“Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non mi ha mai parlato della pizza, e non mi ha mai suonato il mandolino. O Massimino, io ti tengo in serbo fra ciò che il mondo dona di più caro, ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell’amato San Gennaro”. 
 
Sono i versi  della struggente poesia scritta dal premio Oscar, come miglior attore protagonista (1999), Roberto Benigni al suo amico e collega Massimo Troisi, uno degli attori più celebri del teatro e del cinema napoletano, scomparso il 4 giugno del 1994 a causa di un improvviso attacco cardiaco. 
A Troisi forse non sarebbe piaciuto tutto questo parlar di lui, perché era una persona umile, semplice e schietta. 
 Massimo Troisi: comicità travolgente e rigorosamente napoletana 

 Massimo Troisi: comicità travolgente e rigorosamente napoletana 

Il segreto del suo successo è stato quello di saper trasportare tutta la sua semplicità sul set cinematografico. 
Lui, nato a San Giorgio a Cremano e cresciuto tra Napoli e provincia, trascorre la sua infanzia in una famiglia di 17 persone dalla quale prenderà molti spunti per i suoi sketch insieme ai problemi legati a Napoli, alla sua timidezza, alla religione e alla passione sportiva per il calcio. 
 
Massimo Troisi veniva dal popolo e capiva bene le sue esigenze, il suo bisogno di ridere anche in presenza delle ingiustizie e delle difficoltà della vita. 
È difficile raccontare chi era. Per comprenderlo bene a fondo bisognerebbe vedere i suoi film: allegri, spensierati, diretti, ma al contempo pieni di significato. 
 
Inizia la sua carriera nel teatro con il trio “La smorfia” e diventa presto attore e regista in numerosi film con personaggi di caratura internazionale come Roberto Benigni, Marcello Mastroianni, Ornella Muti, Francesca Neri, Ciccio Ingrassia, Philippe Noiret, ecc. 
 
Rappresenta una comicità napoletana travolgente e controcorrente dettata da una parlata divertente, a tratti singhiozzante, rigorosamente napoletana. È stato un attore spontaneo capace di infrangere tutti i classici stereotipi su Napoli ed i napoletani, risaltando la cultura e la verità della sua terra. Il suo genio era sconfinato ed era tale da imprimere originalità e improvvisazione alle sue performance, rendendole uniche. 
 
A tal riguardo, l’allora assistente alla regia Marina Spada, oggi regista, lo ricorda così: “Nel film “Non ci resta che piangere”, non esisteva sceneggiatura, Troisi e Benigni si inventavano i dialoghi all’improvviso e bisognava riscriverli di sana pianta”. 
 
Poi arriva “Il postino”, la pellicola diretta dall’inglese Michael Radford, dietro suggerimento dell’attore napoletano. Fu così che Troisi e Radford si incontrarono a Los Angeles dove scrissero il testo del film in sole tre settimane per poi iniziare subito dopo le riprese in Italia. 
 
Dati i problemi cardiaci di Troisi, l’attore napoletano non poteva recitare più di un’ora al giorno. A testimonianza di tali difficoltà, Renato Scarpa commentò: “È stata un’esperienza umana grandissima, perché lui stava male e ha voluto fare questo film a tutti i costi: tutti gli dicevano “ma dai, fai il trapianto e poi lo farai”, e lui diceva “No, questo film lo voglio fare con il mio cuore”. […] E poi questo film è il suo testamento morale”. Qualche ora dopo il termine delle riprese, morì. 
 
Il successo del film fu tale che l’umile postino di Neruda conquistò quattro nomination all’Oscar ed una statuetta per l’indimenticabile colonna sonora di Luis Bacalov. 
 
Negli Stati Uniti colpì molto la storia di quest’uomo e del suo sacrificio per il cinema e per il personaggio che stava interpretando; la passione dell’attore fu tale da fargli dimenticare i suoi problemi fisici dandogli la forza per completare il suo capolavoro. 
 
Oggi, Massimo Troisi ci lascia un’eredità preziosissima, un mondo di comicità in un contorno di mille significati. Nonostante la sua malattia e le difficoltà, riusciva a sdrammatizzare, a sorridere e lavorare con in-finita passione e dedizione. 
 
“Non ci resta che ridere”, rivedendo una delle sue meravigliose pellicole, e ricordarlo con un sorriso.

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