L’olimpiade offre sempre storie di sport e di vita degne di occupare pagine di giornali. Nel caso di Niccolò a sorprendere non è la sua storia ma la sua vita piena di normalità. Lui, Niccolò, è uno di quegli atleti a cui solo l’olimpiade offre le luci della ribalta. 

“Volendo quantificare diciamo che ho perso l’oro per due millimetri. Ma sono ugualmente felicissimo. E poi sono contento anche per chi ha vinto: Moldoveanu è un bravissimo ragazzo”.
 
Ancora più felice sarebbe se la laurea in ingegneria conseguita in Usa e il master che sta per terminare lo aiutassero a trovare lavoro in Italia: “Dicono che il nostro non sia un paese per giovani – spiega il 25enne azzurro – Io voglio tornare in Italia per lavorare, sarebbe brutto se per trovare un posto dovessi rimanere all’estero”. 
 
Così l’Italia dei cosiddetti sport ‘minori’ continua a fare la fortuna azzurra in questa Olimpiade, “e per me non è finita – sottolinea Campriani -, visto che qui ci sono altre due gare in cui posso fare bene. Intanto spero che il mio esempio possa avvicinare al mio sport qualche ragazzino”. 
Per lui il tiro è stato una scuola di vita, al punto da fargli guadagnare una borsa di studio in America, alla West Virginia University che gli ha permesso di laurearsi in ingegneria con il massimo dei voti. 
 
“È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita – dice – anche se mi ha fatto stare lontano dai miei genitori per tre anni, e non è stato facile. Per questo dedico loro la mia medaglia, e dopo aver fatto un master qui in Gran Bretagna voglio tornare in Italia. Spero che la mia patria possa dare una chance ad un giovane ingegnere come me”. 
 
La gara della vita sembra a volte più difficile di quella di un’Olimpiade.

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