Quest’anno, per la prima volta, hanno partecipato anche studenti italo-americani. Sono atterrati all’aeroporto ‘Falcone e Borsellino’ di Palermo e si sono uniti alle migliaia di ragazzi e ragazze, bambini e bambine italiani che hanno “festeggiato” la cultura della legalità contro tutte le mafie. Sono scesi dall’aereo con uno striscione che riportava la scritta “Insieme per non dimenticare”.
Ogni anno in Italia viene organizzata la “Nave della Legalità” per portare in Sicilia studenti da tutte le regioni italiane. Lo scopo è altamente sociale, civile ed etico: partecipare alle commemorazioni che si tengono nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo per l’anniversario della strage di Capaci, l’attentato contro il giudice antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montanari. Furono uccisi dalla mafia il 23 maggio 1992 con 400 chili di tritolo sull’autostrada A29 all’altezza dello svincolo di Ca-paci, a pochi chilometri da Palermo.
Prima di partire i ragazzi hanno incontrato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha detto: “La mafia non è ancora sconfitta, ma abbiamo fatto molto grazie alla scuola e ora contiamo su di voi giovani per vincere la battaglia. Contiamo sul vostro impegno, sulla vostra determinazione e tenacia, contiamo su di voi per un’Italia migliore”.
Il Capo dello Stato si è soffermato poi a lungo sul ruolo dello Stato che “deve essere capace di rinnovare le sue strutture e la sua azione di lotta. Ce la stiamo mettendo tutta come dimostrano i molti colpi alla mafia e i molti capi che sono in galera e ci rimarranno. L’obiettivo di veder sparire la mafia non è ancora vicino – ha aggiunto – ma di strada ne abbiamo fatta molta grazie alla magistratura, alle procure antimafia, alle forze di polizia, ai governi che più hanno sentito il problema, contribuendo con efficaci provvedimenti a combattere la mafia”.
Gli studenti sono salpati dal porto laziale di Civitavecchia accompagnati da Don Luigi Ciotti, presidente di “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Nata nel 1995 ha l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Coordina oltre 1500 fra associazioni, gruppi, scuole, realtà territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità.
Quest’anno, portando gli studenti da Washington e New York, si è unito alla manifestazione nazionale “L’aereo delle legalità” con lo scopo di lanciare un messaggio oltre frontiera: “La lotta alla mafia sia un fatto di coscienza, non di carta di identità. La ricerca della verità deve impegnare le coscienze di tutti”, ha detto Don Ciotti, impegnato da decenni nella lotta alla criminalità organizzata.
I ragazzi sono stati accompagnati anche dal presidente del Senato Pietro Grasso che, alla partenza ha detto loro: “L’antimafia che agisce concretamente contro i crimini, l’antimafia della repressione, ha bisogno dell’antimafia della speranza, del consenso di tutte le altre componenti della società. Ha bisogno dell’aiuto di tutti”.
Durante il percorso verso Palermo, durato tutta una notte, i ragazzi hanno partecipato a incontri e dibattiti dedicati all’educazione alla legalità, alla lotta alle mafie, all’uso corretto del denaro pubblico confrontandosi con interlocutori istituzionali e dibattendo con le associazioni che si occupano di questi temi.
Dopo le celebrazioni ufficiali, nel pomeriggio, due cortei hanno attraversato la città, partendo uno dall’Aula Bunker e l’altro da Via D’Amelio, il luogo dell’altro attentato terroristico-mafioso in cui, il 19 luglio 1992, persero la vita l’altro giudice an-timafia Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e prima agente della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L’attentato seguì di due mesi la strage di Capaci, in cui era stato ucciso il giudice Giovanni Falcone, amico e collega di Borsellino, segnando uno dei momenti più tragici nella lotta alla mafia.
I ragazzi si sono poi riuniti in Via Notarbartolo, sotto l’Albero Falcone, per celebrare insieme il momento solenne del Silenzio suonato dal trombettiere della Polizia di Stato all’ora della strage: le 17:58.
L’albero Falcone è l’albero cresciuto di fronte alla casa del giudice. Dopo la strage di Capaci, su quell’albero iniziarono a essere affissi spontaneamente foglietti con messaggi, lettere, disegni. Portano il segno di tutto quello che i cittadini di Palermo hanno vissuto all’indomani della strage: il sentimento di dolore, di rabbia e disperazione a cui si sono aggiunti poco per volta anche messaggi di speranza e di incoraggiamento a voler continuare la lotta e i sogni di Falcone. L’albero è diventato un simbolo non solo per i palermitani che si impegnano nella lotta contro la mafia, ma per tutti coloro che, in Italia e nel mondo, a questa lotta si uniscono.
Nel giorno della commemorazione del giudice Giovanni Falcone, si è aperto a Caltanissetta il processo ”Capaci bis” che dovrà giudicare cinque boss accusati di avere svolto un ruolo nella strage del 23 maggio 1992.