Milano non svela la sua identità completamente a chiunque. Vi potrebbe capitare di girare in un vicolo e trovarvi in una piazzetta fuori dal traffico, il cui fascino sembra essere estraneo dal resto del tessuto urbano.
Potrebbe capitarvi di imbattervi in angoli caratteristici inaspettati. Luoghi reconditi e giardini dal grande fascino sono nascosti dietro i portoni di legno dei palazzi antichi del centro e non si rivelano al grande pubblico, ma mantengono la loro segretezza svelandola a pochi.
Se vi capitasse di passeggiare per le vie dalle 8 di mattina fino alle 3 del pomeriggio, noterete che gran parte delle case d’epoca hanno i portoni aperti: ecco un’occasione unica per intravedere alcuni di questi giardini. Ebbene sì, spesso Milano cela i suoi tesori, svelandosi solo ai più attenti e a chi vuole cogliere l’essenza più profonda di questa città. Il suo fascino non è sfacciato: i sui tesori sono celati dietro l’affannoso correre del quotidiano.
La città durante l’inverno nasconde le sue linee in una nebbia quasi poetica, seppur meno frequente negli ultimi anni, creando effetti surreali con luci notturne e strade deserte. Il fiato esce dalla bocca. Nella nebbia chiunque può sentirsi anonimo o semplicemente avvolto nei suoi pensieri mentre cammina per le vie. Dalle finestre di casa si può immaginare di vedere, oltre la coltre, un paesaggio diverso da quello che l’occhio è solito cogliere. Le luci si specchiano nelle acque dei navigli, tremolanti e alla ricerca di un’identità che non sarà reale, ma solo un riflesso. Insolita città.
Sempre frenetica, in movimento, senza tregua. Mostre, eventi, affari. Aperitivi, feste, cene; dove ci vediamo questa sera? Appuntamento alle 20 a Brera. Caffè domani mattina in San Babila? Meglio un panino in Corso Buenos Aires e poi appuntamento di lavoro in Città studi. La notte? Feste, quattro salti in discoteca, una birra alla Darsena… quando anche gli ultimi nottambuli hanno finito il loro instancabile girovagare da un locale all’altro, alla ricerca della festa perfetta, del divertimento senza limiti, poco prima che i primi lavoratori inizino ad incamminarsi verso i luoghi di lavoro, in quelle poche ore fra il buio, che non sembra voler lasciare la città d’inverno, Milano si fa silente.
Il passo rimbomba sul pavè. Corso Vittorio Emanuele è solitario, sentirete quasi il vostro respiro e i vostri pensieri: insolita situazione in una città rumorosa. Dov’è tutto il traffico, il brusio, la frenesia?
Milano sembra voltarsi verso di voi e farvi il segno di fare silenzio, perché il silenzio avvolge solo per qualche ora la città, la rende speciale, la rende assolutamente vostra. Poi, dopo quell’attimo unico non sentirete più il vostro passo rimbombare, non sentirete più i vostri pensieri. La nebbia pian piano si diraderà non creando più un effetto nostalgico.
L’odore del caffè e delle panetterie allora si diffonderà sulle rive dei Navigli, quegli stessi Navigli che Alda Merisi, grande scrittrice amò e sui quali visse fino alla sua morte. Quegli stessi Navigli che non rifletteranno più le luci tremolanti dei lampioni, ma i colori del cielo. Sarete nuovamente catapultati nel brusio, e poi quel brusio diventerà rumore: clacson, gente che si muove freneticamente, mezzi che inizieranno le loro corse per trasportare i lavoratori, portoni che si aprono, mostrandovi i loro celati tesori.
Di prima mattina solo qualche bar, gli edicolanti e i panettieri vi faranno compagnia. I portinai spazzano di fronte ai loro portoni, salutando il dottore che esce o la famigliola pronta a lasciare i bambini alle rispettive scuole. I tram stridono con rumori quasi invadenti sui binari ancora freddi in queste prime ore del mattino.
Come è confortante il primo caffè, sembra ogni volta un’esperienza nuova ed inebriante. Pian piano si accendono le luci nei negozi e i commessi aprono scatoloni di merce che entro due ore devono essere in perfetta esposizione. Le persone escono dalla metropolitana con aria assonnata, forse imbronciata per aver lasciato il proprio letto. Le biglietterie delle mostre aprono i battenti accogliendo i primi visitatori.
Ogni tanto questa caotica Milano sa essere silenziosa, creando atmosfere quasi irreali: la domenica mattina presto, il primo giorno dell’anno dopo la festa del Capodanno, le prime ore in cui la neve è caduta e crea un effetto insonorizzante per tutta la città che sembra fermarsi a guardare, ammirare e forse brontolare, ma sicuramente osservare con un pizzico di romanticismo le forme ricoperte dal bianco manto.
Guardate la città con uno sguardo insolito, guardatela in attimi particolari, guardatela come se fosse gelosa di ciò che è e dia a voi l’arduo compito di scoprirla fino in fondo.
Guardatela alzando gli occhi verso il cielo e scoprendo appartamenti abbarbicati sui tetti che puntano verso il sole dal dedalo di vie della vecchia Milano.
Guardatela per scoprire nuove forme. Non limitatevi al luccichio delle vetrine: guardatela con gli occhi di un esploratore. Solo così saremo obbligati ad ammettere che effettivamente Milano è diversa e che la prima impressione non è quella che conta.