Sono bastati 10 minuti per fare capire a tutti come le cose siano cambiate. In 600 secondi la nuova Italia di Antonio Conte ha liquidato l’Olanda, terza classificata del Mondiale brasiliano: 2-0 firmato da Immobile e De Rossi. Oranje in dieci uomini e partita in ghiacciaia. 
 
Un Ct non esordiva vincendo dai tempi di Dino Zoff (1998) ma, più del risultato, è l’atteggiamento  messo in mostra da tutto il gruppo che fa ben sperare. 
 
Storicamente, gli Azzurri hanno sempre faticato a garantire il massimo impegno nelle partite non di primaria importanza – non è un caso se nelle ultime quindici amichevoli internazionali (a partire dal novembre 2011), l’Italia abbia vinto solo una volta, contro S. Marino. Nella notte di Bari,  invece, si è notato quell’approccio ‘famelico’ che poi è il vero marchio di fabbrica del nuovo selezionatore. La sensazione, quindi, è che il ‘martello’ Conte (sempre combattivo, sempre in pressione sui giocatori) possa davvero essere un toccasana per la Nazionale: forse ci potremo risparmiare le tipiche figuracce che gli Azzurri, troppo spesso, hanno rimediato contro avversari più che modesti.
 
REALISMO, SENZA RIVOLUZIONI. In questa prima uscita, Conte non ha operato alcuna rivoluzione tattica rispetto al passato: il 3-5-2 che tanto ha giovato alla sua Juventus è stato riproposto, mutuandone l’impostazione strategica (doppio regista, fluidificanti chiamati a un lavoro più che intenso, punte mobili e in grado di ripiegare, mezz’ali con la priorità dell’inserimento). 
 
Certo, gli interpreti sono diversi (manca la forza di un Pogba, così come l’intelligenza di un Vidal), ma Conte ha saputo utilizzare al meglio gli uomini a disposizione: De Rossi al posto di Verratti per dare più ordine ed equilibrio, anche a costo di perdere in fantasia; Darmian e De Sciglio sulle fasce, per avere maggior copertura; Marchisio e Giaccherini in mezzo: forse non i più talentuosi del gruppo, ma giocatori che conoscono alla perfezione le idee del Ct; in attacco Immobile e Zaza: forza fisica, corsa e generosità.
Proprio guardando all’attacco, si può vedere l’atteggiamento realista del neo Ct: spazio a chi è davvero in forma, a quello che il campionato esprime al momento della convocazione. Basta con le gerarchie rigide, con le logiche mediatiche o le pressioni degli sponsor. E nessuno ha avvertito la mancanza del turbolento Balotelli o dell’indeciso e incompiuto Cerci. 
 
BUON AVVIO DA CONFERMARE. La prossima gara, esordio nelle qualificazioni europee, in Norvegia, saprà dire qualcosa di più sulla nuova Italia. Per il momento, è da mettere agli atti un vigoroso cambio di atteggiamento da parte di tutto il blocco-Nazionale. Per quanto fosse lecito aspettarselo, vista la caratura del nuovo Ct, non era scontato prevederlo in tempi così brevi. Ora si tratterà di proseguire sulla strada imboccata, anche in occasioni maggiormente importanti.
 
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