A inizio stagione, gli addetti ai lavori si interrogavano sul futuro del Milan – che aveva perso per sopraggiunti limiti d’età gente come Inzaghi, Nesta, van Bommel, Zambrotta, Gattuso e Seedorf; cedendo poi, per ragioni di bilancio Thiago Silva e Ibrahimovic – e indicavano l’Inter di Stramaccioni – che si era assicurata, tra gli altri, Palacio, Cassano e Pereira – come una delle più accreditate rivali della Juventus. Le prima parte di campionato non aveva fatto che confermare quest’analisi. Il Milan era partito malissimo, mentre l’Inter sembrava avviata a disputare un’annata importante.
Oggi, a sette giornate dal termine, la situazione si è capovolta. I rossoneri, che ormai sopravanzano i cugini di ben 8 punti in classifica, hanno chiaramente trovato la strada per la propria rifondazione. L’Inter, aldilà dei gravi infortuni (Milito e Samuel su tutti), sembra sempre più un triste insieme di campioni in declino e giovani non all’altezza. Priva di energie e di un vero condottiero. Se il Milan non perde da Natale (ko a Roma), l’Inter continua a incappare in ‘incidenti’ sconcertanti (non ultimo il 3-4 casalingo contro l’Atalanta).
La differenza sembra sempre più risedere nell’organizzazione societaria dei due club di Milano. Se il Milan – praticamente sempre al vertice negli ultimi anni – sa fare quadrato anche nei momenti più duri, l’Inter – tolta la parentesi post Calciopoli, proseguita magistralmente da Mourinho – pare costantemente caratterizzata da debolezze strutturali che rendono ogni sconfitta drammatica. I rossoneri hanno perduto un gruppo di Senatori e sacrificato i due campioni più rappresentativi sull’altare del bilancio. Ma si sono affidati ad Allegri (sempre protetto da Galliani) e hanno forgiato un nuovo gruppo. A gennaio, poi, hanno innestato Balotelli, il nuovo top player attorno a cui costruiranno il futuro.
Risultato: rimonta travolgente, gioco solido, bilancio sano ed età media abbassata. L’Inter, dopo il Triplete, ha perso la leadership di Mourinho ed è tornata nel proprio caratteristico caos. Si sono succeduti allenatori e sistemi di gioco. E il mercato è stato sempre condotto molto male. Gli eroi dello Special One (parecchio spremuti già nell’anno dopo la vittoria in Champions), non sono stati sostituiti (anzi, spesso sono stati trattenuti). Sono arrivati giocatori ormai impresentabili (Forlan) e pedine importanti sono state cacciate in malo modo (J. Cesar, Sneijder).
Quest’anno, nonostante investimenti onerosi, non si è risusciti ad arrivare a un vice-Milito credibile (esigenza primaria). Nemmeno a gennaio, quando Stramaccioni ha palesato il proprio disappunto, si è agito con decisione (sono arrivati Rocchi e Schelotto. Difficile spostare gli equilibri con loro).
La situazione è chiara: è la rosa nerazzurra a dover essere ringiovanita e rivoluzionata. Poi si potrà misurare l’effettivo valore della sua guida tecnica, attualmente in confusione. Ma su tutto è necessario che la società diventi compatta e solida: diventi grande sul serio. Anche senza un personaggio unico come Mourinho al timone.
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