Ritorna il sogno americano in un paese poco adatto ai giovani
Si pensa all’America e vengono in mente lande desolate, cieli infiniti, oceano, sabbia, montagne.
Si pensa all’America e vengono in mente i grandi parchi naturali, i laghi del Canada, l’euforia di New York e il saper vivere dei californiani.
Si pensa all’America e vengono in mente le migrazioni del secolo scorso…quanti nostri antenati hanno piantato semi fertili in quei luoghi? Quante generazioni “miste”? Si pensa all’America e si sogna.
Già, si sogna. In Italia il sogno più frequente dei giovani, degli studenti, di chi si è appena laureato è quello di espatriare, viaggiare, conoscere il mondo, scoprire quello nuovo e, purtroppo, non tornare.
Non tornare perché il nostro, ormai, è un Paese per vecchi, fatto da vecchi e nonostante esistano delle cellule di giovani motivati, che ancora credono in qualche ideale, queste non bastano a causare quella scossa necessaria al cambiamento.
Ci sono giovani come Giulia, 24 anni di Como, laureata con 110 e lode in architettura, un talento naturale, di quelli che non si dovrebbero lasciare andare ma che andrebbero coltivati, innaffiati con cura per cercare di non farli sfiorire. Eppure Giulia, come tanti altri, partirà: ha prenotato un volo per New York, a fine agosto l’attende un’avventura tuta made in USA.
È successo che ha provato, ha mandato dei curricula e poi quella email: farà un’internship in un famoso studio d’architettura della Grande Mela. E come Giulia tanti altri in un Paese dove non si coltivano i giovani ma il sogno americano è tornato e più prepotentemente di prima. E voi che leggete adesso, chissà da dove venite, che radici avete, se siete fuggiti anche voi.
Ma se mai vi capitasse di tornare, non trovereste molte differenze.