Gli Stati Generali della nostra lingua sono venuti, seguendo Manzoni, “a sciacquare i panni in Arno”. Una citazione letteraria ha aperto la relazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della seconda edizione degli Stati Generali della Lingua italiana nel mondo.
“La promozione della lingua italiana è opportunamente inserita nell’ambito della più generale promozione del sistema Paese: italofonia e italofilia sono percorsi sempre più paralleli e fra loro interconnessi. Non è di oggi la riflessione sulla pluralità di linguaggi che hanno accompagnato la diffusione della lingua italiana nel mondo.
Accanto a quella tipicamente letteraria, elemento peculiare della presenza italiana nel mondo, non possiamo certo dimenticare il fatto che a parlare dell’Italia sono altri e, spesso non meno importanti, ambiti. L’arte, la musica, il design, la moda, il cinema, lo sport, l’industria, la cucina, per citarne solo alcuni”.
Non a caso, quest’anno, è stata dedicata particolare attenzione al ruolo del mondo dell’impresa e delle produzioni creative del Made in Italy, proseguendo la riflessione avviata nel 2015.
In questo senso il discorso del presidente Mattarella: “A ragion veduta il dibattito, nei decenni, si è allargato sino a ricomprendere un’idea estesa della suggestione che la civiltà italica, nelle sue sfaccettature, antiche, moderne e contemporanee, può offrire.
Un’idea lontana dall’arroccamento identitario e protesa, piuttosto, ad offrire alle altre culture, il portato dell’esperienza, della bellezza, cumulata in millenni.
Proporre la qualità Italia è la sfida di fronte a noi: proporre cioè l’umanesimo che deriva dalla nostra cultura, dal modo di vivere, di lavorare. L’italianità parla di umanesimo.
Il patrimonio cumulato nella nostra storia accompagna l’evoluzione della società odierna: la cultura è in continuo divenire, non possiamo pensare di fermarne la proiezione su un fotogramma fisso.
Valorizzare un passato già noto non può esaurirsi in percezioni di nostalgia: ci tocca il compito di riprogettare continuamente l’immagine e l’offerta culturale del nostro Paese, a partire dal patrimonio storico-artistico, naturalmente, ponendolo in connessione, tuttavia, con la produzione culturale contemporanea, con le industrie culturali e creative relative, con la innovazione”.
Dalle parole del Capo dello Stato emerge cioè l’immagine e il ruolo che gioca l’Italiano, “lingua viva” e le potenzialità della nostra lingua e l’importanza di promuoverne l’insegnamento.
“Accanto alla “esportazione” dell’insegnamento dell’italiano (ieri rivolto pressoché esclusivamente alle nostre comunità di immigrati e che va, sempre di più, indirizzato anche a giovani nei rispettivi Paesi), oggi l’italiano per stranieri in Italia è divenuto un altro canale importante di propagazione culturale.
Due fronti, sui quali ci troviamo ad agire, tra loro complementari e che chiamano in causa, in modo prepotente, nuovi media e nuove tecnologie per la promozione della lingua italiana da un lato e la trasmissione dei contenuti della cultura italiana dall’altro.
Dunque, indispensabile il rafforzamento dei canali televisivi in lingua italiana dedicati all’estero e di contenuti per la rete internet: si tratta di una missione peculiare cui il servizio pubblico radiotelevisivo deve assolvere, con grande attenzione proprio all’offerta culturale complessiva che l’Italia è in grado di mettere in campo. Si tratta di un’offerta che non raggiungerà solo le nostre comunità all’estero, desiderose di trasmissioni di qualità, ma contribuirà al ruolo di “lingua franca” che, in molti ambiti culturali – arte e musica fra questi – l’italiano si trova a svolgere. E’ questione che riguarda – prosegue Mattarella – anche il sostegno alla editoria di lingua italiana all’estero: si tratta di media che vanno sostenuti”.
“La lingua – ha detto Mattarella – è il vettore di valori identitari espressione della cultura di un popolo. Questa funzione, in particolare, trova conferma per la cultura italiana, tuttavia con un retrogusto – che talvolta si coglie – che sembrerebbe volerla confinare al passato, alla cultura della tradizione, affidando, invece, ad altre lingue, l’inglese, ad esempio, la funzione, oltre che di lingua veicolare attualmente prevalente, di lingua della modernità, dell’innovazione, della contemporaneità”.
Con molta lungimiranza e attenzione alle tecnologie pervasive nella nostra quotidianeità, nel discorso del presidente della Repubblica agli Stati Generali della lingua a Firenze, non è mancato un accenno agli strumenti di propagazione linguistica contemporanea ma anche ai limiti che possono imporre.
“Le nuove tecnologie di comunicazione e gli strumenti oggi disponibili hanno, peraltro, modificato in maniera significativa anche il rapporto con la lingua italiana.
Viene amplificata la presenza di pagine in altre lingue, mentre la presenza della nostra, nonostante lungimiranti iniziative partite alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, come quella del Servizio Bibliotecario Nazionale, appare in netta minoranza.
Sulla linea della comunicazione sociale c’è una frontiera da esplorare in maniera sempre più attenta ed è quella della lingua sul web – o meglio, sulla rete – a partire dai correttori automatici della lingua, agli aggregatori di notizie, affinché gli algoritmi utilizzati non discriminino le espressioni italiane e propongano, invece, in completezza la ricchezza dei nostri contenuti.
Contenuti che si avvalgono di grandi traini, simboleggiati dai nomi di giganti della cultura italiana e, insieme, da manifestazioni del nostro modo di vivere (si pensi alle insegne che richiamano nostri cibi e nostri vini, nostri paesaggi), da marchi che, in tutti i settori, hanno fatto storia, sia sul terreno industriale, sia su quello della creatività, dello sport. In questo senso utilmente si è posta attenzione al tema dell’italiano e la creatività: marchi e costumi, moda e design.
Le industrie del nostro Paese che hanno puntato sulla internazionalizzazione hanno recato e recano un contributo fondamentale alla causa della nostra cultura e della nostra lingua, esprimendo quella civiltà e quell’umanesimo del lavoro che costituisce tanta parte del nostro bagaglio.
Ogni settore del nostro Paese è chiamato a essere fonte di ispirazione e avvicinamento alla cultura italiana e non possono mancare, in questa direzione, iniziative tese alla attrazione di talenti in Italia, insieme a quelle dirette al rientro dei talenti italiani che hanno visto crescere le loro competenze all’estero.
Il mondo della scienza e della ricerca viene interpellato per primo in questo senso.
Ma, alla base di tutto, vi è, naturalmente, la necessità di un ampliamento della conoscenza della lingua italiana.
Il prezioso e importante lavoro del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in tutte le sue articolazioni, unitamente a quello della Dante Alighieri, delle Università per stranieri nel nostro Paese, delle cattedre di italiano e italianistica all’estero, veri e propri avamposti della nostra civiltà, va ulteriormente alimentato e incoraggiato, in un rapporto che coinvolga virtuosamente tutti i soggetti, pubblici e privati”.