Si è scritta l’ennesima pagina vergognosa del calcio italiano con il derby di Lega Pro tra Salernitana e Nocerina.
 
La gara, dopo essere iniziatacon 40 minuti di ritardo per via delle minacce dei tifosi ospiti (a cui era stato vietato l’accesso allo stadio) nei confronti della propria squadra) è stata interrotta dopo soli 20 minuti di ‘gioco’. In poco più di un quarto d’ora, infatti, la Nocerina aveva già effettuato 3 cambi e, a causa dei 5 seguenti ‘infortuni’, si è trovata con soli 6 uomini in campo: insufficienti per proseguire la gara. L’arbitro, così, tra lo sconcerto generale, ha interrotto la partita. 
 
Del tutto evidente il motore della singolare vicenda: le pressioni degli ultras sulla squadra. 
Secondo i tifosi della Nocerina, l’esclusione dagli spalti dello stadio ‘Arechi’ sarebbe stata un’ingiustizia. La squadra, quindi, avrebbe dovuto fare in modo che la partita non venisse giocata, per ‘lanciare un segnale’. 
  Il presidente del Coni Giovanni Malagò

  Il presidente del Coni Giovanni Malagò

Nei 40 minuti trascorsi prima della gara, il questore di Salerno aveva fatto di tutto per rassicurare i calciatori ospiti circa le condizioni di sicurezza dell’impianto salernitano. Evidentemente, però, i giocatori di Nocera, si sono impauriti per le possibili ripercussioni future. E hanno preso la loro decisione. Dopo la partita, tutto lo staff dirigenziale della Nocerina si è dimesso e la squadra è entrata in silenzio stampa. 
 
Forse, l’idea di interrompere la partita è parsa ai giocatori della Nocerina (che è già ultima in classifica nel Girone B) fattibile, in quanto quest’anno, per via della ristrutturazione del torneo, non sono previste retrocessioni dalla Prima Divisione. 
 
In realtà, dal punto di vista sportivo sono stati violati numerosi articoli: il 3-0 a tavolino è già stato confermato ma si attendono ulteriori provvedimenti che l’autorità sportiva ha solo posposto, in attesa di “chiarire l’effettiva dinamica dei fatti”. 
Sono anche partite 22 denunce per violenza privata aggravata.
 
Quel che è certo, è che si è trattata di un’ennesima brutta figura del calcio italiano, ancora una volta dimostratosi ostaggio delle frange più violente del tifo organizzato. Se ora gli ultras di Nocera si professano vittime (sarebbero stati ‘incastrati’ dalle autorità salernitane, colpevoli di non aver fatto giocare a porte chiuse la partita), è vero anche che le più alte cariche istituzionali sembrano decise a mettere mano alla questione tifo violento con singolare decisone. 
 
Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha puntato il dito sulla “questione morale”, sostenendo come il danno “non sia stato fatto alla Lega Pro e al calcio, ma a tutto lo sport”. Ancora più deciso il presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha promesso “tolleranza zero” verso tifoserie che tengono il calcio in “ostaggio”.
 
Forse il brutto pomeriggio di Salerno potrà essere un punto di partenza verso un calcio più pulito e tranquillo, che riacquisti la propria corretta dimensione: una sorta di ‘punto di non ritorno’, da cui l’intero movimento deve sforzarsi di risalire. 
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