Nick La Rocca inizia a suonare da bambino la cornetta, come il padre partito per New Orleans dal Trapanese (Ph Jazz © Antoine2k | Dreamstime.com)

C’era l’aria frizzante del multiculturalismo, nella New Orleans di fine Ottocento. Nella colorata metropoli affacciata sull’oceano le tracce della complicata storia della Louisiana si stemperavano nell’attivismo commerciale che vedeva vari collegamenti con la lontana Sicilia.
Fu proprio questo legame particolare a unire negli anni in modo forte l’isola italiana alla città sul Mississippi. Dai porti di Trapani e Palermo partivano navi a vapore cariche di agrumi e ortaggi per scaricare nel porto di New Orleans in cambio di balle di cotone che, opportunamente trasferite a Genova, venivano lavorate per ricavarne un prezioso tessuto ruvido, cui la storia avrebbe dato il nome di “jeans”.
Ma negli scambi attivi tra Sicilia e Louisiana non erano solo merci quelle che venivano trasportate. Sulle navi mercantili a vapore viaggiava infatti anche un gran numero di emigranti, decisi di dare inizio al loro sogno americano un po’ più a Sud delle affollate banchine sul fiume Hudson. Erano artigiani, contadini e piccoli imprenditori che avevano letto innumerevoli corrispondenze inviate loro da almeno un secolo, quando la città era assurta a vera e propria stella del Sud.

La guerra civile americana aveva solo bloccato, per almeno dieci anni, il continuo ruscello umano che seguiva l’esempio dei primi pescatori, che si erano scoperti imprenditori nelle acque libere e democratiche della sponda americana. Era infine ripresa, quando il disastro della Secessione era diventato solo un triste ricordo, per permettere a nuovi europei di amalgamarsi in uno Stato che aveva conservato molte radici europee.
Nel 1876 anche Girolamo La Rocca e sua moglie Vittoria Di Nino sbarcarono a New Orleans. Erano partiti da Salaparuta, un paesello della odierna provincia di Trapani e nella città sul Mississippi riuscirono a trovare un dignitoso alloggio a Magazine Street, fidando nel grande aiuto di altri corregionali riunitisi nella locale Società di Mutuo Soccorso.
Girolamo era un bravo calzolaio e nella terra americana trovò subito la sua clientela. Nella casa al n° 2022, il piano terra fu destinato al laboratorio artigianale mentre il piccolo appartamento permetteva di confidare in un fiducioso futuro per l’emigrante che aveva prestato servizio come bersagliere e trombettiere agli ordini del generale La Marmora. Nella stessa casa nacquero negli anni venturi, Rosario, Domenico Giacomo, Antonia e Maria, che oltre all’odore della colla impararono anche a sopportare le esercitazioni musicali del padre sulla cornetta.

I racconti delle esibizioni con la banda del paese e del servizio prestato come trombettiere riuscirono a incantare i vivaci ragazzi, che scelsero tutti di provare a suonare uno strumento. Antonia imparò a maneggiare il mandolino e la chitarra, Maria si affezionò al saltério, Rosario intraprese gli studi di violino. Il piccolo Domenico, diventato Nick nel delta del Mississippi, rimase però affascinato dalla cornetta del padre e scelse di imparare lo strumento a fiato, nonostante il padre cercasse di frenare il suo entusiasmo. Per lui Girolamo vedeva un futuro più importante. La sua grande vivacità culturale faceva sperare in un futuro medico, e lo costrinse a studiare alla St. Alphonsas Parochial School e alla scuola media di New Orleans. Nonostante questi obblighi, Nick non mollò mai suo padre durante le esibizioni che Girolamo teneva per le vie di New Orleans. Non le faceva per puro divertimento ma servivano a integrare il bilancio familiare. Fu la morte prematura del genitore, nel 1904, a dare la stura definitiva alla passione del ragazzo.

A quindici anni e mezzo, Nick trovò un lavoro di elettricista alla French Opera House ed entrò nel mondo della musica, seppur da una porta secondaria. Con il contratto in tasca e i primi soldi di uno stipendio dignitoso poté finalmente acquistare una cornetta nuova. Con il suo nuovo strumento e l’aiuto di un grammofono Nick La Rocca ascoltava la musica bandistica da parata e la ripeteva ad orecchio. Il suo talento si fece subito strada tra le numerose proposte dell’epoca. Nel 1905 il siciliano iniziò a suonare in vari gruppi e orchestre e dopo soli tre anni il suo carattere da leader gli permise di dare corpo ad una sua orchestra. Erano tempi nei quali le varie bande e orchestrine venivano chiamate a suonare per pubblicizzare eventi e manifestazioni.

Abilissimo carpentiere e idraulico, La Rocca viveva di giorno la sua vita da negoziante e artigiano, per dare sfogo di sera e di notte alla sua parte musicale. L’incontro con musicisti del calibro di Johhny Stein, Eddie Edwards, Larry Shields, arricchì l’esperienza del musicista italoamericano e proprio durante una delle loro “presentazioni” musicali, fu notato Harry H.James, proprietario di un night club a Chicago che inseguì il suo sound anche nell’Haymarket Café per rimanere impressionato da quello particolarissima musica senza nome e diversa dal ragtime. James propose subito una scrittura a La Rocca e Stein che raggiunsero la città del Nord insieme ad Alcide Nunez, Henry Ragas ed Eddie Edwards. Ad attenderli trovarono il freddo pungente e un’amara sorpresa: il night club era stato chiuso dalla polizia. La John Stein’s Dixie Band ripiegò su un contratto capestro offerto loro da un locale in un ghetto nero ma nonostante tutte le traversie, la band bianca riuscì ad entusiasmare gli avventori di colore e a farsi conoscere sulla stampa locale.

Aveva inizio lo straordinario volo del gruppo musicale che era diventato in pochi mesi la “Original Dixieland Jass Band”. Sostenuti da entusiastici fan quali Will Rogers, Fanny Brice, Al Jolson, i musicisti ottennero una scrittura per il Paradise Ballroom a Columbus Circle, New York. Il debutto avvenne il 1917 e il successo fu istantaneo.
La band passò nel giro di poche settimane da un cachet 750 dollari a quello di 1000 e nel locale si esibivano Fred Astaire ed Ed Winn sulle ali delle note inventate da La Rocca.
Chiamata spesso a suonare in parties privati nelle lussuose ville di Long Island, la Original Dixieland Jass Band incise anche i suoi primi dischi. Erano i primi dischi della storia del jazz e diedero a La Rocca la primogenitura di questa nicchia importantissima della musica contemporanea. Il 31 gennaio del 1917 La Rocca e la sua band incisero per la Columbia ottenendo risultati mediocrissimi per una cattiva attrezzatura tecnica. Chiamati subito dopo dalla casa discografica “Victor”, la band riuscì a concordare con i tecnici di studio la giusta posizione degli strumenti e registrò i brani “Dixieland Jass One Step” e “Livery Stable Blues”. Il disco ebbe un successo strepitoso e sorpassò le vendite di Caruso: un milione e mezzo di copie vendute! Il tutto accadeva 8 anni prima che Louis Armstrong incidesse il suo primo disco.

Il successo della Original Dixieland Jass Band fu istantaneo e con la Virgin incise brani che ebbero un successo impressionante per l’epoca (Ph© Zoransimin | Dreamstime.com)

Nello stesso anno, La Rocca incise di nuovo per la Victor e per la Columbia e nel 1918 registrò per la Aeolian. Pezzi come “Tiger Rag”, “Oriental Rag” e “Mournin Blues” divennero veri e proprie hit che valsero alla banda un contratto a Londra. Una tournee di 10 settimane si trasformò in un soggiorno di 17 mesi e permise all’Europa di conoscere l’effetto dirompente della nuova musica inventata a New Orleans.
L’evento più eclatante di quella lunga permanenza a Londra é del giugno 1919, allorché l’Original Dixieland Jazz Band fu prescelta come orchestra ufficiale del “Victory Ball” con cui si festeggiò al Savoy Hotel la firma del trattato di Versailles che pose fine alla Prima Guerra Mondiale: La Rocca e la sua band suonarono alla presenza di Giorgio V, della famiglia reale, del maresciallo Foch e dei generali Petain e Pershing, attorniati dall’intero corpo diplomatico e dall’alta società londinese.

Il successo travolgente della nuova musica fu bloccata improvvisamente dalla legge Cotillo che bandì il ballo dopo la mezzanotte a Broadway con conseguente riduzione del lavoro e delle paghe alle orchestre. In generale, fu bandito il jazz da tutti i locali “rispettabili” mentre la Victor cessò le registrazioni di dischi jazz. Solo la radio salvò in questo periodo numerosi musicisti e anche La Rocca sopravvisse suonando per un certo periodo ad Harlem, per poi sciogliere la sua band.
Per dieci tornò a dedicarsi al lavoro di appaltatore edile per rientrare nella musica nel 1936: volle dimostrare a tutti che la musica swing era il vecchio jazz in abiti moderni.
Insieme a Larry Shields, Edwards, Robinson e Sbarbaro ripresero a suonare a New York ed ottennero un contratto radiofonico con la NBC Red Network. La Rocca suonò di nuovo “Tiger Rag” e catturò più ascoltatori di tutti gli ospiti precedenti attirando offerte da tutti gli USA. Invitato a varie trasmissioni radio come quella di Benny Goodmann (che riconobbe in lui il suo maestro) La Rocca si esibì con successo per altri due anni ma infine lasciò per sempre la musica, dopo un ennesimo diverbio con gli altri membri della band.

Rientrato a New Orleans incontrò Ruth Dorothy Pitre, una ragazza Cajun e a cinquant’anni scoprì finalmente l’amore. Si sposarono quello stesso anno e in tredici anni ebbero ben sei figli: James Carl, Ruth Dorothy, Dominic James, Jerome Leonard, Carolyn Louise e Carl. Soltanto l’ultimo continua l’attività paterna, dirigendo una rinnovata formazione della Original Dixieland Jass Band.
Gli ultimi anni della sua vita, Nick li trascorse a comporre musica. Particolarmente interessante rimane “Give me that Love”, un brano composto per la moglie. Si batté inoltre per ripristinare la verità storica sulla nascita della musica jazz. Morì il 22 febbraio del 1961, a 72 anni.
Il suo immenso lavoro musicale trova solo poche tracce a New Orleans, fuorché nella Tulane University, dove sono raccolti tutti i pezzi della sua produzione, e le poche portano il merito di un “Committee in Memory of Nick La Rocca” costituitosi a Palermo.
Troppo poco per celebrare l’inventore di un genere musicale che ancora oggi raccoglie milioni di appassionati.

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