Il vociare dei ragazzi poco prima delle cinque del mattino è il chiaro segno che nella Piana di Sibari sta per iniziare una giornata particolare.
La luce dell’alba non è ancora arrivata, ma già sulle vette del massiccio del Pollino, il parco appenninico che sovrasta l’intera Piana Sibarite, i primi raggi solari illuminano la cima più alta della Calabria con i suoi 2.267 metri di altezza.
La giornata è limpida. È l’inizio del solstizio d’estate e i ragazzi, passando davanti alle delimitazioni dell’area in cui sarà celebrata la Santa Messa da Papa Francesco nel primo pomeriggio, sanno bene che li aspetta, in questo giorno particolare, una scommessa, una rivincita del loro territorio, un impegno che non dimenticheranno facilmente nella loro vita.
È l’appuntamento del Santo Padre con la loro terra, nel loro habitat, con l’intima identità di giovani liberi, alla ricerca non solo di un lavoro, ma anche di una chiara interpretazione del territorio in cui vivono.
Questi giovani, dietro le direttive di monsignor Nunzio Galantino, vescovo della Diocesi di Cassano Jonio, ci tengono a dimostrare tutto questo.
Probabimente ci riusciranno. Al momento non si rendono conto che dovranno far fronte alla presenza di più di duecetocinquantamila persone, tutte accomunate in questo spiazzo di terra delimitato tra due gruppi appenninici, che caratterizzano questa zona della Calabria “Ulteriore” con il Pollino a Nord e con l’Altopiano della Sila a Sud, che scende verso il cuore della Regione.
Anche dalla dimensione geografica della Calabria, si comprende come possono essere variamente articolati i linguaggi e complesse le reazioni, le convivenze con i costanti problemi malavitosi di questa terra. Le varie zone della regione hanno tante sfaccettature e modi molto diversi nell’affrontare la vita, il difficile inserimento nel mondo del lavoro, l’emigrazione.
Ma questo è un giorno diverso. Sì è proprio vero: il Papa è a Cassano, in Calabria.
Il Santo Padre, nelle prime ore della mattinata, ha visitato l’Istituto Penitenziario di Castrovillari dove tra l’altro si trova il padre del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso dai rivali della famiglia insieme alla sua compagna e al nonno. Fatti questi che fanno rabbrividire e pensare all’identità di un territorio che non vuole assolutamente distinguersi per tale spietatezza e brutalità.
Nel frattempo i ragazzi della Diocesi, armati sin dal primo mattino di tanta buona volontà e impegno, continuano unitamente alla collaborazione degli uomini della Protezione Civile, nonchè delle Forze Pubbliche, a voler rappresentare quella Calabria diversa non solo al cospetto di Papa Francesco, primo ospite e rappresentante di fede universale della Chiesa, ma anche di fronte al resto della regione: sono una società rinnovata che, finanche sotto un aspetto internazionale, è alla ricerca non utopistica di una nuova dimensione solidale e costruttiva.