Imagine the stupor, the surprise Paolo Dal Poggetto, then director of the Museo delle Cappelle Medicee Florence, must have felt when he discovered, entirely by chance, the last secret of Michelangelo Buonarroti. The year was 1975, the location was the Basilica di San Lorenzo, more precisely the Sagrestia Nuova, created during the Renaissance by Michelangelo himself, as a burial chamber for the Medicis. Just as you’d expect in a movie, Dal Poggetto and his team discovered, hidden under a wardrobe, a trap door, probably locked since the Renaissance. As described by Claudia Kalb in her article for National Geographic, the room that welcomed them was nothing more than a coal deposit. But Dal Poggetto had a hunch, something was telling him that there was more in that small room, with its one single window providing only a sliver of light to its occupants.
The team meticulously removed the surface layer of plaster covering the walls, discovering dozens of charcoal and chalk drawings, many of which made by the unmistakable hand of Buonarroti. Indeed, some of them were very reminiscent of previous works of his, including a marble statue found in the Sagrestia Nuova that decorates the tomb of Giuliano de’Medici; a Laocoonte head, a character that Michelangelo had studied as a young artist in Rome, in 1506; several reworkings of his David and of some of the majestic figures he painted on the Sistine Chapel’s vault. There is even a possible self-portrait, an elderly, hunched figure that resembles the artist closely. It is also possible that some of the sketches represented ideas Buonarroti wanted to develop once he was free.
It was a great discovery, but also the beginning of a mystery: why did Michelangelo sketch on the walls of an underground chamber and when did he do it? Dal Poggetto believed that the artist had found refuge there for a few weeks in 1530 when the Medicis returned to power after the popular revolts that forced them to flee temporarily some months earlier. Michelangelo had, apparently, supported the rebels and was therefore persona non grata in the Medicis’ town. Only in November 1530, after Pope Clement VII – who incidentally was a Medici – guaranteed for his safety, did Buonarroti emerge from his hiding place to complete his work in the above Sagrestia Nuova.
Not everyone agrees, however, on the authenticity of the drawings. William Wallace, professor in the Art History and Archeology Department at Washington University in St. Louis and specialized in Italian art from the 14th to the 18th century, is not convinced Michelangelo is the author of the hidden room’s drawings, or at least, not all of them. He also finds the idea that Buonarroti had to hide for two months underground hard to believe. As he declared in 2019 to Kalb, the artist was a well-known figure in Florence, and he could have found refuge with some of his important friends and allies if he needed to. In other words, if he wanted to lie low for a while, he could have done so easily somewhere else.
That said, Wallace continues, it is possible some of the drawings are Michelangelo’s, but they were likely made before 1530, in the months when he and his apprentices were working on the Sagrestia Nuova. The idea is that Michelangelo’s helpers probably sketched figures on the walls of the underground chamber during their breaks, just to kill time, and possibly he did the same.
Since its discovery, the chamber remained the realm of archeologists, conservators, and art historians, but there was a project to finally open it to the public in 2020. We all know what happened in 2020, so it seems that we may still need to wait a while before visiting.
The importance of Dal Poggetto’s discovery, however, remains: it gives an excellent insight not only into the history of the city of Florence, a city that, in those time, dictated the faith and history of Europe, but also into the creative ingenuity of an artist with no equals who created, painted and shaped stone throughout his life, until the very end. Buonarroti died at 89, and he was still an active artist.
The secret chamber’s drawings, at least those who are his, show us an artist who was assessing his work through re-elaboration and nurtured a vivid, active imagination through continuous production: past works and future ideas merge with simplicity in this little room, perhaps along with the sketches of those who worked with him and from him were learning: their drawings, sometimes similar in style to those of their master, are testament to the immense influence and talent of Michelangelo, but also proof of how the old artist ateliers of the Renaissance used to work: a place where young talents would refine their hand under the guidance of a known artist, but where, perhaps, developing an independent style, at least at the very beginning, may have been difficult. In a city where art is like the air we breathe, Michelangelo’s secret drawings are a special gem that let us glance at the inner workings of the artist’s mind; they offer us a small window into his creativity.
Immaginate lo stupore, la sorpresa che deve aver provato Paolo Dal Poggetto, allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee di Firenze, quando ha scoperto, del tutto casualmente, l’ultimo segreto di Michelangelo Buonarroti. L’anno era il 1975, il luogo era la Basilica di San Lorenzo, più precisamente la Sagrestia Nuova, creata nel Rinascimento dallo stesso Michelangelo, come camera di sepoltura dei Medici. Proprio come ci si aspetta in un film, Dal Poggetto e la sua squadra scoprirono una botola, nascosta sotto un armadio, probabilmente chiusa a chiave fin dal Rinascimento. Come descritto da Claudia Kalb nel suo articolo per National Geographic, la stanza che li aveva accolti non era altro che un deposito di carbone. Ma Dal Poggetto ebbe un’intuizione, qualcosa gli diceva che c’era di più in quella piccola stanza, con un’unica finestra che forniva solo una scheggia di luce ai suoi occupanti.
La squadra rimosse meticolosamente lo strato superficiale di intonaco che ricopriva le pareti, scoprendo decine di disegni a carboncino e gesso, molti dei quali realizzati dall’inconfondibile mano del Buonarroti. Infatti, alcuni di essi ricordavano molto le sue opere precedenti, tra cui una statua di marmo trovata nella Sagrestia Nuova che decora la tomba di Giuliano de’ Medici; una testa di Laocoonte, personaggio che Michelangelo aveva studiato da giovane artista a Roma, nel 1506; diverse rielaborazioni del suo David e di alcune delle maestose figure che dipinse sulla volta della Cappella Sistina. C’è anche un possibile autoritratto, una figura anziana e gobba che assomiglia molto all’artista. È anche possibile che alcuni degli schizzi rappresentino idee che il Buonarroti voleva sviluppare una volta libero.
Fu una grande scoperta ma anche l’inizio di un mistero: perché Michelangelo disegnò sulle pareti di una camera sotterranea e quando lo fece? Dal Poggetto riteneva che l’artista vi avesse trovato rifugio per qualche settimana nel 1530, quando i Medici tornarono al potere dopo le rivolte popolari che li avevano costretti a fuggire temporaneamente, qualche mese prima. Michelangelo, a quanto pare, aveva sostenuto i ribelli ed era quindi persona non grata nella città dei Medici. Solo nel novembre 1530, dopo che papa Clemente VII – che tra l’altro era un Medici – garantì per la sua sicurezza, il Buonarroti uscì dal nascondiglio per completare il suo lavoro nella suddetta Sagrestia Nuova.
Non tutti però sono d’accordo sull’autenticità dei disegni. William Wallace, professore del Dipartimento di Storia dell’Arte e Archeologia alla Washington University di St. Louis e specializzato in arte italiana dal XIV al XVIII secolo, non è convinto che Michelangelo sia l’autore dei disegni della stanza nascosta, o almeno, non di tutti. Trova anche difficile da credere l’idea che il Buonarroti abbia dovuto nascondersi per due mesi sottoterra. Come ha dichiarato nel 2019 a Kalb, l’artista era una figura nota a Firenze, e avrebbe potuto trovare rifugio presso alcuni dei suoi importanti amici e alleati se ne avesse avuto bisogno. In altre parole, se avesse voluto nascondersi per un po’, avrebbe potuto farlo facilmente da qualche altra parte.
Detto questo, continua Wallace, è possibile che alcuni dei disegni siano di Michelangelo, ma probabilmente erano stati fatti prima del 1530, nei mesi in cui lui e i suoi apprendisti stavano lavorando alla Sagrestia Nuova. L’idea è che gli aiutanti di Michelangelo probabilmente avevano abbozzato figure sulle pareti della camera sotterranea durante le loro pause, solo per ammazzare il tempo, e forse lui aveva fatto lo stesso.
Dalla sua scoperta, la camera è rimasta il regno di archeologi, conservatori e storici dell’arte, ma c’era un progetto per aprirla finalmente al pubblico nel 2020. Sappiamo tutti cosa è successo nel 2020, quindi sembra che dovremo aspettare ancora un po’ prima di visitarla.
L’importanza della scoperta di Dal Poggetto, tuttavia, rimane: dà un’eccellente visione non solo della storia di Firenze, una città che, in quei tempi, ha dettato la fede e la storia dell’Europa, ma anche dell’ingegno creativo di un artista senza eguali che ha creato, dipinto e modellato la pietra per tutta la sua vita, fino alla fine. Il Buonarroti morì a 89 anni, ed era ancora un artista attivo.
I disegni della camera segreta, almeno quelli che sono suoi, ci mostrano un artista che valutava il suo lavoro attraverso la rielaborazione e nutriva un’immaginazione viva e attiva attraverso la produzione continua: opere passate e idee future si fondono con semplicità in questa piccola stanza, forse insieme agli schizzi di coloro che lavoravano con lui e da lui imparavano: i loro disegni, a volte simili nello stile a quelli del loro maestro, testimoniano l’immensa influenza e il talento di Michelangelo, ma sono anche la prova di come funzionavano i vecchi atelier degli artisti del Rinascimento: luoghi dove i giovani talenti affinavano la loro mano sotto la guida di un artista conosciuto, ma dove sviluppare uno stile indipendente, almeno all’inizio, poteva forse essere difficile. In una città dove l’arte è come l’aria che respiriamo, i disegni segreti di Michelangelo sono una gemma speciale che ci permette di sbirciare nella mente dell’artista; ci offrono una piccola finestra sulla sua creatività.
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