Gli articoli del nuovo regolamento di polizia urbana di Padova sono già stati scritti. Un elenco di ventiquattro articoli che assomigliano a divieti ferrei. Quando entreranno in vigore? Tra meno di una settimana se il Consiglio Comunale del capoluogo veneto li approverà, con voto e successiva delibera.
Il sindaco di Padova, Bitonci, respinge le accuse di eccessivo rigore. Per farvi un’idea della situazione scorrete l’elenco dei divieti. In un città che registra una popolazione di oltre sessantamila studenti universitari non si potranno più affiggere i papiri di laurea.
E poi? Niente più uova, liquidi, farina, insomma il classico repertorio che accompagna la felicità di chi, da qualche minuto, è diventato dottore, ingegnere o architetto. Regole per tutti, fondamentale è il decoro e il rispetto degli spazi degli altri, tuona il primo cittadino, difendendo a spada tratta il senso del provvedimento che, stando alle previsioni, dovrebbe davvero entrare in vigore facendo diventare Padova, volenti o nolenti, la città dei divieti.
Altri esempi? Multe salate per chi attaccherà a pali, inferriate, cancelli l’antifurto di biciclette e motorini. Sei stanco e ti vuoi sdraiare su una panchina, magari per schiacciare un pisolino? A Padova, questo rischia davvero di diventare una chimera. Se i vigili ti scoprono la multa è salata, cento euro, somma equiparata ad una sosta vietata per un’automobile.
Logico che non si potranno scrivere frasi d’amore – o di altro genere – sulle cortecce degli alberi, in ossequio ad una salvaguardia della natura che dovrebbe essere regola e non eccezione. Prendi una dura sanzione, però, se stendi i panni alle finestre dei palazzi del centro storico, poco importa se non possiedi terrazzi o balconi. Non si potranno recidere fiori dai giardini: quanti bambini, spesso, distraendo i genitori, lo fanno nei parchi delle grandi città? Poca tolleranza, a Padova non si potrà.
Multato pure chi resterà all’interno dei parchi pubblici dopo l’orario di chiusura. Un consiglio ai patavini e non solo: controllate sempre che l’orologio vada bene e non faccia scherzi. Tuteliamo la città, conferma il Sindaco. Rischiano multe anche coloro che, all’interno delle mura domestiche, cantano a squarciagola. L’articolo 20, a tal proposito, recita che ‘le attività, anche domestiche, dovranno svolgersi senza creare disturbo al vicinato’.
Un modo, sanzionando chi sgarra, per alleviare il bilancio delle casse comunali? Chissà. C’è, ovviamente, chi non sembra accettare supinamente il provvedimento, meditando di ricorrere addirittura alla Corte Costituzionale. Il Sindaco di Padova, intanto, inseguito dai reporters, dribbla con eleganza le accuse di essersi riciclato in uno sceriffo senza cuore.
Per carità, alcune norme non possono essere discusse: come quella che vieta di chiedere l’elemosina davanti ai negozi. Così facendo, oltre al decoro della città, si salvaguardano anche le attività commerciali, già in ginocchio da tasse, balzelli e scarse vendite.
Condivisibile anche il divieto di bere alcolici nei parchi, dove passano ore spensierate bambini e bambine, desiderosi di emulare begli esempi, certo non l’attrazione per la bottiglia. Molti altri articoli sembrano però appartenere all’età della pietra. Ecco perché sarebbe consigliabile una mediazione tra rigore e normalità.