che conosce uno per uno i suoi parrocchiani. “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.
Invito analogo lo ha rivolto ai giovani: “Superate la vostra apatia, siate costruttori di un’Italia migliore, per favore non guardate dal balcone la vita”. E poi alla gente: “I credenti sono cittadini. E lo dico qui a Firenze, dove arte, fede e cittadinanza si sono sempre composte in un equilibrio dinamico tra denuncia e proposta. La nazione non è un museo, ma è un’opera collettiva in permanente costruzione in cui sono da mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche o religiose”.
Prima di Firenze è stato a Prato, la cui popolazione è composta per il 20% da immigrati cinesi. Davanti a trentamila persone ha parlato di lavoro e immigrazione, di “sfruttamento umano” e di dignità delle persone.