C’è un risultato che ci dovrebbe rendere tutti orgogliosi: i musei italiani hanno registrato un record di visitatori: 43 milioni. 

Quello che è stato definito “il miglior risultato di sempre” è importante se si considera l’aspetto culturale, la “semina” di arte, storia, bellezza: un arricchimento personale impareggiabile di cui si può solo andar fieri.
Più si conosce il patrimonio nazionale più lo si sente proprio e lo si tutela. Se i cittadini cominciano a frequentare i luoghi della cultura più dei centri commerciali, la cultura potrà diventare un motore dello sviluppo del Paese e investire su musei, biblioteche, archivi, cinema e spettacolo significherà non solo puntare sulla materia prima più diffusa nella Penisola, e nel suo maggior attrattore mondiale, ma anche scommettere sul contributo che ogni cittadino può dare alla tutela del patrimonio collettivo.
 
Un auspicio anche per i più pragmatici. C’è una ragione economica dietro alla frequenza dei luoghi della cultura e alla crescita dei fondi destinati alla formazione a tutte le età: la cultura paga in termini di sviluppo del Paese. Paga la cultura scientifica, l’innovazione tecnologica, la ricerca in laboratorio. Perchè mentre cresce il sapere collettivo aumenta la qualità dei nostri manufatti, la competitività delle nostre aziende e la molteplicità dei prodotti a disposizione. Ma paga altrettanto la cultura umanistica, soprattutto in un Paese dove si concentra la maggior quantità dei siti patrimonio dell’umanità e il turismo basato sui beni culturali è una punta di diamante che non conosce crisi.
Non solo deve far piacere sapere che la Legge di Stabilità 2016, dopo anni di tagli, ha iniziato ad accantonare risorse per la tutela del patrimonio storico-artistico-museale e i grandi progetti culturali nazionali: 180 milioni di euro nel 2016, 200 nel 2017, 195 nel 2018 e nel 2019, 165 milioni dal 2020. Se ovviamente c’è poco da star tranquilli, nel senso che occorre vigilare finchè questi denari non saranno effettivamente trasformati in opere concrete senza essere dispersi in mille rivoli, è pur vero che sperare in un cambio di rotta è necessario.
 
Come è assolutamente necessario pensare che la cultura non sia un lusso ma sia una necessità primaria, un diritto di tutti, grandi e piccini, italiani e stranieri che scelgono di visitare un Paese ricchissimo di luoghi da ammirare e studiare, un bene da tutelare, valorizzare, far crescere e condividere in ogni occasione.
Quando si ragiona in termini di investimento e di sviluppo, non si può prescindere dal potenziare la cultura in tutte le sue forme. E se pensiamo alla cultura come motore dello sviluppo, occorre iniziare dalle opportunità che il Paese può dare al patrimonio architettonico, monumentale e archivistico nazionale. Ma perchè tutto ciò possa funzionare è necessario credere nella cultura delle persone. Ecco perchè sapere che aumentano i visitatori dei musei è importante e lo è ancor di più sapere che quei 43 milioni sono soprattutto italiani. 
 
Premesso che in un Paese come l’Italia il turista dovrebbe essere sacro, ovvero sono assolutamente importanti i visitatori stranieri nei nostri musei, veder crescere il numero di appassionati interni è fondamentale: significa che, per fortuna, aumenta il numero degli italiani che possono innamorarsi sempre di più delle ricchezze del Belpaese. 
 
In Italia ci sono circa 4.600  tra musei, gallerie, collezioni, circa 240 aree o parchi archeologici e 500 complessi monumentali. Un patrimonio estremamente diffuso e capillare: quasi  un comune su tre ospita almeno una struttura a carattere museale, ovvero c’è una media di un 1,5 musei ogni 100 kmq e circa uno ogni 13 mila abitanti. Numeri alla mano, si fa quasi fatica a pensare che “solo” 43 milioni ne abbiano beneficiato in un anno!
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