Ore 6.17 del 29 maggio. La capsula Soyuz, con a bordo il 36enne pilota collaudatore dell’Aeronautica italiana e ingegnere di volo Luca Parmitano, siciliano di Paternò, il russo Fyodor Yurchikhin e Karen Nyberg, ingegnere e astronauta 44enne del Minnesota, ha puntualmente raggiunto la casa orbitante, sulla Stazione Spaziale Internazionale, a 400 km da Terra.
 
L’equipaggio, partito dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, ha raggiunto la meta in meno di 6 ore, un tempo record.
 
La missione “Volare”, italiana già nel nome, fino a novembre prevede molteplici esperimenti scientifici: studi sull’inquinamento (Operazione “Diapason”); analisi su un biocombustibile (“Ice”); monitoraggio dei ritmi circadiani, dell’invecchiamento dell’epidermide (“Skin-B”) e del dispendio energetico, influenzati dalla lunga permanenza nello Spazio; rilevamento di radiazioni del sole ed elettromagnetiche (“Solar”) e di studi sulle radiazioni nello Spazio e altri ancora, non meno importanti. 
Luca Parmitano

Luca Parmitano

Luca Parmitano resterà  ben sei mesi nello spazio, battendo il record di durata in orbita degli astronauti italiani e sarà anche il primo spacewalker italiano, il primo connazionale a compiere una passeggiata cosmica.
 
“Volare” rientra tra le tante collaborazioni tra la Nasa e l’Agenzia Spaziale Italiana Asi, partnership che, per il presidente dell’ente spaziale Enrico Saggese, in un momento di grossa crisi come questo, porta una ventata di ottimismo. 
 
La cooperazione tra la Nasa e il Belpaese è di lungo corso.
Gli esperimenti e i test spaziali ebbero inizio nel 1964, con la messa in orbita del satellite San Marco 1. È sempre grazie alla prestigiosa agenzia governativa civile americana che il 31 luglio 1992, Franco Malerba, primo astronauta italiano in orbita, decollerà sullo shuttle Atlantis, per la missione Sts-46. Il 22 febbraio del 1996, sono, invece, Maurizio Cheli e Umberto Guidoni, durante la missione Sts-75, dello shuttle Columbia, a sperimentare il satellite  Tss-1R.
 
Negli anni ’90, l’Asi raggiunge un accordo con la Nasa per la costruzione dei moduli che saranno utilizzati per il trasporto da e per la base di rifornimenti all’interno della stiva degli shut-tle. Non sorprende, perciò, che il primo astronauta europeo sulla Stazione Spaziale Internazionale sia proprio un italiano: Umberto Guidoni, che arriverà a destinazione il 21 aprile 2001, al secondo volo. 
Sempre dalla base di Baikonour, il 25 aprile 2002 parte la missione “Marco Polo”, con il lancio della Soyuz Tm-34; a bordo c’è Roberto Vittori. 
 
La missione Sts-120, dello shuttle Discovery, parte dal Kennedy Space Center il 23 ottobre 2007 e vede protagonisti Paolo Nespoli e 5 astronauti Nasa. Quest’operazione fu necessaria per l’evoluzione della Iss, con l’installazione del modulo Harmony, alla quale contribuì l’astronauta milanese.     
 
Lo stesso Nespoli è protagonista della missione Magisstra, del 15 dicembre 2010, con la Soyuz Tma-22, che ci regala le foto e i video della Stazione Spaziale Internazionale con uno shuttle attraccato, l’Endeavour. Proprio a bordo di quest’ultimo c’è Roberto Vittori al suo ultimo volo nello Spazio. 
Sono, dunque, Nespoli e Vittori a regalarci un altro momento storico: due astronauti italiani s’incontrano sulla Iss.
 
L’Italia, oltre a far già parte a pieno titolo della storia, è in prima linea in questo prezioso e futuristico settore scientifico. 
E poiché il futuro non aspetta, un’altra importante avventura è in cantiere: Samantha Cristoforetti sarà la prima donna italiana nello Spazio a fine 2014, quando la Soyuz Tma-15M parteciperà alle Expedition 42 e 43.
 

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