Secondo i sondaggi che si riferiscono ai primi giorni di dicembre, se gli italiani andassero a votare subito, il PD di Matteo Renzi risulterebbe il primo partito, seguito, a diverse lunghezze, dal Movimento 5 Stelle di Grillo. Leggermente più dietro la Lega di Matteo Salvini, accreditata di un bel 13% che sopravanzerebbe – ed è questa la novità più rilevante – Forza Italia di Berlusconi.
Ecco, allora, il riconoscimento più lampante per l’altro Matteo della nuova politica italiana, ovvero Matteo Salvini, il segretario della Lega. Dopo gli scivoloni, le inchieste e i processi che hanno toccato o stanno toccando i vecchi vertici (quelli legati al Senatur Bossi, disarcionato un paio d’anni fa), con slanci e proposte serie, non urlate ma documentate, ha praticamente fatto rinascere il movimento, donandogli nuova concretezza e, soprattutto, rinnovati consensi popolari.
Un successone per l’erede quarantunenne di una famiglia borghese milanese, nato e cresciuto nel quartiere delle Bande Nere, formidabile amante della musica e del Milan. Giornalista di “Radio Padania”, prima, ora europarlamentare e Segretario in carica della nuova Lega che, con coraggio, ha rimodellato, consegnandola nuovamente al proscenio della politica. Buca il teleschermo, Salvini, se è vero che, share alla mano, le sue partecipazioni nei tanti talk-shows di tv nazionali o networks privati generano ascolti-boom.
Piace alla gente il suo modo spiccio, ma puntuale con il quale affronta i problemi. I suoi cavalli di battaglia? No all’invasione indiscriminata degli immigrati: in Italia potrebbero restare solo quelli in possesso di un lavoro e di un regolare stipendio. No all’euro, no alle politiche strozzine di Bruxelles. Semplificazione legislativa, meno tasse, salvaguardia dei posti di lavoro degli italiani.
I consensi per Salvini sono arrivati persino d’Oltralpe, se è vero che Marine Le Pen da Parigi ha strizzato l’occhio ai proclami del nuovo Segretario della Lega che entusiasma sempre più italiani, da Nord a Sud.
Salvini, infatti, cancellando i vecchi ed antiquati slogans della Lega di un tempo che fu, non propugna più la secessione, l’indipendentismo della Padania, ma un progetto complessivo che abbia al centro la riscoperta del Paese Italia. Lo senti parlare, nei salotti televisivi, di riscatto degli italiani, di patria, di lotta agli sprechi, di poca indulgenza per i politicanti che hanno rubato. Musica per le orecchie di coloro (e sono tanti) che non si rispecchiano più nei partiti di oggi, sempre più squarciati dagli echi di inchieste devastanti della magistratura, con molti esponenti della vecchia nomenclatura in galera o sotto processo per corruzione o concussione.
Più un comunista o un ideologo di destra? Assurdo, al giorno d’oggi, in Italia indugiare nelle antiche accezioni. Se è vero che il Premier, Renzi, eletto da un partito di sinistra, il PD, viene smaccatamente contestato dai Sindacati che non gli riconoscono l’origine di appartenenza, è consequenziale che Salvini non possa essere colorato di rosso o di blu.
Il ragazzo venuto dal basso, che, all’interno della Lega, ha fatto tutta la trafila possibile (vent’anni fa affiggeva i manifesti verdi per strada…) scuote il paludato mondo politico italiano. Riscuote consensi, simpatie, buca il video: un ostacolo in più sul cammino del Premier Renzi che certo, fino ad un anno fa, non immaginava la crescita esponenziale dell’altro Matteo.