Se ne è andata Margherita Hack, chiamata dalla stampa nazionale “la Signora delle Stelle”. Una definizione che la colloca accanto ad un’altra italiana, si-gnora della scienza: Rita Levi Montalcini.
Per Margherita Hack ho un ricordo personale: la sua partecipazione, nel maggio del 2011, alla prima edizione di “Volta la Carta”, una manifestazione culturale che ebbe luogo nella Cartiera del Vetoio, con la partecipazione di tanti scrittori e personaggi della cultura italiana.
La vidi scendere le scale che collegano il piano alto della cartiera, dove erano in esposizione i libri degli autori partecipanti, e dirigersi verso la sala degli incontri. Per lei la sala era gremita, un pubblico di gente giovane e meno giovane la accolse con un sentito e prolungato applauso.
Non fu una conferenza, ma un dialogo fra lei, professoressa ordinaria di astronomia all’Università di Trieste dal 1964 al novembre 1992, ed il professor Marco Santarelli, docente presso la facoltà di Scienza delle Comunicazione dell’Università di Teramo. Il colloquio fra i due si svolse intorno a tre temi: la libertà della ricerca scientifica, le fonti di energia ed i problemi connessi all’uso del nucleare ed all’eliminazione delle scorie, e la mistificazione dell’informazione. Riporto in breve alcuni passi di quell’incontro, nel tentativo di dare un piccolo contributo alla conoscenza di questa donna straordinaria.
Sul tema della libertà nella ricerca scientifica, la sua idea gui-da era: libera ricerca in libero stato, slogan che è anche il titolo di un suo libro.
All’obiezione di una signora circa l’ammissibilità etica di alcune ricerche, la Hack fece una chiara e precisa distinzione fra ricerca scientifica ed applicazioni pratiche: la ricerca pura, dedita alla ricerca delle leggi fondamentali della natura, deve essere libera. Le applicazioni tecnologiche, invece, devono essere mirate al benessere della comunità.
Durante quell’incontro, si passò al tema dell’informazione e della divulgazione scientifica.
Le riusciva benissimo. Aveva una naturale predisposizione al contatto con il pubblico, sapeva raccontare in modo semplice e chiaro fatti complessi e difficili.
Nel caso particolare dell’evento sismico dell’Aquila, sosteneva che questo fu troppo gonfiato dal punto di vista mediatico. Ricordò poi i troppi colpi di spugna passati su situazioni complesse, e rivolgendosi agli aquilani, invitò a non accettare questa strategia, e a stare lontani da fonti di comunicazione invadenti ed inutili.
Concludo questo piccolo contributo alla memoria di una grande donna citando due sue idee, trovate su facebook:
“Ai giovani vorrei dare un consiglio: scegliere la professione che interessa di più. Quando do-vete decidere cosa studiare, non pensate solo a cosa vi permette di trovare lavoro, ma quello che vi piace veramente. Poi fatelo seriamente. Alle ragazze, in particolare, consiglio di avere più fiducia in se stesse e pretendere che i loro diritti vengano rispettati. E, da ex sportiva, voglio dare un ultimo consiglio a tutti: affrontate la vita come si af-fronta una gara. Con la voglia di vincere”.
In ultimo voglio citare una sua frase: “Sono atea, se dopo la mia morte incontrerò Dio, gli chiederò scusa”. Ammetto di essere curiosa di sapere come si è svolto questo capitolo finale della vita di Margherita Hack. Che riposi in pace fra le stelle.