A glassmaker, vetraio, at work (Photo: Steliyana Stefanova Nikolova/Dreamstime)

Fine, traditional craftsmanship is synonymous with our country, Italy. Some of our most beloved crafts, those we consider a symbol of our very own artistic identity – and economy, we shouldn’t forget – are as old as history but, today, also as rare as a precious diamond.

Cultural and economic changes, globalization, new trends and the growing popularity of cheap-and-cheerful items instead of quality ones led some of our mestieri tradizionalior traditional crafts, to the verge of disappearing. Fewer and fewer people seek the expertise and skills of specialized craftsmen, and our younger generations seem uninterested in carrying on a professional heritage that no longer appears popular or remunerative enough to carve a career out of it. To be fair to the youths of Italy, there has been a small, but significant change of direction in the past few years, with more among them pursuing alternative professional paths and rediscovering old crafts as potential options. Yet, it is still not enough to make a considerable difference in the negative trend we are speaking about. 

Truth is that finding a good and reliable – let’s say – carpenter or blacksmith, especially if you live in non-rural areas, where often such crafts are more likely to endure, a vestige of times gone that locals find hard to abandon, is not easy in today’s Italy.

Let’s take a look at some of the traditional mestieri at risk of disappearing while reflecting on the immense cultural and identitarian loss we could face in case they, along with all other traditional crafts, had to, one day, no longer exist.

Il vetraio, or the glassworker

Working with glass is so close to magic when you think of it. Making objects out of see-through putty as hot as fire, adding shades and hues so pristine it’s hard to believe they are real. To be clear, the glass-working industry is well-established and still florid in Italy, but at an industrial level. Small glassworker ateliers have become rare. Of course, there are areas of the country where the trade remains strong, like Venezia, which we all know for its artistic glasswork, and Tuscany, famous for the production of bottles and other glass vessels since the Middle Ages. 

But ateliers like these are a rarity in other parts of Italy, and their products are largely considered a niche market. And if you think that even some ateliers in Murano, which produce and export their products all over the world, are at risk of closure this year because of the increased prices of electricity and gas, it’s easy to see how others may struggle even more.

All this, adds up to a lesser request for craft, handmade glass, unfortunately replaced with cheap, foreign products. Not quite the same, but we live in a world where everything, even beauty has become “touch-and-go,” and the idea of “eternal” no longer appeals to consumers as much as it used to.

Il corniciaio, or the framer

I come from a family of art lovers. My mother loved paintings and antique etchings, so much so that she would spend almost every weekend in antique stores and art fairs with one aim: finding beautiful rarities. Often, the bounty was good but… it needed to be framed or reframed, at least, if the original frame was in bad shape and beyond repair. Enters the corniciaio. The craft of framers is akin to that of the wood carver and that of the carpenter, but also to that of the art restorer, in many ways. Our corniciaio, the one my mother used to go to and ended up becoming a friend, knew as much about art as a museum curator, and handled frames and paintings with the gentleness and skill of the restorer. Today, my mother’s framer no longer works, she retired a few years back, but she had already switched almost entirely to selling art because no one would get their things framed professionally anymore. We buy mass-produced, cheap frames in megastores or online, forgetting about the pleasure of owning a piece of art protected by another piece of art. It’s a pity.

L’orologiaio, or the watchmaker 

A watchmaker at work (Photo: Ukki Studio/Shutterstock)

A watch, just like jewelry, is both a status symbol and an heirloom, an object that lasts forever and keeps on existing through generations. So of course, people still buy quality watches, which are made to last and need, at times, to be fixed and checked. Yet, there are only 600 watchmakers left in Italy, and numbers are dwindling further. And this is not because people no longer buy watches, as we said. It is because of a precise choice watch producers around the world made: many watch-making companies stopped supplying independent watchmakers with spare parts to repair their products, to keep solidly in their hands the business of their watches’ maintenance. In other words: if your watch breaks, your local watchmaker may not be able to repair it because, quite simply, they are no longer supplied with what they need to do it by producing companies. Just another sign of times changing.

L’artigianato tradizionale e di qualità è sinonimo del nostro Paese, l’Italia. Alcuni dei nostri mestieri più amati, quelli che consideriamo un simbolo della nostra identità artistica – ed economica, non dimentichiamolo – sono antichi come la storia ma, oggi, anche rari come un diamante prezioso.

I cambiamenti culturali ed economici, la globalizzazione, le nuove tendenze e la crescente popolarità di articoli economici e di buon gusto al posto di quelli di qualità hanno portato alcuni dei nostri mestieri tradizionali sull’orlo della scomparsa. Sempre meno persone cercano le competenze e le abilità degli artigiani specializzati, e le nostre giovani generazioni sembrano disinteressate a portare avanti un’eredità professionale che non appare più abbastanza popolare o remunerativa per farne una carriera. A onor del vero, negli ultimi anni si è assistito a un piccolo ma significativo cambiamento di rotta da parte dei giovani italiani, che sono sempre più numerosi nel seguire percorsi professionali alternativi e nel riscoprire gli antichi mestieri come potenziali opzioni. Ma non è ancora sufficiente per imprimere una svolta significativa al trend negativo di cui stiamo parlando.

La verità è che non è facile, nell’Italia di oggi, trovare un falegname o un fabbro bravo e affidabile, soprattutto se si vive in zone non rurali, dove spesso questi mestieri hanno maggiori probabilità di persistere, vestigia di tempi passati che la gente del posto fatica ad abbandonare.

Vediamo alcuni dei mestieri tradizionali che rischiano di scomparire, riflettendo sull’immensa perdita culturale e identitaria che potremmo subire nel caso in cui, insieme a tutti gli altri mestieri tradizionali, dovessero un giorno non esistere più.

Il vetraio

Lavorare il vetro è un’attività che, a pensarci bene, si avvicina alla magia. Creare oggetti con una pasta trasparente che scotta come il fuoco, aggiungere sfumature e tonalità così incontaminate che è difficile credere che siano reali. Per essere chiari, l’industria del vetro è consolidata e ancora fiorente in Italia, ma a livello industriale. I piccoli atelier di vetrai sono diventati rari. Certo, ci sono zone del Paese in cui il commercio rimane forte, come Venezia, che tutti conosciamo per la lavorazione artistica del vetro, e la Toscana, famosa per la produzione di bottiglie e altri recipienti in vetro fin dal Medioevo.

Ma atelier come questi sono una rarità in altre parti d’Italia, e i loro prodotti sono per lo più considerati un mercato di nicchia. E se si pensa che anche alcuni atelier di Murano, che producono ed esportano i loro prodotti in tutto il mondo, sono a rischio di chiusura quest’anno a causa dell’aumento dei prezzi dell’elettricità e del gas, è facile capire come altri possano fare ancora più fatica.

Tutto questo si traduce in una minore richiesta di vetro artigianale e fatto a mano, purtroppo sostituito da prodotti stranieri a basso costo. Non è proprio la stessa cosa, ma viviamo in un mondo in cui tutto, anche la bellezza, è diventato “usa e getta”, e l’idea di “eterno” non piace più ai consumatori come un tempo.

Il corniciaio

Vengo da una famiglia di appassionati d’arte. Mia madre amava i quadri e le incisioni antiche, tanto che passava quasi tutti i fine settimana nei negozi di antiquariato e nelle fiere d’arte con un unico obiettivo: trovare belle rarità. Spesso la merce era buona ma… doveva perlomeno essere incorniciata, se la cornice originale era in cattivo stato e irrecuperabile.

Entra in scena il corniciaio. Il mestiere del corniciaio è simile a quello dell’intagliatore e del falegname, ma anche a quello del restauratore d’arte, per molti aspetti. La nostra corniciaia, quella che mia madre frequentava e di cui finì per diventare amica, ne sapeva quanto un curatore di museo, e trattava cornici e quadri con la delicatezza e l’abilità del restauratore. Oggi la corniciaia di mia madre non lavora più, è andata in pensione qualche anno fa, ma era già passata quasi completamente alla vendita di opere d’arte perché nessuno si faceva più incorniciare quadri professionalmente. Compriamo cornici economiche e di massa nei grandi magazzini o online, dimenticando il piacere di possedere un’opera d’arte protetta da un’altra opera d’arte. È un peccato.

L’orologiaio

Un orologio, proprio come un gioiello, è sia uno status symbol che un cimelio, un oggetto che dura per sempre e che continua a esistere attraverso le generazioni. Per questo motivo si continuano ad acquistare orologi di qualità, fatti per durare nel tempo e che necessitano, a volte, di riparazioni e controlli. Eppure, in Italia sono rimasti solo 600 orologiai e il loro numero si sta ulteriormente riducendo. E questo non perché la gente non compra più orologi, come abbiamo detto. È per una scelta precisa dei produttori di orologi di tutto il mondo: molte aziende orologiere hanno smesso di fornire agli orologiai indipendenti i pezzi di ricambio per riparare i loro prodotti, per mantenere saldamente nelle loro mani l’attività di manutenzione degli orologi. In altre parole, se il vostro orologio si rompe, il vostro orologiaio locale potrebbe non essere in grado di ripararlo perché, semplicemente, le aziende produttrici non gli forniscono più il necessario per farlo. Un altro segno dei tempi che cambiano.

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