PANCHINA ANNUNCIATA  Il rapporto tra il Milan e Clarence Seedorf non è mai decollato. 
Nonostante una serie di buoni risultati e delle idee costruttive in termini di gioco, l’olandese è stato clamorosamente bocciato. Non sarebbero piaciuti i suoi rapporti con la squadra e alcune dichiarazioni scomode. Erede designato, si sapeva già in corso d’opera,  era Filippo Inzaghi, la cui fedeltà ai colori rossoneri non si poteva certo mettere in dubbio e la cui intensità, ‘stile Conte’, pareva la giusta risposta alle esigenze del Milan. 
 
DIFFICOLTÀ AMERICANE – Tra l’entusiasmo generale e una ritrovata vicinanza della dirigenza, Inzaghi ha quindi preso il timone del club milanese, guidando le prime sessioni di allenamento e le prime amichevoli con risultati più che buoni. Dopo le vittorie su Renate e Monza, però, il Milan è volato negli Stati Uniti, per affrontare la Guinness International Champions Cup. E, in terra americana, i rossoneri hanno messo in mostra tutte le loro difficoltà. 
 
Sono arrivate tre sconfitte in altrettante partite e, se quella contro il Liverpool (0-2) è arrivata al termine di una gara dignitosa, i tracolli contro Olimpiacos (0-3) e Manchester City (1-5) sono stati allarmanti e, a tratti, imbarazzanti. 
 
ROSA NON ALL’ALTEZZA I problemi del Milan sembrano essere un po’ in ogni reparto. In porta Gabriel ha messo nuovamente in luce tutti i limiti, Abbiati ha ormai 37 anni, mentre il nuovo arrivato Agazzi si è dimostrato tutt’altro che sicuro. In difesa il parametro-zero Alex si è presentato in condizioni fisiche a dir poco approssimative, così come tutte le soluzioni proposte sulle fasce sono parse lacunose (persino il talentuoso De Sciglio viaggia ormai regolarmente a vuoto). 
 
In attacco non segna nessuno: Pazzini, che tanto piace ad Inzaghi, ha sempre più le polveri bagnate; Honda ha ricominciato da dove aveva finito la scorsa annata: inguardabile; El Shaarawy sembra sempre triste e incapace di frenare la propria involuzione; Niang ha perso l’estro e la cattiveria che lo contraddistinguevano; Menez (altro parametro-zero) si è fatto subito male; Balotelli ha giocato poco e male, apparendo tutt’altro che funzionale alle idee tattiche di Inzaghi. 
 
Ma il reparto che fa più soffrire è il centrocampo: la mediana rossonera è povera di idee (Montolivo out a lungo), di muscoli, di energie e soprattutto di personalità. Non solo non riesce a proteggere la difesa: manca del tutto della capacità di supportare e ispirare un attacco che ha un disperato bisogno di palle giocabili. 
 
Inzaghi sta, infatti, puntando con decisione su un 4-3-3 che diventa (in fase di non possesso) un 4-1-4-1. Si tratta di un sistema di gioco che richiede al centrocampo tanta corsa e capacità tattiche tutt’altro che indifferenti: qualità, queste, che paiono non essere presenti nella mediana rossonera.
 
MERCATO BLOCCATO -Soldi non ce ne sono. Galliani sta facendo salti mortali per cercare di allontanare da Milanello giocatori ormai non funzionali al progetto. Ma non è facile, visti i loro ingaggi. Partito il declinante Kakà (che comunque aveva dimostrato di non stonare, in questo ‘povero’ Milan), si è ceduto anche Constant. Pare finalmente chiusa anche l’esperienza in rossonero di Robinho (che sembrava, ormai, divenuto ‘invendibile’). Tutto fermo per Mexes. 
 
In entrata, oltre agli svincolati Alex e Menez, si è riscattato Rami. Molto poco, se si considera anche che Taarabt non è ancora tornato in rossonero. Per il resto, si vocifera di numerose idee, ma non ci sono i fondi per concretizzarle. Una priorità pare essere il portiere: si pensava a Reina (ma lo spagnolo ha scelto il Bayern), si sono chieste informazioni su Perin e Diego Lopez (ma Genoa e Real non svendono). 
 
Davanti Cerci sembra troppo costoso, mentre altre operazioni paiono di profilo molto più basso. In difesa arriverà Armero, a centrocampo incredibilmente non sembrano esserci piste calde. E Balotelli? La sensazione è che Supermario sia ‘sopportato’: se avesse giocato un bel Mondiale avrebbe avuto molto più mercato e sarebbe stato ceduto.
 
Insomma: comunque la si tiri, oggi la coperta rossonera pare più corta che mai. Certo, c’è ancora tempo per sistemare la squadra, ma la sensazione è che difficilmente Inzaghi si troverà alla guida di una fuoriserie. 
 
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