L’Ottiggia in dialetto siracusano, Ortygia in greco antico, è il nome dell’isola che costituisce la parte più antica della città siciliana di Siracusa. Alle spalle c’è una storia millenaria. La sua fondazione risale al 734 a.C. ad opera dei greci di Corinto. Tra le più grandi città della classicità, per potenza e ricchezza, fu in competizione con Atene, che tentò invano d’assoggettarla, e principale rivale di Cartagine, città dei Fenici. Solo Roma, nel 212 a.C., riuscì a conquistarla, non senza difficoltà.

Patria di artisti, filosofi e scienziati, Siracusa diede i natali ad Archimede. La visitarono personalità illustri. Platone vi soggiornò tre volte, ma anche Eschilo, Pindaro e Senofonte. Poi Cicerone, che la lodò come la più bella città greca. Nei secoli successivi fu luogo d’incrocio di popoli e dominazioni: bizantini, arabi, normanni, svevi, angioini, aragonesi. Un crogiolo di culture che hanno fatto della Sicilia una straordinaria sintesi di civiltà.

All’ingresso di Ortigia ci fermiamo ad ammirare l’antico tempio dorico dedicato ad Apollo. Frotte di turisti animano il dedalo delle strette vie che penetrano nell’isoletta, regalando quella suggestione che solo città con una lunga storia sanno procurare. Seguiamo la fiumana di varia umanità, mentre procede curiosando tra vetrine di souvenir.

Finalmente, a destra, un’ampia strada lastricata annuncia il cuore della città, aprendosi in una lunga piazza rettangolare. Vi prospettano la magnificente Cattedrale, costruita sui resti del tempio dorico ad Atena, il Palazzo municipale, l’Episcopio, la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, ed altri palazzi di elevata dignità architettonica. Il duomo coniuga un insieme di stili: all’esterno dal barocco al rococò, all’interno dai resti greci alle parti medioevali realizzate dai Normanni.

Ma è nella chiesa di Santa Lucia – la santa qui nata e patrona della città – dove andiamo dritti ad ammirare il Seppellimento di Santa Lucia, grande tela del Caravaggio, uno dei capolavori del maestro della luce.


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