Due medaglie in più del 2012. Può sembrare poco, ma dal momento che il nuoto azzurro alle Olimpiadi di Londra non aveva visto neanche l’ombra del podio, tutto sommato potrebbe anche essere un risultato accettabile.
E forse lo è, se pensiamo che fino al 2000 l’intera storia del nuoto azzurro era racchiusa in due, tre nomi, da Novella Calligaris a Stefano Battistelli a Giorgio Lamberti. Poi arrivò la generazione dei Brembilla, dei Rosolino e dei Fioravanti, e l’Italia sembrò diventare l’Australia. Proprio a Sydney, tra l’altro, nelle Olimpiadi del Nuovo Millennio. E dopo la generazione dei fenomeni arrivò quella dei giovani: Filippo Magnini, Fabio Scozzoli, e la “divina” (noblesse oblige, ma lei sicuramente ci crede molto) Federica Pellegrini. I Mondiali di Roma 2009 furono l’apoteosi: due ori per Fede nei 200 e 400 stile libero, da mettere insieme ai 1500 stile di Alessia Filippi.
E poi, come spesso capita, il lento declino. C’è chi ha dato la colpa dell’affondamento del nuoto azzurro alla scomparsa prematura di Pierluigi Castagnetti, il tecnico dei record, chi alle decisioni della federazione internazionale sui costumi-jet con i quali gli azzurri avevano raggiunto le vette più alte dell’Olimpo natatorio. Nessuno lo sa, e nessuno soprattutto vuole gettare la croce addosso a chicchessia.
È sport, e nello sport una volta si vince e l’altra si perde. Ma non si può nascondere un certo spaesamento rispetto a come sono maturate le due medaglie azzurre ai Mondiali di Barcellona.
La prima. Federica Pellegrini era arrivata in Catalogna in pieno “anno sabbatico”, come lo definisce lei, per ritrovare la concentrazione e la condizione persa nella piscina olimpica di Londra. Per questo avrebbe dovuto nuotare solo i 200 dorso e le tre staffette (4×100 e 4×200 stile libero e 4×100 misti, frazione a dorso). Risultato: nel dorso e in due staffette su tre non è entrata in finale, nella 4×200 è arrivata settima insieme a De Memme, Mizzau e Carli. Però ha vinto un argento, nella “sua” gara, i 200 stile libero, in cui non avrebbe dovuto gareggiare. Abile tattica o confusione tecnica?
La seconda. Gregorio Paltrinieri, in arte Greg, 19 anni da Carpi, casa dissestata dal terremoto 2012 e allenamento dimezzato per mancanza di strutture a disposizione, nell’ultima giornata dei Campionati conquista il bronzo nei 1500 stile libero dietro all’inavvicinabile cinese Sun Yang e al canadese Cochrane. Di Paltrinieri e del suo staff pare che negli ultimi mesi si sia detto di tutto nelle stanze della Federazione italiana: che non sa nuotare, che non sa virare, che il suo allenatore è un despota. Però lui sul podio c’è andato. E il resto della squadra è andato a fondo, se si esclude l’oro di Martina Grimaldi nella 25 km di fondo in acque libere. Ma quello è un altro sport.
Detto questo, e riconosciuto il valore assoluto in campo sportivo della Pellegrini, la sensazione che se ne ricava è che quello che manca al movimento italiano del nuoto, fenomeni a parte, sia un vero programma a lungo termine. Magari non così rigido come quello cinese nè si pretendono i livelli di efficienza a stelle e strisce, non fosse altro per la differenza abissale di budget. Però i talenti in Italia non mancano, e nella maggior parte dei casi vengono abbandonati a loro stessi, o ai gruppi sportivi delle forze armate o delle forze dell’Ordine. Guarda caso, Pellegrini e Paltrinieri fanno entrambi parte della Polizia.