I Monti Sibillini (Ph© Richard Semik | Dreamstime.com)

Un itinerario tra i Monti Azzurri, nelle Marche, non finisce mai di stupire: stiamo parlando dei monti Sibillini, che Giacomo Leopardi, il poeta di Recanati, aveva definito “azzurri” nelle Ricordanze in quanto da lontano le loro cime apparivano di colore turchino.
Questi luoghi magici ed incantati racchiudono tante bellezze di vario genere. Un esempio: il borgo medioevale di Serrapetrona a 500 metri di altezza che nel suo territorio immerso nella vegetazione ospita il Museo Fondazione Claudi, realizzato per l’esposizione della particolare collezione del defunto Giorgio Recchi, abitante locale appassionato di archeologia.
Tra i pezzi ritrovati nel 2006 nel suo archivio di oltre 3.000 fossili è stato anche rinvenuto lo scheletro di un dinosauro che egli acquistò negli Stati Uniti, ma di cui nessuno sapeva la concreta esistenza fino alla sua morte. Per tutto il 2022 Palazzo Claudi presenterà la mostra paleontologica “Fossili, il passato ritrovato”, una nuova tappa per scoprire lo straordinario patrimonio di reperti. Cinquanta pezzi provenienti da tutto il mondo e appartenenti a ere lontanissime, fino a 500 milioni di anni fa, ma anche a epoche più recenti, che conducono il visitatore in un viaggio nel tempo.
Il termine “Serra”, di origine longobarda, indica un abitato fortificato con funzioni di sbarramento a difesa dell’inizio di una valle di pietra, “Petrona”. Ma secondo la tradizione Serrapetrona deriverebbe il suo nome da un certo Petronio, ricco e valoroso cittadino romano, qui rifugiato per sfuggire a persecuzioni.

Serrapetrona è anche terra di sapori e la visita del luogo porta a scoprire i vigneti di Vernaccia, cantine del celebre vino spumante e anche la dolciaria dove nascono golosi cioccolatini e dolciumi. Quacquarini, Serboni e Podere sul Lago sono tra le cantine più conosciute.
La Vernaccia di Serrapetrona DOCG, una perla dei vini delle Marche, spumante rosso DOCG sia secco che dolce, ottenuto dalla vinificazione di un vitigno autoctono, ha origini che si intrecciano con quelle del borgo di Serrapetrona.
La vinificazione risale al XV secolo: è un vino unico per la sua tipologia, uno spumante rosso, e per la sua tecnica di produzione. Prevede tre fermentazioni: la prima in vendemmia, la seconda dopo l’appassimento naturale delle uve selezionate allo scopo, la terza in autoclave, per la spumantizzazione.
La sua zona di produzione comprende anche i comuni di Belforte del Chienti e di San Severino Marche.
Il colore va dal granato al rubino, il perlage è sottile e persistente. Il profumo è aromatico e vinoso, ricorda la frutta rossa molto matura, le confetture e le spezie. Il sapore è amabile o secco, sapido e caldo, con corpo morbido, piacevole e fondo gradevolmente amarognolo.
Va abbinato a dessert, a dolci secchi, biscotti e pandolci rustici.

Un altro grazioso borgo da non perdere è Belforte del Chienti, situato a poca distanza da Serrapetrona. Palazzo Bonfranceschi, palazzo nobiliare oggi adibito a residenza d’epoca è gestito da Alfonso Caputo, artista le cui opere si trovano esposte al pian terreno in un accogliente soggiorno studiato all’insegna dell’arte. Con lui lavora la moglie, anche lei artista di origine portoghese. I due piani superiori ospitano uno stupendo salone comune, la sala colazioni e diverse camere arredate in stile più sobrio e moderno.
Da non perdere la visita alla Chiesa di Sant’Eustachio che ospita sull’altare maggiore il meraviglioso polittico di Giovanni di Piermatteo Boccati (1419 circa -1486). L’opera, considerata il polittico più grande d’Europa, è stata realizzata nel 1468 in stile tardo gotico e vanta una storia lunga e misteriosa. Fu commissionata da Taliano di Lippo, un membro del Parlamentum belfortese, per celebrare la figura di Sant’Eustachio, santo titolare della chiesa e patrono della città.
Boccati progettò un’opera in cui gli stilemi tardogotici predominano rispetto a quelli rinascimentali del suo tempo: 35 tavole figurate, disposte su due ordini di pannelli, con cinque tavole ognuno, in alto, alternate da pinnacoli, cinque cuspidi ornate di foglie d’acanto con medaglioni dipinti, mentre in basso 12 tavole compongono la predella.
Al centro spicca la tavola di più ampie dimensioni: sotto una tenda damascata, attorniata da angeli musicanti e avvolta da un ricco manto arabescato dorato su fondo blu, siede la Vergine con il bambino. Alcuni simboli prevedono le sofferenze che Gesù dovrà subire per redimere l’umanità, oltre ad un cartiglio con la firma del pittore. Nella prima metà del XVI secolo l’opera fu trasferita nell’allora palazzo priorale, cioè l’attuale municipio, a causa di ristrutturazioni.
Durante il periodo napoleonico fu smontata e nascosta per evitarne la confisca. Solamente nel 2005 fu collocata nel luogo per il quale era stato realizzato.

È inimmaginabile la ricchezza storico-artistica che Belforte ha da offrire. Proprio per questo una visita del borgo è un’esperienza indimenticabile, arricchita dai panorami che si possono ammirare dalle terrazze che, qua e là, si affacciano dai margini del borgo.
Ma in ambito gastronomico ci sono eccellenze come quelle create dai Di Pietrantonio, originari dell’Abruzzo, una famiglia di pastori e formaggiai da tre generazioni, che dal 1986 si sono stabiliti a Belforte. Producono carni e latticini tutti biologici, seguendo ogni fase della lavorazione, per il controllo sull’intera filiera. Tecnologia e tradizione si incontrano nella produzione: il latte ovino degli allevamenti allo stato brado si trasforma in una gamma di formaggi, freschi e stagionati, che hanno il profumo dei pascoli maceratesi. Su tutti il Pecorino, stagionato e semistagionato, che è proposto con varie aromatizzazioni (pepe, erbe, peperoncino, noci, tartufo, alla Vernaccia di Serrapetrona) e di fossa. I formaggi freschi come primo sale, mozzarelle, cuor di latte, ricotta. L’ultimo prodotto in ordine di tempo è l’originale Belfortino, uno stagionato da grattugia.

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