Bersani perde terreno nei confronti di Berlusconi e della coalizione di centro-destra: ora sono cinque i punti che distanziano i due maggiori contendenti a guidare la prossima legislatura. Eccolo, l’ultimo sondaggio elargito a poco più di due settimane da un’attesissima tornata elettorale. Alle spalle delle due più qualificate coalizioni ecco stagliarsi la sagoma del MoVimento a Cinque Stelle, assoluta terza forza nell’ambito di questa durissima competizione politica. Alle sue spalle, distanziata, la Lista di Monti.
Il Professore della Bocconi, l’ex-Premier, l’uomo che ha condotto l’Italia, col rigore dei conti, fuori dal guado, dunque, scalzato dal Movimento creato appena quattro anni fa da Beppe Grillo, fino a dieci anni fa comico di successo, prima in tv, poi nelle piazze, nei teatri e nei palazzi dello sport, sempre esauriti per via della sua satira dileggiante.
La mina vagante delle imminenti, prossime elezioni. Lo spauracchio che, giorno dopo giorno, in questo avvicinarsi alla conta del 24 e del 25 febbraio, turba i sonni di Bersani, Berlusconi e Monti. Di quanto è accreditato, oggi, il MoVimento a Cinque Stelle, a digiuno dei salotti di Montecitorio perché forza nuova, inedita ed emergente? I sondaggisti lo accreditano di un ottimo sedici per cento: se la previsione fosse confermata dallo spoglio, significherebbe che i parlamentari di Grillo entrerebbero in Parlamento in numero consistente, certo sottolineando il fenomeno. Sembra che siano i più giovani, gli under 23, quelli maggiormente attratti dai contenuti e dai manifesti del movimento. Che combatte i costi della politica.
Che rinuncia ai rimborsi elettorali (come accaduto al termine dell’ultima tornata siciliana). Che propugna un’esperienza politica fino a due mandati consecutivi per ogni parlamentare: basta scorrere le liste di tutti i partiti, invece, per accorgersi di rinnovate candidature di onorevoli e senatori in politica da venti e più anni. I professionisti di Montecitorio e Palazzo Madama, insomma. Acqua pubblica, fotovoltaico, eolico, un’Italia verde: ecco le altre idee di Grillo e dei suoi pretoriani. Voto populista? Può essere, ma è comunque sintomo di un disagio profondo manifestato da molti italiani per la politica classica, che pare non attecchire più, soffocata dagli scandali. I rivali sempre in tv, perorando i propri programmi? Lui mai, per scelta, perché sceglie la piazza e il confronto con la gente.
Grillo, classe ’48, genovese del quartiere di San Fruttuoso, spopola, dilata i consensi: non potrà vincere le elezioni, ma si candida per essere movimento di rottura, forza di opposizione per qualsiasi Governo. Già il fatto di aver messo la testa avanti alla coalizione guidata da Monti dovrebbe essere spia da decifrare. Intanto Grillo, per l’ultimo comizio, ha strappato (per averla prenotata prima) Piazza San Giovanni, a Roma, tradizionale fortino della sinistra, a Bersani, costretto ad emigrare in periferia. Un altro segnale, chissà. Grillo non si nasconde più: è l’uomo nuovo di questa vigilia elettorale.