Olindo Guerrini è un nome che pochi ricordano al di fuori della Romagna. Ma vale la pena approfondire la sua conoscenza in occasione del centenario della sua morte caduto il 21 ottobre.  
 
Numerose  le iniziative che, grazie all’Associazione Amici di Olindo Guerrini, si sono già svolte e continueranno per tutto l’anno: recital, eventi gastronomici, concerti, convegni, mostre, pubblicazioni, visite guidate nei luoghi guerriniani. Tutto per far conoscere al pubblico l’eclettico personaggio che fu Olindo Guerrini alias Lorenzo Stecchetti, Arfùgias Sbolenfi, Marco Balossardi, Giovanni Dareni, Pulinera, Bepi e Mercutio, uomo dalla personalità spiccatamente attiva e creativa.
 
Olindo Guerrini nato a Forlì nel 1845, è stato poeta, prosatore, bibliofilo e studioso di letteratura italiana. Trascorse gran parte della propria a vita a Bologna prima come impiegato e poi come direttore della biblioteca universitaria e strinse amicizia con Giosuè Carducci. Fu anche erudito e critico letterario attento ad ogni nuova voce. 
 
Nel 1877 pubblicò la raccolta di poesie Postuma, asserendo, nella prefazione, trattarsi dei versi di un cugino, Lorenzo Stecchetti, morto per tisi all’età di 30 anni. Il volumetto suscitò scandalo per gli insinuanti toni erotici e gli spunti blasfemi alternati a elementi comici e satirici. Non si tardò a sapere che l’autore era in realtà il Guerrini stesso; quest’opera fu accolta in un clima di scandalo e fu ritenuta atto di grande audacia, sia per la spinta innovatrice in deroga all’osservanza delle tradizionali regole metriche, sia per l’ostentata adesione al verismo in poesia manifestata dal Guerrini. 
 
In realtà traspare l’ispirazione a spunti provenienti dai romantici francesi che Guerrini ben conosceva, pur rimanendo abbastanza lontano dalla sofferta condizione spirituale dei suoi “modelli”. La denuncia e la satira del conformismo morale, religioso, sociale, sono presenti anche nelle successive raccolte: Polemica (1878) e Nova polemica (1878), dove la riconferma della poetica verista si affianca a un violento anticlericalismo. Questo atteggiamento risulta letterario se lo si confronta con le pagine autobiografiche, pubblicate dal figlio Guido nel 1920, dove l’eversore della morale borghese risulta invece bonario e popolaresco, ligio all’ordine costituito.
 
La non comune facilità del Guerrini di esprimersi in una forma poetica fluida e gradevole emerge anche nella satira leggermente misogina delle “Rime” firmate Argia Sbolenfi (1897), nella quale la sua vena si ridusse a licenziosità triviali e dove ricompare la denuncia violenta dell’ipocrisia e del conformismo morale, religioso e sociale. Scrisse inoltre il poema burlesco e parodistico Giobbe, serena concezione di Marco Balossardi (1882) scritto in collaborazione con Corrado Ricci e in polemica con Mario Rapisardi, autore del poemetto omonimo del quale l’opera di Guerrini-Ricci è una spiritosa parodia. 
 
Usò anche con notevole efficacia il dialetto romagnolo nei Sonetti Romagnoli, pubblicati postumi dal figlio Guido nel 1920. Pur atteggiandosi a poeta maledetto, Guerrini restò ignaro delle complicazioni etiche e intellettuali dell’estetismo. Nelle sue poesie predomina un tono medio, che ne fa un tipico esponente del realismo. 
Nella raccolta di versi satireggianti in vernacolo veneto “Le Ciacole del Bepi” piena di ironie sulla laguna e i veneziani e soprattutto su preti e monsignori, l’autore fa parlare papa Pio X nei confronti del quale è diretta questa satira in fondo bonaria.
 
Come prosatore (Brandelli del 1883 e Brani di vita, 1908) è ricco di vivacità e di acume. Tra le sue numerose opere di erudizione vi è La vita e le opere di G. C. Croce. Frutto della sua passione per i viaggi in bicicletta che lo portarono in giro per buona parte dell’Italia è il testo “In bicicletta” del 1901.
 
Tra gli eventi più significativi del centenario di Guerrini, spicca il convegno di studi con cui Ravenna  ha ricordato Guerrini:  “Senza malizia e senza ipocrisia. Olindo Guerrini fra lingua e dialetto” curato dal professor Renzo Cremante dell’Università di Pavia, da Claudia Giuliani della Biblioteca Classense di Ravenna e Giuseppe Bellosi della Biblioteca Piancastelli di Forlì. L’evento ha approfondito la multiforme figura dell’intellettuale romagnolo, sottolineandone le influenze sulla cultura del secolo scorso. Molto coinvolgenti sono le visite guidate “A spasso con Olindo” per le strade di Ravenna, durante le quali vengono letti da esperte guide locali alcuni brani delle opere di Guerrini. Info:  www.amicidiolindoguerrini.it
 
Consigliere ed assessore del Comune di Ravenna, dal 1873 al 1874, si adoperò istituendo una sezione dei pompieri, e fu anche Console del Touring Club Italiano. La casa paterna di Guerrini si trova nella frazione di Sant’Alberto: Olindo vi abitò a lungo e il suo ricordo è ancora vivissimo. Guido Guerrini, figlio del poeta, ha voluto donarla al Comune di Ravenna col vincolo che fosse destinata a centro di cultura. La casa è disposta su due piani ed ha dieci stanze di cui tre  adibite a biblioteca, una sala riunioni e le rimanenti a disposizione di iniziative ed attività.
 
 Casa Guerrini è oggi un centro culturale attivo e ospita conferenze, mostre, corsi, laboratori. In occasione del centenario è stata allestita un’interessante mostra temporanea con i ricordi più cari del poeta. Vi è la sala di lettura della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Sant’Alberto, dove si trova il “Fondo Guerrini”, una raccolta di oltre duemila volumi risalenti ai sec. XVVIII, XIX e XX. 
Sant’Alberto si trova a nord di Ravenna sulle antiche sponde del Po di Primaro (su cui oggi scorre il Reno). E’ stato circondato dalle Valli di Comacchio fino alla metà circa del Novecento, poi la bonifica del Lamone ha creato terreno fertile favorendo l’immigrazione di contadini, provenienti soprattutto dai monti dell’Appennino. 
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